Con la “scusa” di accompagnarlo ad un torneo di basket in Abruzzo, la settimana scorsa ho passato qualche giorno con mio figlio. Bel torneo, buon gioco. Com’era presumibile, la squadra di mio figlio ha vinto alcune partite, altre le ha perse. Nel complesso è stata una bellissima esperienza di padre, per me arricchita dalla possibilità di scambiare due parole con il suo allenatore, un ex giocatore di serie A con alle spalle numerose presenze in nazionale. Il tema: “L’appartenenza alla squadra” . Il fatto: non tutti i giocatori ce l’hanno dal primo minuto. Il perché è semplice e, per certi versi, comodo: aspettano che siano altri a prendersi i rischi (che possono diventar applausi o fischi) e solo dopo si aggregano.
Beh, quella sportiva è per me una buona metafora per raccontare il mio mondo, quello della Cooperazione di Credito. Lo spirito di squadra è l’immagine che più si avvicina al vero spirito cooperativo; quello spirito che, partendo dalla condivisione degli obiettivi, fa sì che tutti remino nella medesima direzione
Anche in questo caso, lo sport diventa maestro di vita e dà una chiave di lettura universale. Siamo avvezzi al classico “saltare sul carro del vincitore”, forse un po’ meno a vedere nell’attesa che precede il “balzo” la paura di perdere tutto. Beh, quella sportiva è per me una buona metafora per raccontare il mio mondo, quello della Cooperazione di Credito. Lo spirito di squadra è l’immagine che più si avvicina al vero spirito cooperativo; quello spirito che, partendo dalla condivisione degli obiettivi, fa sì che tutti remino nella medesima direzione. Ecco, questo è il punto. Nella medesima direzione.
Le dichiarazioni del Governo su un possibile ripensamento dell’autoriforma hanno deflagrato potentemente nel mondo della Cooperazione. Non solamente perché parliamo di un processo di auto-riforma, una riforma quindi partita dal basso; ma anche perché quel processo, iniziato due anni orsono, sta volgendo ormai al termine. Non vi tedio, poderosa è la rassegna stampa di questi giorni che vi consiglio di approfondire, con articoli scritti da mani più autorevoli delle mie. Ma a modo mio – semplice e diretto – “butto lì” quattro piccole riflessioni di sintesi:
1. tutto il mondo della Cooperazione, non solo del credito, ha serrato i ranghi per affermare i feedback negativi che il treno della riforma lanciato in corsa avrebbe per una fermata “non richiesta”;
2. la stampa specializzata ha evidenziato i rischi diretti connessi a questo stop; rischi che si riverserebbero su quell’economia reale che è l’ossatura economica del nostro paese ed è anche il “pane quotidiano” delle Bcc. Far cadere nell’incertezza del futuro le moltissime pmi che le Bcc sostengono avrebbe un deleterio effetto cascata;
3. alcuni organi di stampa, per la verità pochi-pochi, riportano di un non precisato numero di Bcc che “di perdere l’autonomia e la libertà di manovra non hanno proprio questa gran voglia e che intenderebbero cavalcare l’idea di moratoria della riforma”;
4. iniziano i seri approfondimenti della materia, ad esempio un recente articolo si un giornale autorevole come MF esplicitamente scriveva che qualcuno si muove “dietro le quinte” (nobile) e che “… se in definitiva si pensa di sottrarre le Bcc alla partecipazione ai gruppi anzidetti che avviene sulla base di un contratto di coesione, allora vuol dire che non si è capito che questi meccanismi servono a tutelare e rafforzare le banche aderenti non a sopprimerne l’autonomia e le capacità decisionali” ecc (MF articolo di Angelo De Mattia del 5 luglio 2018).
Senza entrare nel merito del significato di “lobby legislativa” , credo che quella attuata negli ultimi giorni sia sintetizzabile nel “riaffermare lo spirito di squadra”. Del resto chi rappresenta il #CreditoCooperativoTutto si è espresso in modo chiaro
Senza entrare nel merito del significato di “lobby legislativa” (cioè quell’insieme di attività che un interesse privato mette in campo per promuovere o modificare una legge/provvedimento normativo), credo che quella attuata negli ultimi giorni sia sintetizzabile nel “riaffermare lo spirito di squadra”. Del resto chi rappresenta il #CreditoCooperativoTutto si è espresso in modo chiaro. Ma le voci fuori dal coro ci sono, poche ma ci sono. Stando agli organi di stampa parliamo di una “neo-costituita” associazione toscana (di 50 persone) e delle dichiarazioni di 1 (uno) presidente di Bcc su 300 (trecento). Anche se nell’epoca delle fake news nulla sorprende più, per carità, non credo per nulla all’ennesimo escamotage giornalistico per attrarre l’attenzione del lettore. Guardo a chi vive e lavora nel settore: per loro valgono i fatti.
Cambia il tempo, cambiano i governi e cambiano le persone di riferimento. Cambiano anche idea quei, per fortuna pochissimi, presidenti di Bcc che grazie alle amicizie con i politici di turno mirano a salvaguardare il proprio orticello. Cambiare è legittimo. Ma rompere col passato è tradire anzitutto lo spirito cooperativistico.
“Tutto qui ?” direbbe Sherlock Holmes a Watson. No. È utile ricordare un precedente: all’inizio del processo di autoriforma era stata prevista una way out, una possibilità di uscita per chi non fosse stato d’accordo con la riforma. Opzione esercitata da 1 (una) Bcc in tutta Italia: la Bcc era toscana, e fu, permettetemi, un chiaro esempio di “adattamento”della democrazia a beneficio di pochi, o meglio, di uno. Cambia il tempo, cambiano i governi e cambiano le persone di riferimento. Cambiano anche idea quei, per fortuna pochissimi, presidenti di Bcc che grazie alle amicizie con i politici di turno mirano a salvaguardare il proprio orticello. Cambiare è legittimo. Ma rompere col passato è tradire anzitutto lo spirito cooperativistico. E a chi ritiene che oggi essere idealisti e guardare ai valori non serva più, siccome idealista non sono richiamo un solo numero: senza contare il tessuto economico che la Cooperazione del Credito supporta quotidianamente, qui in gioco ci sono 35.000 persone che lavorano nel Credito Cooperativo. E sono 35.000 persone a cui è ora di dare certezza del futuro e non il contrario.
Il carro del vincitore avrà pure un appeal maggiore, ma il “dividi et impera” degli antichi latini non ha più senso. Continuando a guardare al dito ci si perde la bellezza della luna.