Il mondo del lavoro, d’altronde un po’ come il mondo in generale in realtà, è un settore in cui la fiducia verso le persone che ci stanno accanto, che ci accompagnano e ci supportano (e sopportano, talvolta) nel nostro percorso è un elemento fondamentale per poter svolgere i nostri compiti in totale serenità, consapevoli di essere circondati da persone verso le quali nutriamo stima. Purtroppo, dobbiamo dire che non sempre la nostra fiducia è ben riposta, talvolta possiamo commettere degli errori di valutazione per diversi motivi: per superficialità nella valutazione, per mancata conoscenza nel profondo dei nostri interlocutori, o anche semplicemente perché le situazioni nel tempo possono cambiare e le persone che oggi ci appaiono fidate potranno, un giorno, non esserlo più.
Patto di non concorrenza
Proprio in funzione di queste considerazioni, anche la legge valuta l’oggettività della necessità di tutelarsi da eventuali rischi e ha previsto, per i rapporti fra le imprese e i propri dipendenti, il così detto patto di non concorrenza. Si tratta di una particolare clausola che prevede un accordo fra datore di lavoro e dipendente, per prolungare il divieto per quest’ultimo di essere in concorrenza col datore di lavoro, anche dopo la cessazione del contratto stipulato. Essendo un vero e proprio accordo fra le parti, quest’ultimo può essere previsto all’interno del contratto di lavoro o in un apposito accordo a sé stante. Questo patto di non concorrenza ha dei limiti: in primis necessita di una durata, che non può essere superiore a 5 anni per quanto riguarda i dirigenti e a 3 anni in tutti gli altri casi. Qualora la durata prevista dal patto sia superiore a questa previsione normativa, essa verrà in ogni caso fatta rientrare nei limiti previsti dalla legge. Inoltre, è necessario specificare in modo preciso quale sia l’oggetto dell’accordo, quest’ultimo infatti non può essere eccessivamente esteso al punto di impedire al soggetto di reinserirsi in modo proficuo all’interno del mondo del lavoro e soprattutto del suo settore di appartenenza. Oltre a ciò, va definito anche un ambito territoriale di applicazione, sulla base degli stessi principi che muovono gli altri parametri, con la duplice funzione di tutelare il datore di lavoro e proteggere la propria impresa e, al contempo, il lavoratore che ha la necessità di reinserirsi nel proprio ambito professionale. Ovviamente questo patto comporta inevitabilmente un sacrificio per il lavoratore, il quale dovrà rinunciare ad un ambito di mercato per il bene dell’azienda presso la quale ha prestato la propria opera, e questo sacrificio non può non prevedere un compenso economico, anch’esso indicato nell’accordo fra le parti.
A chi rivolgersi per verificare il rispetto del patto
Tuttavia, non è sempre facile verificare che questa clausola venga rispettata: proprio per questo ci possono venire in soccorso una serie di professionisti, in grado di operare delle indagini approfondite per verificare che l’accordo con il nostro ex collaboratore o dipendente, e che per noi ha un costo, venga effettivamente tenuto in considerazione e rispettato. Qualora così non fosse, le investigazioni sono in grado di fornirci le prove delle violazioni del patto di non concorrenza al fine di tutelare, eventualmente anche in giudizio, noi e la nostra azienda.