Lost in BusinessLinkedIn: piccoli “link nel primo commento” crescono (e non è un bene)

“Il fine giustifica il mezzo” è sbagliato in due casi: se arrechi danno a qualcuno, o se il fine è completamente sbagliato. Il link nel primo commento, che tanto si vede su LinkedIn, rientra in que...

“Il fine giustifica il mezzo” è sbagliato in due casi: se arrechi danno a qualcuno, o se il fine è completamente sbagliato. Il link nel primo commento, che tanto si vede su LinkedIn, rientra in questo secondo caso.

Provo un certo imbarazzo a scrivere di questo argomento. Credo di essere stato il primo, ormai un anno fa, a notare questo simpatico espediente. Avevo visto che Guy Kawasaky, uno che di certo non ha bisogno di visibilità, si divertiva a farlo. Così ho iniziato a fare qualche piccolo esperimento.

(Per la cronaca ed a mia difesa…l’avevo definito una zingarata!)

L’idea ha tremendamente senso. Su LinkedIn, come anche altri social, c’è il problema che ogni qual volta vuoi portare le persone sul tuo sito, via dalla piattaforma che ti ospita, si fa una fatica dannata ed è anche plausibile che l’algoritmo sia tarato perché sia così.

Sintetizzando e semplificando, puoi provarci anche tu: un post di testo, qualche pensiero che rientri nei caratteri a disposizione e che non punti da nessuna parte ottiene tot visualizzazioni (portata); un post che linka ad una fonte esterna, uno di quelli ad esempio con l’anteprima, un clic ed il tizio è già sul tuo sito, ne ottiene molto meno.

A cosa può servire dunque il link nel primo commento? Semplice, rientra nella grande scuola del “fatta la legge, trovato l’inganno”.

Il post che pubblichi non contiene link > LinkedIn, più o meno volontariamente, ne amplia la portata. Più persone che visualizzano significa una maggior possibilità di coinvolgimento (like, commenti) e così viene ancora più premiato, messo in evidenza e dunque ancora più visualizzato.

Il link nel commento serve dunque a non perdere la possibilità di portare gli utenti sulla tua piattaforma, sul tuo sito o sul tuo blog.

In teoria vincono tutti, tranne LinkedIn naturalmente. Sembrerebbe ma ci sono alcune complicazioni.

Cosa ci guadagni

Già detto: ci guadagni una maggiore portata, potenzialmente molte più visualizzazioni del tuo post. Tanta roba. Per intenderci, stando ai numeri che ho a disposizione:

Un post con link ad un articolo, da me condiviso, ottiene da 5 a 10 mila visualizzazioni, la media reale è di circa 3 mila, in alcuni casi fortunati, non così rari, tocca quota 15 o 20 mila.

Un post di solo testo, anche il più stupido, senza alcun link, ottiene un minimo di 10000 visualizzazioni, molto spesso supera le 40000 o 50000 visualizzazioni, alcune volte ho sfiorato le 100000! (Che figata!)

Cosa ci perdi

1) La tua credibilità

Specie se ti occupi di marketing, di social ma in generale in tutti gli altri casi. In un certo senso stai comunicando che hai BISOGNO che tutti vedano. In un certo senso è un “non ce la fai” che esprimi ad altissima voce.

2) Uccidi il buono che sembrava avessimo conquistato

L’inbound marketing ma soprattutto il permission marketing se ne va a strabenedire. Mi viene in mente il monito di Seth Godin “Più che trovare nuovi modi per interrompere le persone…”

In altre parole hai trovato il modo per invadere il feed di migliaia di persone che non avrebbero voluto voglia di vederti o, per essere più buoni, che non avrebbero avuto così tanto interesse. Di sicuro la maggior parte di chi ti vede non è affatto contento!

3) Stai ragionando alla “vecchissima maniera”

Pensavamo di averlo capito: non puoi comunicare e vendere al mondo, devi concentrarti e mirare ad un pubblico definito.

Il link nel primo commento riporta in vita l’idea di una pubblicità che spara nel mucchio per beccarne almeno uno. Anche questo non è un gran bel segnale 🙁

Non ha più senso inviare un messaggio pubblicitario generico a molti con la speranza di persuadere pochi. (M. Lawrence Light)

4) Ti getti la zappa sui piedi

Rendi la vita difficile alle persone. Se qualcuno è davvero interessato al contenuto “promesso” deve spulciare tra una marea di commenti per trovare il link. A volte gli passa anche la voglia.

Un’altra cosa interessante che ho notato, non dico sia scientifico, è che se pubblichi un post con un link (intendo quelli dove appare l’anteprima e cliccando vai alla fonte) ottieni in genere un traffico molto più alto, in proporzione, e qualificato.

I motivi potrebbero essere: è più facile ed intuitivo per l’utente cliccarci, stai parlando davvero al tuo pubblico.

Il fine sbagliato

Il mezzo funziona ma il fine è completamente sbagliato.

Su LinkedIn, come e più di ogni altro social, il fine è creare relazioni e conversazioni. I contenuti che offri sono la valuta con la quale acquisti tempo, attenzione, credibilità.

Tutti gli sforzi non dovrebbero puntare ad aumentare l’esposizione, aumentare il pubblico. Bisognerebbe lavorare per comprendere chi è il tuo pubblico, comprendere cosa si aspetta, comportarsi di conseguenza.

Un esempio interessante

Qualche mese dopo la comparsa del “link nel primo commento” vidi un ragazzo che su LinkedIn ogni settimana pubblicava un contenuto “particolare”. Una “rubrica”, come la chiamava, di solo testo e con 6 o 7 link all’interno.

Alla fine del post chiedeva di supportare la rubrica con un like o una condivisione.

La prima volta che ho visto questo contenuto ho pensato “con tutti questi link mi sa che fai meglio ad inventare qualcosa di diverso…

Eppure: oggi credo sia il contenuto più imitato insieme alla Settimana Enigmistica. Sicuramente una delle forme più interessanti, uno dei contenuti con maggiore coinvolgimento.

Non conosco il numero delle visualizzazioni ma dai like e dai commenti penso siano molto, molto alte. E perfettamente in target.

Scegli

Ci sono solo due cose che si possono fare, non solo su LinkedIn.

1) Creare qualcosa di speciale, essere speciale.
2) Sperare che così tante persone ti vedano da trovare qualcuno che pensa tu lo sia. Anche se magari non lo sei affatto 🙂

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