A molti la sigla CBD è più che familiare, soprattutto tra coloro i quali sono cultori di prodotti derivanti dalla cannabis o fumatori di cannabis light. CBD altro non è che una sigla che si riferisce al cannabidiolo, principio attivo naturalmente presente nella canapa, soprattutto nella sua famosa varietà della pianta della cannabis sativa.
Dopo una prima fase di demonizzazione, il consumo dei prodotti derivanti dalla suddetta pianta quest’ultimi anni è cresciuto in maniera esponenziale di anno in anno, arrivando a toccare numeri importanti. Non è un caso quindi se ad oggi non è difficile trovare prodotti con all’interno percentuali di CBD, ovvero il cannabidiolo su e-store specializzati e sicuri.
Il perché di questo boom va ricercato in una molteplicità di fattori, ma tra questi spicca sicuramente uno: le proprietà benefiche che il CBD pare abbia sul nostro organismo. Da anni infatti gli studiosi studiano e sperimentano gli effetti dei derivati della pianta della canapa, cercando di carpirne i segreti, e molti di questi hanno fatto registrare risultati incoraggianti sul versante di cure e palliativi contro diverse patologie.
Ed è proprio su uno di questi esperimenti che oggi ci concentreremo.
La pubblicazione sul “The Lancet Psychiatry”
Sul “The Lancet Psychiatry”, una famosa rivista scientifica anglofona, si è cercato di dimostrare in una recente pubblicazione relativo a uno studio effettuato all’Università di Bath che il CBD sarebbe in grado di aiutare nella lotta alla dipendenza dal fumo di cannabis. Nonostante detta così sembri abbastanza contraddittorio, lo studio porta diverse prove a favore di questa tesi.
Questo studio, primo nel suo genere, è stato effettuato su un campione di 82 pazienti a cui è stato diagnosticato in precedenza una dipendenza da cannabis. I suddetti pazienti sono stati poi divisi in due gruppi di studio: a un gruppo sono state somministrate dosi di cannabidiolo per 4 settimane, mentre all’altro nello stesso periodo è stato dato un placebo (come di consuetudine in questi esperimenti).
A coloro i quali sono stati somministrati dosi effettive di cannabidiolo, si è notato che tra i tre dosaggi provati di 200 mg (dosaggio basso), 400 mg (dosaggio medio) e 800 mg (dosaggio alto), il dosaggio basso non sembrava ottenere alcun effetto, ragion per cui il dosaggio è stato impostato sul medio-alto.
Passate comunque queste settimane, i due gruppi sono stati costantemente monitorati e gli sviluppi registrati
Al termine di queste settimane i due gruppi sono stati monitorati e i progressi e risultati registrati in maniera empirica: da questi risultati si è evinto che al gruppo a cui è stato somministrato effettivamente il cannabidiolo, si è registrata una riduzione della concentrazione di cannabis delle urine e un’ancora più importante riduzione di tutti quei fastidiosi sintomi d’astinenza che perseguitavano parte dei pazienti.
Infine, tutto il gruppo testato ha reagito bene all’assunzione di questa sostanza e non si sono registrati casi di intolleranza, reazioni allergiche o rigetto di quest’ultima.
Lo studio dei risultati
Per quanto riguarda lo studio dei risultati ottenuti da questo e altri esperimenti, ci pare importato riportare il commento di Guido Mannaioni, membro di spicco della Società Italiana di Farmacologia (SIF) e della Società Italiana di Tossicologia (SITOX).
Secondo l’esperto, lo studio portato avanti dall’Università di Bath è particolarmente rilevante in quanto questa è stata la primissima volta i cui si è riusciti a ritrovare all’interno della stessa sostanza (la cannabis) per cui si cerca la cura alla dipendenza, un principio attivo (il CBD) efficace contro la dipendenza stessa.
Questo fenomeno può essere in parte spiegato dal fatto che il CBD non è una sostanza psicotropa, cosa invece vera per l’altro principio attivo per cui la pianta della cannabis sativa è famosa, e cioè il THC, ragion per cui non agisce negativamente sulla nostra psiche né la altera, né tantomeno è in grado di provocare una qualsivoglia forma di dipendenza.
Ciò è comprovato anche da studi di altro tipo precedenti atti a provare gli effetti benefici di questo principio attivo, in cui pare si riscontrino diversi effetti positivi nel nostro organismo, soprattutto per l’effetto rilassante che il CBD ha sul sistema nervoso centrale e sul sistema nervoso periferico.
Senza contare, poi, che questa sostanza pare sia efficace non solo contro la dipendenza da fumo di cannabis light, ma anche contro il fumo di sigaretta.
Detto ciò, non bisogna dimenticare che questo esperimento si basa su un pool di pazienti decisamente ristretto e non su fette della popolazioni importanti, quindi c’è ancora bisogno di ulteriori approfondimenti e studi sul tema per poter affermare senza alcuna remore l’efficacia di questa sostanza contro la dipendenza dalla marijuana stessa. Inoltre, stiamo comunque parlando di un esperimento in fase preliminare.
Se in ogni caso si è interessati nel voler acquistare questo tipo di prodotti per i più svariati motivi, ci sarà sempre bisogno di affidarsi a un rivenditore affidabile e sicuro, nonché esperto in questa nicchia settoriale che giova sempre più di fama sul campo internazionale e riconoscimenti.