E(li's)booksIl ciarlatano di Isaac Bashevis Singer – Recensione

I fratelli Singer sono per me attrazione fatale, non posso non leggere i loro romanzi così, lo stesso giorno in cui Adelphi ha pubblicato Il ciarlatano mio marito (che li apprezza a sua volta) ha p...

I fratelli Singer sono per me attrazione fatale, non posso non leggere i loro romanzi così, lo stesso giorno in cui Adelphi ha pubblicato Il ciarlatano mio marito (che li apprezza a sua volta) ha prontamente acquistato una copia.

Il libro

Appena arrivati a New York, nei primi anni della guerra, gli ebrei polacchi dicono tutti la stessa cosa: «L’America non fa per me». Ma poi, a poco a poco, la maggior parte di loro in qualche modo si sistema, «e non peggio che a Varsavia». Non così il protagonista di questo romanzo, Hertz Minsker, che gira a vuoto, si barcamena, vive alle spalle degli amici ricchi, o delle donne che riesce a sedurre. Di queste ultime Minsker non può fare a meno: le avventure amorose sono «il suo oppio, le sue carte, il suo whisky», ogni giorno deve portare «nuovi giochi, nuovi drammi, nuove tragedie, nuove commedie». Minsker – che pure è un erudito, è stato in relazione con Freud, può recitare «poesie in greco e in latino», conosce il Talmud – lavora a un libro da quarant’anni, «ma non ha nemmeno finito il primo capitolo», e sembra capace solo di cacciarsi nei guai. In genere, però, le catastrofi che provoca, a se stesso e a chi gli sta intorno, si risolvono in una strepitosa commedia – una commedia alla Lubitsch, con mariti traditi, amanti imbufalite, sedute spiritiche fasulle, crisi di nervi, mercanti di quadri falsi, audaci e fumose teorie edonistico-cabalistiche… Anche qui, come sempre in Singer, il comico e il grottesco si intrecciano mirabilmente con un pathos lacerante.

La mia lettura

Quando penso a Isaac Bashevis Singer non posso fare a meno di pensare a New York, è per me una sorta di simbolo della città nonostante non sia nato lì! Come scrisse una volta qualcuno, i veri newyorkesi non sono quelli nati nella Grande Mela ma quelli che ci sono arrivati rincorrendo i loro sogni.

Ho fatto questa premessa perché se la New York di Il Ciarlatano ha i sentori di una città polacca non c’è da stupirsi, è la città che prende le “sembianze” dell’autore che la racconta.

Una delle cose che ho trovato più divertenti in questo romanzo, è il vezzo di Hertz, il protagonista, di stravolgere la filosofia, ci costringe a prendere in considerazione la possibilità che le monadi leibniziane, notoriamente “mondi chiusi”, abbiano invece finestre e addirittura scale!

Ma Hertz si avventura anche in ragionamenti in cui cita Freud e Kant e Spinoza ed è incredibilmente convincente, il suo fascino lo subiscono le donne ma anche gli uomini da cui è apprezzato per la sua cultura.

Hertz è un personaggio pieno di contraddizioni la sua indole è tale che per quanto si impegni non ha abbastanza forza di volontà per fare ciò che sa essere giusto quindi cede a ciò che sa fargli piacere ed essere sbagliato .

Come può uno come Hertz, che non pensa ad altro che alle donne cogliere i suggerimenti dell’amico Morris che cerca di fargli capire come vanno le cose in America dove

anche un rabbino deve diventare un businessman. Puoi pure essere un nuovo Aristotele, ma finché te ne stai ad ammuffire in un appartamento in affitto, nessuno si accorgerà di te. Persino il Messia, se arrivasse a New York, dovrebbe mettere un annuncio sul giornale …”.

Il ciarlatano è un romanzo sulla natura umana e le sue debolezze, è un romanzo che affronta con leggerezza la dicotomia tra bene e male, i dialoghi bellissimi hanno il tono di una sitcom ante litteram. Le donne hanno tutte una personalità che emerge prepotentemente, così Minna è la donna non bellissima ma colta; Pepi la classica approfittatrice; Bessie parla con i morti; Flora incomprensibilmente innamorata di un marito senza qualità; Bronia bella ma triste e forse non così interessante ma io non ho potuto non provare compassione per lei e i suoi sensi di colpa.

Per me tu sei come il Rabbi di Piltz”. Così dice Morris all’amico Hertz, figlio di rabbino che per proprietà transitiva eredita il rispetto che non merita. La religione è un argomento che ricorre di continuo e che occupa uno spazio importante nell’economia della storia.

Morris: “Se ti allontani da Dio sei un nazista”

Hertz: “Morris ha ragione. Siamo tutti nazisti. Nazisti circoncisi”

I mille dubbi sull’esistenza di Dio sono controbilanciati dal desiderio recondito di provarne l’esistenza perché solo Dio può conoscere davvero l’animo umano.

Hertz è un personaggio facile da condannare ma l’autore ce lo racconta esattamente com’è quindi probabilmente la credulità di tutti gli altri è tale che smettono di essere vittime e diventano (così è stato per me) complici del loro “aguzzino”. Cosa spinge ognuno di loro a lasciarsi ferire, ingannare da Hertz se non la soddisfazione di un bisogno personale che finisce per essere tanto forte da ignorare la realtà?

Il ciarlatano

Isaac Bashevis Singer

Adelphi, 268 pp., 20 euro

Traduzione di Elena Loewenthal, a cura di Elisabetta Zevi

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