Michele Serra è un brand, come anche Travaglio.
Serra è un “influencer”, che lui se ne renda conto o meno (e a Repubblica se ne rendono conto.) Nel senso che Serra è quello che il ceto medio riflessivo legge per farsi spiegare cosa pensa.
Poi lui nel privato può essere altro, ma il personaggio è quello. Serra ti dice cosa pensare, Serra si nota di più perché non c’è (ma la gente fa girare le sue amache scannerizzate o screenshottate.)
Serra fa marketing, e lo fa bene. Lui parla al suo target, che in lui si riconosce completamente (chiamateli “True fan” se volete.)
Anche stavolta Serra aveva parlato al suo target. Il suo non è classismo, è un sociologismo spicciolo vetero-comunista, come ha spiegato lui stesso. Serra disprezza i poveri, ma non pensa sia colpa loro. È paternalista si. Crede nella superiorità sua e del suo pubblico.
È uno stereotipo, per questo piace al suo pubblico.
Ma succede che una sua amaca venga diffusa e condivisa e venga visualizzata (non letta) da un pubblico che nella maggior parte dei casi scambia il suo paternalismo e snobismo di sinistra per classismo di destra.
Quelli che invece leggono Repubblica e pagano (carta o paywall) sono ovviamente d’accordo con lui. È chiaro, loro erano il target. E comunque sarebbero d’accordo con Serra a prescindere, perché lui è un brand in cui si riconoscono.
Non a caso c’è così tanta gente che vuole sapere l’opinione di Serra su qualsiasi cosa, che lo ha pregato di iscriversi a Facebook, che ne condivide le rubriche come un carbonaro.
Serra non è sui social. Ci sono pagine non ufficiali ch epubblicano le sue amache e le diffondono.
Anche fossero ufficiali, Serra non è sui social. Prendi Mentana, che parte cmq da una condizione di superiorità e blasta. Però Mentana scrive riflessioni specifiche per i social, interagisce, legge è soprattutto ne sta capendo il funzionamento è le logiche. Non è stato immediato. Serra non partecipa, però è presente indirettamente, e in questo modo rafforza ulteriormente il suo brand
Serra non c’è ma è come se ci fosse. Non è andato sui social quando erano di moda, e adesso che è di moda fare gli snob lui ha la rubrica più letta di Repubblica (a pagamento).
Per questo l’accusa di “non saper comunicare” fatta a Serra è ridicola. Serra comunica a un target ben preciso, che lo legge è lo apprezza. Se non vi è piaciuto il suo post semplicemente non siete in target.
Mi chiedo solo: questa visibilità avrà portato abbonati a Repubblica?