PromemoriaQuelle foto istantanee implacabili

I gruppi italiani tra voti e astensioni di parte lasciano il governo in solitudine sul da farsi ai prossimi tavoli europei. Un gran bel guaio (almeno politico)

Se andiamo a cercare negli album fotografici (analogici per i nati prima del 2000, digitali per gli altri nati successivamente) troveremo quella foto (io ce l’ho, intendiamoci) memorabile in cui tutto il gruppo è venuto malissimo, tipo le ragazze spettinate, noi ragazzi con le smorfie, tutti storti, inquadratura senza capo né coda.  Ecco, questa sorta di “polaroid” la possediamo e lo scatto è stato fatto al parlamento europeo, teatro assurdo dell’inconsistenza degli europarlamentari italiani. I quali manco fosse un videogioco a passatempo hanno votato l’un contro l’altro sugli emendamenti – chiamiamole propositiones –  di indirizzo da affidare ai capi di stato e di governo nella lotta “comune” al coronavirus.

Al netto del suo ruolo super partes non vorremmo nei panni del presidente dell’assemblea di Bruxelles, l’italiano David Sassoli il quale – avrà assistito con imbarazzo e orrore al gioco dei veti e dei voti contrari di italiani contro i loro stessi interessi nazionali. Un capolavoro. E ipotizziamo i sorrisi sghignazzanti degli altri deputati (olandesi, svedesi, tedeschi o austriaci poco cambia…) tra l’attonito e il compiaciuto, della serie “come sono polli questi italiani”. 

Come le sequenze  di un film horror, da un lato il M5s ha votato contro i Recovery bond garantiti dal bilancio UE  favore dei coronabond con debito mutualizzato (nonostante Roma sostenga entrambe le proposte in sede europea), scegliendo una posizione diversa da quella del Pd, suo alleato di governo. E dall’altro la Lega, invece, ha votato contro i coronabond (ancora più sconcertante a leggere i commenti di queste ore)  benché nelle scorse settimane il Carroccio avesse accusato i Paesi del Nord di mancanza di solidarietà per il loro no. La stessa Lega si è persino astenuta sui Recovery bond. Il risultato finale è una mozione in due direzioni mirate: i recovery bond e l’esortazione a usare il fondo salva-Stati a condizioni favorevoli. 

Cionondimeno questo punto, s’innalza un vero e proprio  requiem  sulla forza negoziale del  governo indebolito politicamente dalla compagine italiana a Bruxelles (pazzesco ma vero) e sfibrato  da uno stupefacente gioco di sgambetti interni utile solamente a ritagliarsi uno spicchio di luce di propaganda. L’argomento delle molte “ombre e poche luci”  di questa mozione (non vincolante) sulle due ipotesi  (recovery o bond tout court) è una sciocchezza per dirla con un eufemismo. Entrambe le idee infatti pensate sono attualmente solo  ipotesi in itinere poiché  l’inedita situazione internazionale non trova un paragone col passato e pertanto risulta difficile preconfezionare uno strumento che prima non esisteva nel carnet di azioni economiche comunitarie.   

Ma di certo l’atteggiamento mediocre, provinciale e  oppositivo di chi ha votato contro potenziali aperture di credito al proprio paese risulta incomprensibile agli occhi dei cittadini, controproducente sul piano della comunicazione e dannosa per il governo il quale – ai tavoli europei – non è di Conte, né di Renzi o Zingaretti ma è di tutti gli italiani. 

 

Un errore intollerabile che molti protagonisti dovranno spiegare in futuro… 

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