Proverbio del 14 novembre La porta meglio chiusa è quella che si può lasciare aperta
Numero del giorno 3.326.283 Dipendenti pubblici in Italia nel 2018
Siccome è una giornata triste – fra Venezia sott’acqua e l’ottimismo del governo su ogni cosa (e stendiamo un velo sull’opposizione) – trovo di che rallegrarmi – scopo del Cronicario – scorrendo ampi stralci dell’audizione del capo dell’autorità delle telecomunicazioni in Parlamento dove si è parlato nientedimeno che del 5G, ossia la persecuzione digitale prossima ventura.
Questa roba scotta, letteralmente. Non solo ha fatto litigare cinesi e americani, che spacciano 5G in giro per il mondo in concorrenza imperfetta, ma sta solleticando le sensibilissime parti molli degli ambientalisti, preoccupati come al solito di ogni evoluzione della specie che dicono di voler difendere.
Soprattutto si è diffusa col transfer rate insuperabile del pettegolezzo la convinzione che il 5G faccia male, signora mia. Come se il 4G, che diamo in pasto ai neonati, circondati magari amorevolmente dal calore di una confortevole rete familiare – intendo quella del wifi – senza farci il minimo scrupolo, sia per sua natura benigno.
Di fronte a questa crescente dissonanza cognitiva, spicca come una gemma preziosa la pietra angolare del ragionamento del nostro signor Authority, che la risolve così: “Sembra (neretto mio, ndr) rientrata la preoccupazione iniziale degli effetti ambientali e sanitari del 5G, tecnologia che tra l’altro espone a un ‘inquinamento’ elettromagnetico molto inferiore rispetto ai 2G/3G/4G”.
Insomma, il 5G sta al 4G come l’euro 6 sta all’euro 5. E infatti stanno già lavorando al 6G e piano piano arriveremo al 10, quando la velocità di trasmissione dei dati ci condurrà laddove nessuno mai era stato prima.
E in ogni caso il 5G è “una tecnologia assolutamente non pericolosa, secondo pareri altamente qualificati”.
Poi certo, “nessuno nega che l’inquinamento elettromagnetico sia pericoloso e dannoso ma è una questione di quantità. E i limiti sono anni luce distanti da veri livelli di inizio della pericolosità”. Quindi si tratta di timori legati “a ideologie politiche degli anni 60 e 70”.
Quindi affrettatevi a cambiare lo smartphone appena escono i modelli 5G: sosterrete un’industria nota per i suoi alti standard ambientali e (vi) inquinerete anche meno. Soprattutto smettetela di preoccuparvi. Chi di dovere pensa alla nostra salute. E se non ci credete datevela a gambe. A 10G.
A domani.