“Franza o Spagna, purché se magna” ammoniva il Guicciardini più di 400 anni fa. Permettetemi, troppo azzeccato per non sottoscriverlo. Niente commenti , non servono chiarimenti, è la semplice e perfetta declinazione di un vizio nazionale che, in fondo in fondo, non è mai passato di moda. Eh sì, ho sempre apprezzato, ed un po’ invidiato, il fatto che nei grandi Paesi occidentali, nelle grandi democrazie compiute, potessero tranquillamente mutare “i colori” dei governi o i valori guida dei politici di turno, ma non la spina dorsale valoriale, non l’idea di Paese a medio e lungo periodo.
…un Paese in cui da sempre signorotti locali e prìncipi viziati, ma anche la classe politica del momento han sempre avuto atteggiamenti meschini, rissosi e campanilistici, incapaci di pensare ad un futuro – sistemico e condiviso – di prosperità. Ergo? Meglio appoggiarsi o direttamente mettersi al servizio, dell’una o dell’altra fazione pur di salvare un minimo di potere entro le “proprie” mura, attorno al proprio orticello, sotto il proprio campanile
Mentre in Italia, come già ben ammesso dal Guicciardini, no; un Paese in cui da sempre signorotti locali e prìncipi viziati, ma anche la classe politica del momento han sempre avuto atteggiamenti meschini, rissosi e campanilistici, incapaci di pensare ad un futuro – sistemico e condiviso – di prosperità. Ergo? Meglio appoggiarsi o direttamente mettersi al servizio, dell’una o dell’altra fazione pur di salvare un minimo di potere entro le “proprie” mura, attorno al proprio orticello, sotto il proprio campanile. Il voltagabbanismo non è per nulla prerogativa dei politici della seconda repubblica, è attività storica nazionale da un bel po’…. Guicciardini fu prima ambasciatore di Firenze presso la corte di Ferdinando di Spagna e poi, tornato in patria, si adoperò per un’alleanza con i francesi controi Carlo V, ma quantomeno un’idea di paese l’aveva, volendo salvaguardare un po’ di indipendenza della penisola.Il problema è che nella nostra storia non sempre gli ideali hanno camminati a bracceto con gli obiettivi più, diciamo, concreti.
Perché sento che vi sono Bcc pronte a saltare sul carro dell’ultimo vincitore sperando così di poter fermare oggi una riforma che si avvia a conclusione…per me il vero obiettivo è uno solo, perdonatemi, ed è esclusivamente di natura personale e personalistica. Così come i signorotti del medioevo sceglievano i potenti “al bisogno”, oggi qualcuno spera di salvare la propria autonomia in modo opportunistico.
Perché ‘sta noiosa litania storica sui difetti di certa italietta? Perché non faccio fatica a leggere la storia della autoriforma del Credito Cooperativo in “salsa nostrana”. Perché sento che vi sono Bcc pronte a saltare sul carro dell’ultimo vincitore sperando così di poter fermare oggi una riforma che si avvia a conclusione. Per carità, se vi fosse un senso di attenzione o di preoccupazione sul futuro del nostro mondo, quello della cooperazione del credito, se vi fosse la preoccupazione che le Bcc smetteranno di servire le persone e i propri territori ok, starei ad ascoltare, ma qui, per me il vero obiettivo è uno solo, perdonatemi, ed è esclusivamente di natura personale e personalistica. Così come i signorotti del medioevo sceglievano i potenti “al bisogno”, oggi qualcuno spera di salvare la propria autonomia in modo opportunistico.
fermare oggi il processo vuol dire lasciare le Bcc in mezzo al guado, in balia di fredde e pericolose correnti (magari straniere); vuol dire (forse) salvare l’autonomia della propria banca, ma farlo solo per poco tempo, guardando appunto al solo ed esclusivo tornaconto personale
Lo dico con forza e senza paura del confronto: fermare oggi il processo vuol dire lasciare le Bcc in mezzo al guado, in balia di fredde e pericolose correnti (magari straniere); vuol dire (forse) salvare l’autonomia della propria banca, ma farlo solo per poco tempo, guardando appunto al solo ed esclusivo tornaconto personale. Rivendico con forza la scelta di portare la mia Bcc in ICCREA. Scelta frutto di una visione di prospettiva per assicurare anche un domani quell’autonomia e quella vicinanza al territorio che hanno rappresentato l’unicità della Bcc che dirigo in oltre 120 anni di storia. Chi oggi vuol rimescolare le carte sperando di ‘pescare un jolly’ non riesce a sollevare lo sguardo dall’orticello, senza accorgersi della tempesta che sopraggiunge alle sue spalle. Essere miopi oggi non paga.
E smettiamola una buona volta di inseguire il vento. Almeno adesso lavoriamo per chiudere un cantiere. Il processo di autoriforma non può diventare una nuova Salerno-Reggio Calabria.