E(li's)booksCultura al femminile: Dire Fare Cambiare. Intervista a Giulia Morello

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Oggi voglio raccontare attraverso una breve intervista a Giulia Morello, Presidente dell’Associazione Chiave di Svolta, il progetto Dire Fare Cambiare (QUI per andare a curiosare) di cui fa parte anche la mia amica Martina Attanasio che cura la sezione Letteratura.

Il progetto Dire fare cambiare dell’Associazione Chiave di Svolta è tutto al femminile, partiamo proprio da questo, cosa può differenziare un progetto creato da sole donne?

Direi in primis, il punto di vista. Le fondatrici sono donne, ma l’associazione è aperta a tutte e tutti coloro si riconoscano nei principi e valori. Un punto di vista che diventa necessario quando nel contesto generale rappresentiamo il 50% del genere umano ma in nessun Paese risulta essere stato raggiunto l’obiettivo 5 dell’Agenda Onu: la parità di genere. Nell’ambito culturale e sociale esistono gli stessi squilibri di ogni altro settore: abbiamo voluto cogliere una sfida/opportunità apportando come quid in più una visione di genere, occasione per promuovere i principi di pari opportunità.

Dire Fare Cambiare ha alla base l’idea di contribuire a cambiare “la cultura della cultura”, oggi, dopo tutto quello che è accaduto negli ultimi mesi con il Covid, cosa vedete all’orizzonte? Questa esperienza ha cambiato o cambierà la cultura? Se si come?  Se no perché?

Vediamo una gran confusione all’orizzonte. L’emergenza Covid ha messo in evidenza tutti gli angoli bui e traballanti della nostra società tra cui il settore della cultura. Un settore ampio, variegato dove alcuni diritti sono purtroppo troppo lontani. Prendiamo ad esempio la maternità per un’attrice…tramite quali mezzi oggi è sostenuta? E questo è solo il primo esempio che mi è venuto in mente.

La cultura non so se e come cambierà, al momento è la fruizione culturale ad essere in parte cambiata per causa di forza maggiore. Noi non vogliamo che tutto torni esattamente come prima, non abbiamo nostalgia di un sistema che in questi due mesi di blocco ha dimostrato tutte le sue fragilità.

Vorremmo però che si parlasse di cultura in altri termini. Solitamente è la prima voce dei bilanci delle pubbliche amministrazioni a saltare, questo perché percepita come un qualcosa di non fondamentale, di non così necessario. E’ questo a nostro avviso l’errore più grande. E da qui nasce il nostro Manifesto per ricordare a tutti il prezzo sociale di questo taglio e per proporre una nuova narrazione del nostro settore di riferimento.

Io sono affascinata dal cosiddetto “movimento dell’arte costruttiva”, mi vengono in mente i progetti dell’artista olandese Merlijn Twaalfhoven o la danza-scienza Courage di Gloria Benedikt e Mimmo Miccolis, nel vostro progetto come si inserisce la “produzione culturale sostenibile”?

Crediamo sia giunto il momento anche per l’industria creativa e culturale (come altre industrie stanno già facendo) di ripensare il proprio processo produttivo per renderlo più sostenibile, diminuendo quindi il proprio impatto ambientale ma anche tutelando i lavoratori e rispettando i territori e le comunità in cui si svolgono gli eventi culturali e le varie produzioni.  Ancora non esiste un protocollo tra i Ministeri della Cultura e dell’Ambiente per cui esistono bandi e opportunità diverse a seconda delle varie sensibilità al tema da parte delle regioni.

Molto interessante il progetto “Per un’ora d’autore”, vogliamo raccontare in breve di cosa si tratta?

Per un’ora d’autore nasce in piena emergenza Covid 19. L’istituto penitenziario di Livorno e Gorgona, tra i primi firmatari del nostro Manifesto per la Cultura Bene Comune e Sostenibile, ci ha chiesto un aiuto per portare un messaggio di vicinanza ai detenuti in un momento in cui tutte le attività venivano sospese. In quei giorni stavano scoppiando le rivolte in diversi Istituti Penitenziari ma loro avevano iniziato con le videochiamate per garantire ai detenuti i colloqui con i familiari. In più, avevano lanciato un progetto per incentivare la lettura che stava dando ottimi risultati, in pratica riconoscevano una videochiamata in più ai detenuti che avevano letto un libro. Da qui l’idea ogni settimana di creare un appuntamento di un’ora dal titolo “per un’ora d’autore” con autori e autrici tramite video chiamata. Il progetto è riuscito davvero molto bene, ogni settimana partendo da un libro siamo arrivati a confronti e dibattiti davvero interessanti e partecipati. Gli artisti che generosamente hanno preso parte all’iniziativa sono: Elisa Pacitti, Erica Mou, Salvatore Striano, Davide Mazzocco, Francesco Baccini, Giulio Cavalli, Darwin Pastorin.

 “LA CULTURA DEL SOCIALE E IL SOCIALE CHE DIVENTA CULTURA” , chi sono i vostri interlocutori dunque? A chi si rivolge Dire Fare Cambiare?

I nostri interlocutori sono tanti e vari, perché tante e varie sono i risvolti prodotti dalla cultura. Dovendoli riassumere velocemente i nostri interlocutori sono: artisti/e e più in generale il mondo della cultura nell’accezione più ampia possibile, le istituzioni e il mondo del terzo settore.

Oggi c’è una “commercializzazione aggressiva” della cultura, si cerca di “piazzare” cultura come qualunque altro tipo di merce, è anche questo un cambiamento necessario?

La cultura è anche un prodotto, ma non solo. La cultura è in primis un diritto ed un bene comune. Il cambiamento necessario credo sia restituire e riconoscere alla cultura questa funzione. E’ sbagliato rappresentarla come semplice intrattenimento, perché la cultura, come abbiamo scritto nel nostro Manifesto, è la base per costruire un mondo all’altezza di tutte e tutti. Aggiungo che, per definirsi tale, deve essere accessibile.

Infine: cosa state facendo per far conoscere il progetto? Quali sono i vostri canali privilegiati di comunicazione?

Per ora, per forza di cose, stiamo lavorando sul web tramite sito e canali social del progetto. Considera che il Manifesto è stato lanciato lo scorso 8 marzo… Ci auguriamo di aver presto occasione di organizzare un’iniziativa pubblica con le tante persone che ci seguono e sostengono. La prima iniziativa pubblica doveva realizzarsi insieme a Earth Day Italia a fine marzo ma purtroppo l’emergenza ha cambiato i nostri piani. Abbiamo però avuto modo di parlare del Manifesto nel corso della maratona multimediale #OnePeopleOnePlanet realizzata da Earth Day Italia il 22 Aprile in occasione del 50esimo Earth Day.

Io ringrazio Giulia e queste donne intraprendenti che con lei si sono lanciate nell’avventura, QUI potete guardare anche un bellissimo video.

 

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