Lo ha detto con una frase ad effetto il segretario generale dell’Onu, António Guterres: “La guerra fredda è tornata, con una differenza”. La differenza è che i due maggiori contendenti – Usa e Russia – e i loro alleati stanno già combattendo, in Siria. Dopodiché a nessuno è venuto in mente che quando usarono il mondo islamico come spazio ideale per il loro Great Game; l’Urss e gli Usa non tennero in alcun conto che, i figli di quegli uomini che stavano subendo la loro violenza avrebbero potuto un giorno ribellarsi con altrettanto furore, come infatti accade.
Basta questo rapido sorvolo sugli anni della guerra fredda, per trovare la conferma di quanto l’ Europa teme: anche stavolta sugli sbocchi finali della crisi siriana tutto dipenderà dalle decisioni di Washington. Come se l’Europa, non esistesse o meglio come se fosse condannata in eterno ad arrancare dietro agli americani. Beninteso, questo aveva un senso quando nel mondo diviso in due blocchi quello capitalista aveva riconosciuto la leadership agli Stati Uniti d’America. Dopo l’implosione dell’Unione Sovietica e la conversione della Cina al capitalismo economico, la dipendenza non avrebbe più senso.
Eppure, benché sia passato più di un quarto di secolo dalla caduta dell’Urss, e poco meno dalla conversione cinese, l’ Europa stenta a formulare una politica che tenga in maggior conto la realtà vera che alimenta i conflitti e quella del mondo islamico con la quale convive. Tant’è che Francia e Inghilterra, due ex potenze coloniali d’eccellenza, si sono subito arruolate nell’esercito di Trump, diventando così gli interlocutori privilegiati del consigliere per la sicurezza nazionale israeliano Meir Ben-Shabbat preoccupato di sottolineare che “l’Iran è il problema”, perché gli attacchi alle strutture di armi chimiche siriane “non lo risolveranno.”.
Naturalmente, i media mainstream si sono guardati bene dal ricordare ch,e l’Iran è stato il primo paese a venire in aiuto del presidente Bashar al Assad quando è scoppiata la civile siriana sei anni fa. Assieme agli iraniani c’erano unità di Hezbollah, così come combattenti sciiti spediti da Iraq, Pakistan e Afghanistan. E’ grazie a quelle forze che il regime di Assad è sopravvissuto. Da parte sua, Israele ha condotto oltre cento bombardamenti in Siria, senza mai ammetterlo o assumersi responsabilità, contro le forze a guida iraniana.
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