da Berlino. I media mainstream tedeschi sul tema dei migranti non sono piu’ credibili e continuano ad ingannare l’opinione pubblica. La denuncia è di Daniel Zabel, il funzionario di polizia che ha pubblicato l’altro giorno sui social il testo del mandato di cattura nei confronti di uno dei sospettati dell’omicidio di Daniel Hillig a Chemnitz.
E’ la citta della Sassonia, assediata per due giorni dalla teppaglia inferocita neonazista, che all’urlo di «stranieri raus» e «il popolo siamo noi» hanno messo a ferro e a fuoco l’ex Karl-Marx-Stadt, così si chiamava fino al 1990 Cheministz .
Un’autentica rappresaglia, rubricabile alla voce terrorimo, per la morte di un tedesco di origine cubana di 35 anni, durante una lite con un iracheno, ora in custodia cautelare con l’accusa di omicidio. Quanto basta per accumulare odio sugli immigrati, e accrescere le fila dei militanti di estrema destra Pro-Chemnitz, un movimento nazionalista e populista con simpatie per un auspicato quanto utopico nuovo nazionalsocialismo.
Pertanto per molti versi, la coraggiosa denuncia del poliziotto che ha perso il posto, rappresenta un punto di svolta nel confronto: “immigrati sì” – “immigrati no”, non soltanto in Germania. Merita più di una semplice attenzione. La denuncia di Daniel Zabel è stata riportata intregalmente dal magazine online Epoch Times.
Mi chiamo Daniel Zabel. Insieme al mio avvocato difensore, l’Avv. Hannig, ho deciso di rendere pubblica la seguente dichiarazione:
Sono un funzionario di polizia presso il carcere e nell’ambito delle mio lavoro ho ricevuto informazioni in merito al mandato di cattura emesso nei confronti di uno dei sospettati dell’omicio di Daniel Hillig a Chemnitz.
Ho deciso di fotografare il documento, il mandato di cattura completo, e di renderlo disponibile al pubblico. Mi era chiaro sin da subito che stavo violando gli obblighi previsti dal mio ruolo e sapevo anche che in questo modo probabilmente avrei perso il mio lavoro. Tuttavia, non mi ero reso conto che pubblicando questo documento avrei potuto commettere un reato. Soprattutto non credevo fosse possibile, perché al più tardi con l’apertura del processo principale la questione sarebbe comunque stata dibattuta in un’audizione pubblica e presumo che prima o poi il pubblico sarebbe venuto a conoscenza della verità.
Ho deciso quindi di rendere pubblico il mandato di arresto per i seguenti motivi e di mostrare al pubblico una volta per tutte quale crimine abbia effettivamente avuto luogo a Chemnitz secondo il parere preliminare dell’ufficio del pubblico ministero:
Voglio che il pubblico sappia cosa è successo. Voglio che la speculazione sui possibili accadimenti giunga al termine e vorrei anche che i media non avessero più l’autorità di mettere in discussione il reale svolgimento dei fatti, di manipolare oppure di modificare gli eventi per renderli a loro gradevoli. Voglio che l’intera opinione pubblica venga a conoscenza solo dei fatti concreti al momento noti.
Ogni giorno come funzionario di stanza presso una prigione sono al centro di avvenimenti che nel nostro paese fino ad alcuni anni fa non accadevano con questa intensità e in questo modo. Tuttavia, ogni giorno osservo che la maggior parte delle persone viene ingannata sui reali cambiamenti in corso nel nostro paese oppure semplicemente si rifiutano di accettare la verità. Almeno per quanto riguarda l’omicidio volontario o assassinio di Chemnitz non volevo più far parte di questa massa silenziosa, ma portare alla luce la verità, solo la verità.
Questa è la mia posizione. Questo è anche il motivo per cui ho deciso di pronunciarmi qui in pubblico. Sono consapevole delle conseguenze. Ammetto di avere abbastanza paura che lo stato di diritto non funzioni correttamente e che io possa essere arrestato nonostante questa pubblica confessione. Sfortunatamente, devo accettare questo rischio. Confido nella possibilità di avere un processo equo e giusto, anche se la verità da me pubblicata non dovesse soddisfare alcune persone nel nostro paese.
Non ho intenzione di cancellare o coprire qualcosa con l’inchiostro e non ho nessuna intenzione di fuggire. Rimango convinto di quello che ho fatto.