Se ne scriverà ancora a lungo se le dimissioni di Matteo Renzi sono una finta oppure no. Distrae, navigando sui social soprattutto. Facebook in Italia supera i 30 milioni di utenti, il che vuol dire che una persona su due ha un profilo attivo, che gli consente di scrivere, sostenere, gridare quello che vuole. E’ un chiasso che stordisce perchè diventa sempre più arduo distinguere il vero dal falso, dalle fake news come usa chiamare oggi le notizie inventate.
La “crisi economica” è diventata un sipario dietro il quale si nasconde e opera una nuova compagine di comando eletta dalla globalizzazione, che unisce dirigenti politici, uomini d’affari e rappresentanti dei media, tutti convinti della pericolosità del popolo.
In Italia la sfiducia della gente comune deriva oggi dal fatto che, essa non si sente più rappresentata da coloro che pretendono di parlare a nome suo, anzi costoro sono accusati di non cercare altro che mantenere i propri privilegi e servire i propri interessi particolari. Questa realtà viene vissuta in una conflittualità a tutto tondo che la campagna elettorale ha aggravato, e che la scena mediatica ha amplificato piuttosto che analizzarla.
E’ tutta colpa della stampa? Certamente è di molto responsabile, perché parla sempre di “cattive notizie”, di gossip, incoraggia i politici nella gara a chi urla di più, si sofferma su alcuni temi e ne trascura volutamente altri. Ne è un esempio la “crisi economica” che è diventata un sipario dietro il quale si nasconde e opera una nuova compagine di comando eletta dalla globalizzazione, che unisce dirigenti politici, uomini d’affari e rappresentanti dei media, tutti convinti della pericolosità del popolo ogni qualvolta esso constata che la politica è soffocata dall’economia, è affidata al “governo degli esperti” che penalizzano gli aspetti sociali.
E’ un lavoro paziente che i media dovrebbero svolgere, per animare di speranza anche quei tantissimi elettori che dopo le promesse elettorali vorrebbero il “tutto e subito”.
Ripeto, se i 5 Stelle e la Lega hanno stravinto, significa che ha stravinto il “tanto peggio tanto meglio”. Infatti, hanno votato per i 5 Stelle e la Lega milioni di cittadini delusi dalle performance amministrative dei governi locali, comunali e regionali, incapaci di far crescere le proprie comunità, migliorandone la qualità della vita. Pertanto sulle cause profonde di questo voto bisognerà dare – è essenziale – delle risposte soddisfacenti, poiché non esiste e non esisterà una via d’uscita senza un programma realistico sul cambiamento intorno al quale coaugulare un nuovo consenso. E’ un lavoro paziente che i media dovrebbero svolgere, per animare di speranza anche nei tantissimi elettori che dopo le promesse elettorali vorrebbero il “tutto e subito”.
Chi ne parla, chi ne scrive, chi si assume il compito di alimentare uno stato d’animo ancorato a uno scenario realistico? In Italia i quotidiani sono in caduta libera; le copie vendute, tra 2007 e 2017, si sono dimezzate. Ci sono i telegiornali – i più seguiti sono Tg1 e Tg5, con oltre 7 milioni di ascoltatori di media – ma sono anche i più istituzionali. Si aggiunga infine che il 65 per cento degli iscritti all’Ordine dei giornalisti è oggi precario o disoccupato, e ben si capisce quanto sia condizionata la scelta degli argomenti da parte di quello che si ostina a definirsi il “Quarto potere”. L’insieme è affatto tranquillizzante.