AmleticaEmergenza Coronavirus: ricordiamoci dei Nutella Biscuits

Se la Ferrero produce troppo poche confezioni di Nutella Biscuits rispetto alla quantità di persone che si precipita al supermercato per comprarli, qualche cliente dovrà tornare a casa senza. I Nut...

Se la Ferrero produce troppo poche confezioni di Nutella Biscuits rispetto alla quantità di persone che si precipita al supermercato per comprarli, qualche cliente dovrà tornare a casa senza. I Nutella Biscuits sono diventati delle cosiddette risorse scarse e pazienza, direte voi, chi rimane mani vuote se ne farà una ragione. Ma ci sono vari tipi di risorse scarse. Alcune sono lifesaving, cioè sono indispensabili a sopravvivere. Quando una risorsa scarsa è lifesaving, succede che chi rimane senza non sopravvive.

E beh, in questo caso, farsene una ragione diventa più complicato.

In medicina, il progresso tecnologico permette di spostare i limiti del “possibile” sempre un pochino più lontano, mettendo a disposizione livelli di assistenza che, un tempo, ci sarebbero sembrati pura fantascienza. Ma più il livello di tecnologia cresce, più i servizi costano. Più costano, e più non possono essere garantiti per tutti. Quando le risorse disponibili sono inferiori rispetto alla domanda, si verifica l’annosa questione dell’allocazione di risorse scarse: si devono stabilire delle priorità con cui assegnare le risorse che non bastano per tutti e qualcuno, di fatto, deve rimanere senza.

E’ proprio questo che sta succedendo: l’infezione da coronavirus richiede, nei casi più gravi, l’assistenza del paziente in terapia intensiva. I letti in terapia intensiva, estremamente costosi, sono limitati, sono risorse scarse.

Se tanti pazienti richiedono l’assistenza in terapia intensiva per sopravvivere, i posti non basteranno per tutti. E qualcuno, dovrà rimanere senza.

Ma questa non è certo una problematica che nasce oggi. L’ allocazione di risorse scarse è una questione che da tantissimo tempo affligge il sistema sanitario con le sue implicazioni etiche e cliniche. Si è verificato per allocare i macchinari per l’emodialisi quando furono inventati nel 1960 e, a fronte delle innumerevoli richieste, determinarono la nascita di comitati etici che avevano il compito di decidere a chi assegnarle, stabilendo in poche parole, chi doveva vivere e chi doveva morire. Allo stesso modo, l’allocazione di risorse scarse è una situazione che, chi aspetta un trapianto di organo vive, purtroppo, tutti i giorni. L’assegnazione degli organi, risorse scarse per eccellenza, è regolato da un severo sistema di priorità dovuto alle lunghe liste di attesa. Come tutti purtroppo sappiamo, ogni giorno, una porzione di pazienti in attesa di organi muore, perché non ce ne sono per tutti.

Il recente dilagare dell’infezione da coronavirus ci dice proprio questo: senza esagerazioni e senza allarmismi. Bisogna limitare il contagio, perché, altrimenti, i posti in terapia intensiva non basteranno per tutti quelli che ne avranno bisogno. E qualcuno dovrà rimanere senza.

E allora, l’unica cosa che possiamo fare è impegnarci, in prima persona, a contenere il contagio, a rallentarlo. E’ una responsabilità etica di tutti, la posta in gioco è molto alta. Scegliere di rispettare le regole che ci hanno imposto gli scienziati e gli esperti è un dovere di tutti. Non è questo il momento di riscoprirci esperti e di dispensare verità che non abbiamo. E’ il momento di rimanere compatti, senza fare inutili polemiche, e di seguire quello che ci dicono le fonti ufficiali, composte da persone che studiano da anni questi problemi. E che sicuramente ne sanno più di noi. Lavarsi spesso le mani, rimanere a casa, limitare le uscite allo stretto necessario, limitare i contatti con gli altri deve diventare, adesso, la nostra priorità. Per tutelare noi, e per rispettare gli altri. La nostra famiglia, i nostri figli, i nostri amici, le famiglie degli altri, i genitori degli altri, i nonni degli altri. Sono importanti quanto noi. In questo momento di emergenza siamo tutti nella stessa barca, siamo tutti esposti e dobbiamo essere, tutti, responsabili per tutti. Non esistono deroghe: la nostra autonomia finisce laddove inizia quella degli altri.

In Italia il governo e il Sistema Sanitario Nazionale hanno risposto e continuano a rispondere all’emergenza con estrema professionalità. La trasparenza che, fin da subito, ha caratterizzato la raccolta e la condivisione dei dati epidemiologici italiani non ha pari nello scenario globale.

Ricordiamoci che il nostro prezioso Sistema Sanitario vive delle tasse che paghiamo (capito, sì?) e dell’instancabile dedizione di chi ci lavora, a tutti i livelli. E non è gratis, è pubblico. Vuol dire che è di tutti, perché allo stesso tempo è di ognuno di noi. Rispettiamolo.