Strani giorniEcco 10 parole per affrontare al meglio l’anno che verrà

da Unsplash

Amo i rituali, sebbene – se dovessimo soffermarci sul piano della razionalità – so che altro non sono che “esercizi di stile” che interrompono la quotidianità delle cose. Ma credo molto ai riti di passaggio e all’impatto che questi possono avere a livello profondo. Nella nostra psiche e, per chi crede, nell’anima. E allora ecco il mio rituale di inizio anno. Scegliere alcune parole, che mi accompagneranno per affrontare le sfide che verranno. D’altronde, l’uso delle parole sta alla base del principio creatore. Dio usò proprio le parole per creare il mondo. Per le streghe, pronunciare le parole è un ottimo metodo di creazione di realtà (avete presente gli incantesimi? Ecco…)

Ecco le mie dieci parole. Alcune hanno una valenza politica e più ampia, altre sono parole personali, che scelgo per me. Non c’è stato un criterio oggettivo o scientifico, nella loro scelta. Son venute fuori così, da dietro le quinte della coscienza. E allora eccole, in ordine alfabetico.

1. ABBRACCI

La pandemia ci tiene a distanza da troppo tempo. Appartengo ad un popolo, quello siciliano, che nasce dalla mescolanza di altri popoli. Per farsi capire, da dominazione in dominazione, si agitavano le braccia, si gesticolava. Ciò deve aver fatto sì – mi piace crederlo – che a un certo punto quei gesti usati per comunicare parole e concetti prima incomprensibili si sono trasformati in abbracci. In un gesto di accoglienza. Siamo un popolo, noi gente di Sicilia, che ama il contatto fisico, che si saluta con un bacio. È una dimensione congelata dalla pandemia. Vorrei un 2021 in cui scongelare gli abbracci e trovare, di nuovo, il calore umano a cui ero abituato.

2. BELLEZZA

Sono bilancia: il mio pianeta è Venere, la dea della chirurgia estetica e dell’effimero. La bellezza è un petalo di rosa. Fugge, nel momento stesso in cui ne cogliamo l’essenza. Forse per questo l’arte sembra essere il tentativo continuo di raccoglierla per perpetuarla. E diciamoci anche la verità, ma proprio tutta. L’anno appena trascorso non è stato bellissimo. Anzi. Abbiamo vissuto in una distopia evoluta in tragedia di massa. Quegli oltre 70.000 decessi con cui abbiamo chiuso il 2020 rappresentano una pagina bruttissima, per il dolore inferto a centinaia di migliaia di persone. E allora che sia un anno di bellezza. Di una bellezza in grado di ritrovare nel nostro incedere nella vita. Dal tramonto con persone amiche (ricordate gli abbracci, giusto?) alla pagina di un libro che ci emoziona.

3. CORAGGIO

Questa è una parola “personale”. Nella mia vita ho sempre dovuto farmi coraggio. Sono una persona fragile, in verità. Nonostante l’aura apparente di vigore e persino di durezza del carattere, in certi momenti. La paura, per questioni private che hanno mi accompagnato in infanzia e adolescenza, mi ha sempre inseguito. La paura di essere abbandonato, di rimanere solo. O che qualcuno potesse farmi del male. Quindi, quel coraggio, me lo sono dovuto costruire, giorno per giorno. Potrei paragonarlo a una pianta che germoglia al sole. O una sorgente, che supera l’asperità delle rocce sotterranee per guadagnare la valle. A partire dal 2021 ci saranno sfide importanti da affrontare, anche sul piano strettamente personale. E ho un po’ di paura, lo ammetto. Però io, quella forza che viene da dentro, la percepisco. Soprattutto nei momenti più bui. So che mi aiuterà. È già presente. Sarà la mia arma di battaglia e niente potrà fermarmi.

4. GENTILEZZA

Il 2020 è stato un anno poco gentile. E lo è stato perché la gente si è dimostrata poco incline a questo sentimento. “Andrà tutto bene”, i canti nei balconi… non nego che dietro queste esternazioni ci fosse la voglia genuina di farsi coraggio, a livello collettivo. Ma, correggetemi se sbaglio, mi sembra che tutto si sia risolto in una generica dichiarazione di intenti. Gli sceriffi da balcone, gli stessi che poi intonavano i canti ma che poi insultavano i runner, sotto casa. Chi, per la giusta paura della pandemia, ha trasformato la sua fragilità – legittima, ripeto – in aggressività e durezza: che io me li ricordo ancora quelli che auspicavano il manganello per quanti fossero stati trovati fuori casa (a prescindere dal motivo, a un certo punto). Per non parlare dell’altra parte della barricata, tra negazionisti e no mask. Abbiamo scoperto di essere una società basata sul sospetto e il rancore. Non è una società in cui mi piace vivere. Vorrei, invece, un mondo più gentile.

5. ESTATE

Tornerà l’estate. Tornerà la voglia di uscire per strada e andare al mare. Di sedersi sugli scogli e aspettare l’alba. La voglia di viaggiare, andare in un museo o perdersi per il centro di una città che non si conosce ancora. Associo tutto questo all’estate. Le cene in terrazza, l’aperitivo al calar del sole, di fronte al porto grande della mia città. La birra ghiacciata. Le incursioni in quella spiaggia selvaggia – ma sempre meno solitaria – e un bicchiere di vino, sempre al crepuscolo, accanto a balle di fieno e un muretto a secco. C’è stata una parola demonizzata al massimo, negli ultimi mesi: movida. Associo anche questo termine all’estate. No, non necessariamente alle discoteche. Ma a quel fluire magmatico di persone che si incontra, mescolando le proprie vite. Al vociare indistinto, nei bar sul lungomare. Le feste, in mezzo a chiacchiere amene. La socialità, che ci è stata a lungo sottratta, è stata dipinta come un male. Senza capire che il male era altrove. Che torni l’estate, allora. Nella sua pienezza. E senza demoni.

6. LEGGE

E per essere più precisi, legge contro l’omofobia e la transfobia. La legge Zan. Sì, spero che questo ddl venga definitivamente approvato. Anche in Senato. Perché in Italia c’è troppo odio contro le diversità, a partire dalla comunità arcobaleno. Perché viviamo in un paese in cui la misoginia, con tutto quello che ne consegue, è un triste primato. E perché l’abilismo è ancora moneta sonante. La legge Zan prova a dire basta a tutto questo. Come dite? Avete paura che vi sarà impedito di dire la vostra? E da quando odiare, discriminare, picchiare e uccidere rientrano nella sfera dei diritti? E comunque tranquilli, potrete continuare a dire che per voi quella eterosessuale è l’unica famiglia possibile. Non ci fate la figura di quelli sveglissimi, ma potrete continuare a dirlo.

7. NATURA

Se c’è una cosa che la pandemia ci ha insegnato, è che abbiamo trattato malissimo il pianeta nel quale siamo ospiti. Esatto, ospiti. Ci percepiamo i dominatori della nostra Terra, ma siamo solo una componente della biosfera. Abbiamo messo a durissima prova l’equilibrio con cui si regge l’insieme delle creature viventi. Ed è bastato pochissimo, un qualcosa che nemmeno si vede, per mettere in crisi il nostro intero sistema di vita. Forse dovremmo cominciare a ripensare al nostro modo di abitare il pianeta. I ghiacciai continuano a sciogliersi, intere specie viventi si estinguono. Avveleniamo l’aria, distruggiamo foreste. Davvero pensiamo di poter andare avanti così, senza che ci siano conseguenze ancora più nefaste?

8. RESPONSABILITÀ

Non vorrei fosse passata l’idea che penso solo a divertirmi. Si arriverà, e al più presto, a quanto espresso nei punti precedenti (abbracci, bellezza, estate) solo se saremo più responsabili. Insomma, mettetela bene la mascherina. Evitiamoli, gli assembramenti. Cerchiamo di capire che proteggere noi stessi/e è funzionale anche a proteggere chi ci circonda. E viceversa. Abbiamo ancora diversi mesi in cui saremo messi a dura prova, me ne rendo conto. Ciò non ci giustifica dall’insipienza e dal menefreghismo.

9. SAPERE

Lo spiego in parole semplici: libri, da leggere. Biblioteche, dove consultarli. Mostre e teatri. Musica e cinema. Cultura, nella sua accezione più vasta e più nobile al tempo stesso. Esistono due tipi di vaccini. Quelli per il corpo e quelli per la mente. Il sapere ci aiuta a proteggerci dall’ignoranza. Lo diceva anche Dante: «Fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza”. Sì, con la A. Il sapere, l’ho già detto altrove, ci riporta alla dimensione del gusto. Chi sa, sa di qualcosa. È il sale delle nostre vite.

10. VACCINI

Ebbene sì, ho parlato di due tipi di vaccini. E ho parlato di responsabilità. Ma anche di gentilezza e di abbracci. Pare che tutto passi da qui. Non ci sono molte scuse. C’è la scienza, con le sue acquisizioni. La stessa scienza che ci ha dato gli antidolorifici, il rimedio per le allergie e ha allungato le nostre aspettative di vita. E c’è, invece, l’ignoranza di chi ha bisogno di insultare un’infermiera solo perché ha scelto di vaccinarsi, al punto che ha dovuto chiudere i social. Tu da che parte stai?