Il 4 marzo è alle porte. A una settimana dal voto per il rinnovo del Parlamento e della compagine di governo, si manifesta con chiarezza il traguardo da raggiungere. Mai come prima la scelta di voto appare così complicata, confusa e inconcludente. I motivi sono ovviamente differenti, ma ciò che occorre riportare all’attenzione dei più è il clima e le prospettive che accompagnano e potrebbero accompagnare queste elezioni del 2018.
È assai evidente come, in tutti questi anni, si siano inseriti nel nostro tessuto sociale elementi inconsueti e addirittura pericolosi per quello che dovrebbe essere il buon gioco della democrazia. Sconforto, rabbia, disillusione, paura e ricerca assennata di un cambiamento agitano da anni gli scenari elettorali e diventano pure oggetto di folli strumenti ed azioni comunicative. Sono palesi toni e comportamenti duri, che in un’ottica complessiva fomentano spaccature e disuguaglianza sociale, oltre che cattiva informazione ed incapacità di comprendere realmente fra ciò che è vero e ciò che rimane puro slogan piglia voti.
Tuttavia, la Politica non è questo. La vera arte di governo non cavalca questo tipo di emozioni e presunte verità.
Tuttavia, la Politica non è questo. La vera arte di governo non cavalca questo tipo di emozioni e presunte verità, ma è dà voce ad una visione comunitaria, dove davvero è possibile rintracciare legalità, solidarietà di popolo e libertà. Non è Politica quella che si attacca ad argomenti illiberali e non garanti dell’equità, o ad antichi retaggi che si rifanno alla speranza nell’uomo forte, che risolve tutti i problemi istantaneamente.
I super eroi o, più intellettualmente parlando, i super uomini – è bene ricordarlo – sono il frutto di una fantasia letteraria pur affascinante, ma nient’altro.In questo caos, chi mi porge la fatidica domanda “Tu chi voterai?”, la mia replica appare pensierosa, e sicuramente non pronta, certa o convinta. Una cosa, però, credo valga la pena considerare come il punto fermo, utile nel prendere una simile decisione: i nostri valori costituzionali.
A settanta anni, proprio quest’anno, dall’entrata in vigore della Costituzione repubblicana, essa può costituire la vera bussola capace di indirizzare la scelta del 4 marzo. Essa permette di riscoprire chi siamo, da dove arriviamo, perché abbiamo certi problemi e come cercare di risolverli. Consente, insomma, di riscoprire quella identità e coscienza civica che può dimostrarsi – se tutti lo volessero – il vero strumento per assicurare un notevole salto di qualità di chi ha responsabilità politica e, al tempo stesso, di chi la politica la dovrebbe in primis animare, ovvero il popolo dei cittadini consapevoli e rispettosi.
Chiunque andrà a votare il 4 marzo, dovrebbe partire da qui. Chiunque risulterà vincitore e si affaccerà al governo di quella che è una comunità viva, fatta di uomini e speranze e non una pedina da manipolare per chissà quali interessi bizzarri o esclusivamente di parte, è bene che recepisca anche solo qualche articolo di quella carta, in cui è depositato il destino, nobile e lungimirante, dell’intera nazione italiana.