Il libro
La croce e la kefiah: due simboli che sembrano in contraddizione l’uno con l’altro, eppure la storia dimostra il legame ancora vivo tra una terra, la Palestina, e una fede, quella dei cristiani, da sempre a contatto. Ma dopo le rivolte della Primavera araba tutto è cambiato in Medio Oriente. Specialmente per i cristiani. Assistiamo oggi all’erosione di comunità antichissime che rischiano di scomparire. Sono comunità così importanti per l’identità dei loro paesi che definirle «minoranze» appare riduttivo se non addirittura offensivo. Ma qual è la loro storia? Quale futuro attende i cristiani arabi in Palestina? Il multiconfessionalismo tradizionale del Medio Oriente è uno dei bersagli dei conflitti in corso. La millenaria convivenza di ebrei, cristiani e musulmani ha svolto un ruolo di garanzia del carattere plurale dei paesi in quest’area, sopravvissuta anche allo shock del 1948, con la nascita di Israele. Questo libro vuole rendere giustizia a una storia antica e attuale, con la preoccupazione che, se cade la convivenza multireligiosa in Palestina, potrà estinguersi in tutto il Medio Oriente. I segnali del declino ci sono da tempo. Ma se questo avvenisse, sarebbe una sconfitta per tutti, musulmani, cristiani ed ebrei insieme.
La mia lettura
“La croce e la kefiah”: sembra una contraddizione associare il simbolo del cristianesimo a quello della lotta nazionale palestinese. Eppure il primo ha preso le mosse in Palestina e la presenza dei cristiani, seppure oggi in graduale declino, è fondamentale per la storia della Palestina contemporanea, cosí come lo è stata in passato. Dopo le rivolte della Primavera araba tutto è cambiato in Medio Oriente. Specialmente per i cristiani. Occorre riflettere sulla storia dei paesi mediorientali alla luce delle trasformazioni in corso.”
Ho letto con grande interesse La croce e la kefiah della professoressa Paola Pizzo che racconta in brevi capitoli una storia complessa. Perché ha voluto occuparsi proprio dei cristiani arabi in Palestina? Perché è convinta che se dovesse venir meno questa convivenza il rischio potrebbe essere la completa “estinzione” della multi religiosità in tutto il Medio Oriente, è bene ricordare che la storia degli arabi cristiani è storia antica, comincia, difatti, molto prima di quella dell’Islam, ben sei secoli prima.
Chi sono gli ahl al–dhimmah, « gente del patto »?, Chi sono gli arabi cristiani? Da quando abbiamo cominciato a chiamare arabi gli arabi?
Per comprendere il delicato equilibrio che caratterizza questa convivenza è necessario approfondire non solo la storia ma anche quei processi che, senza seguire una traiettoria lineare e costante, hanno portato all’islamizzazione che conosciamo e che coinvolge persone e cose.
Oggi gli arabi cristiani sono circa il 2% della popolazione:
“Alcuni dati aggiornati al 2014 rilevati in vari settori, dalle attività socio-sanitarie a quelle educative, mostrano, al contrario, una sovraesposizione dei cristiani arabi in questi ambiti. Su 1800 scuole in Palestina, 65 sono gestite dai cristiani, vale a dire il 3,6%. Se si osservano le università il dato è ancora piú significativo. Su 13 università palestinesi, due sono state fondate e sono ancora gestite da comunità cristiane. Passando all’impegno sociosanitario, emerge in maniera piú evidente la presenza dei cristiani. I servizi sanitari sono offerti per ben il 30% dei casi da strutture cristiane di tutte le denominazioni, mentre ancora maggiore è la percentuale delle Ong che offrono uno spazio di impegno civile, dove la presenza di istituzioni dirette da cristiani sale al 54%, ma se si osserva soltanto quelle impegnate nella promozione dei diritti umani tale percentuale arriva all’80%”
Certo è che i cristiani arabi in tanti secoli hanno maturato una enorme capacità di sopportazione e di adattamento…
“Sono Ashab al-balad a pieno titolo sono i cristiani di Palestina che […] hanno lottato e sofferto per la loro terra assieme ai loro compaesani musulmani, trovandosi tuttavia a dover legittimare costantemente la loro identità di arabi e palestinesi e a dare continua prova di fedeltà alla causa nazionale.”
Oggi le basi della convivenza civile sono seriamente compromesse eppure il multiconfessionalismo è sempre stato insito nelle comunità medio orientali, i cristiani vivono in condizioni diverse in Egitto, in Siria, in Palestina, le Primavere Arabe hanno certamente smosso alcune cose e non sono nate con connotazioni religiose specifiche.
Che fine faranno i cristiani arabi? La loro presenza bimillenaria è destinata a continuare? Quanto pesa nascere e vivere con una mentalità “minoritaria”? E’ sufficiente la lunga storia che si portano sulle spalle queste persone per farli comunque sentire a casa in una terra sempre meno inclusiva?
La croce e la kefiah ci invita a riflettere e ad approfondire e mi viene in mente una frase di Sant’Agostino:
“Qualsiasi evento storico, per quanto nefasto possa essere, è sempre posto su di una via che porta al positivo, ha sempre un significato costruttivo”
La croce e la kefiah. Storia degli arabi cristiani in Palestina di Paola Pizzo
Salerno editrice
Pp 168 Brossura € 14,25