Step by StepIran, la grande illusione americana

Tutto lascia credere che, continuerà incessante il pressing dell’amministrazione di Donald Trump nei confronti dell’Iran percorso dalle proteste per il carovita e le rivendicazioni economico-social...

Tutto lascia credere che, continuerà incessante il pressing dell’amministrazione di Donald Trump nei confronti dell’Iran percorso dalle proteste per il carovita e le rivendicazioni economico-sociali dei suoi cittadini. Lo ha fatto ben intendere il portavoce del Dipartimento di Stato Heather Nauert quando ha dichiarato: «Ci sono una serie di opzioni che certamente avremo in futuro. Stiamo osservando le notizie con molta attenzione relativamente a ogni potenziale violazione dei diritti umani di questi manifestanti che protestano pacificamente.».

Quanto basta per legittimare l’offensiva statunitense, che si fonda sugli interessi intrecciati alle logiche geopolitiche e strategiche piuttosto che al sostegno dei fondamentali diritti umani e alle rivendicazioni economico-sociali del popolo iraniano. Non a caso, a metà ottobre Donald Trump aveva decertificato l’accordo nucleare, diffondendo maggiore incertezza tra gli investitori europei in cerca di opportunità sul mercato iraniano, e già dubbiosi perché le sanzioni del Tesoro americano non sono mai state eliminate. Provvedimenti i suoi che hanno aggravato la situazione economica iraniana generando un malcontento che è esploso con la protesta di Capodanno.

«Il controllo del Medio Oriente da parte degli Stati Uniti conferisce loro un potere indiretto ma politicamente decisivo sulle economie europee e asiatiche, che dipendono anch’esse dalle esportazioni energetiche provenienti dalla regione»

Tutto questo però non ha messo in discussione, come si è letto e sentito in questi giorni, il sistema politico, ossia la Repubblica islamica. Lo confermano le decine di migliaia di persone che si sono radunate – mercoledì 3 gennaio – nelle città di tutto l’Iran per una massiccia dimostrazione di sostegno al regime dopo i giorni di violenti disordini, (durante i quali almeno 23 persone sono morte e oltre 450 sono state arrestate) come riferisce la televisione di Stato iraniana, che ha mostrato le immagini delle manifestazioni.

Tuttavia Trump non demorde. Un cinguettio presidenziale: «Grande rispetto per il popolo dell’Iran mentre tenta di riprendere il controllo del suo governo corrotto. Vedrete grande sostegno dagli Stati Uniti al momento appropriato!», conferma che nel 2018 il confronto Usa-Iran terrà banco, con tutte le implicazioni del caso. A supporto di questa tesi gli osservatori ricordano che sull’argomento Trump si era espresso con un messaggio criptato scrivendo il suo tweet di augurio di fine 2017: «Che anno è stato! Ed abbiamo appena cominciato».

Infatti, da come si muove pare, che Trump abbia una voglia matta di realizzare quello che Zbigniew Brzezinski , (ex consigliere per la Sicurezza nazionale statunitense durante l’amministrazione democratica Carter), teorizzava sull’area petrolifera del Medio Oriente che gravita materialmente, storicamente e culturalmente intorno all’Iran quando spiegò, sulle pagine di The National Interest, che «Il controllo del Medio Oriente da parte degli Stati Uniti conferisce loro un potere indiretto, ma politicamente decisivo, sulle economie europee e asiatiche, che dipendono anch’esse dalle esportazioni energetiche provenienti dalla regione».

E’ una tesi che evidentemente ancora affascina, poca importa le guerre che ha prodotto e che produce.

vincenzomaddaloni.it fb vincenzo Maddaloni @maddaloniit