Diciamo che con o senza codice verde a Pechino il 18 ci arriviamo.
Dopo 21 gg di quarantena e pazza vita sociale e mondana i nostri amici in tuta bianca a righe blu (con i 27 gradi e 90% di umidità rabbrividisco per loro!) ci caricheranno su autobus speciali, verso una zona dell’aeroporto o stazione debitamente arredata di nulla ed ermeticamente sigillata dalle altre.
Lì, attenderemo il mezzo, dove per la prima volta verremo finalmente in contatto con la popolazione locale. Che emozione per noi paria! Chissà se i nostri compagni di viaggio saranno al corrente di sedere accanto a potenzialmente untori?!??!!
Entreremo allora nella nostra quarta settimana su suolo cinese, ma non ancora veramente libere di circolare. La quarta è la settimana di “health monitoring”: dovremo riportare la nostra temperatura due volte al giorno alla nostra “local community”, l’autorità di quartiere. Io potrò andare in ufficio, ma non partecipare a “large” meetings e gatherings e frequentare luoghi affollati (definizioni opinabili in una città di 21.9 milioni e passa). Le bambine non potranno ancora andare a scuola, solo il 27 dopo il decimo PCR.
Eh si perché da queste parti la principale fonte di sconcerto sono i cosiddetti “imported cases from abroad”: al 10 settembre 606 su 731 casi totali. Per visioni diverse, è interessante leggere la sezione COVID del China Daily, tra i maggiori quotidiani cinesi.
La storia di solito va così. C’era una volta la ricerca della causa del contagio perduta. Da un estratto dell’ultimo capitolo della saga, al momento in Fujian:
“The source of infection for two students from Putian’s Xianyou county who were initially identified is so far unknown, but preliminary studies suggest it is related to the Delta variant, with experts suspecting that the outbreak may be 😲 caused by a 😲 patient 😲 who recently returned 😲 to Putian from Singapore 😲😲😲. [Non vorrei essere nel poveretto!]
The patient, surnamed Lin and the father of a student in Xianyou, came back from Singapore on
August 4
[😲 😲 😲 primi casi confermati il 10 settembre 😲 😲 😲 ].
Upon arrival, Lin had undergone a 14-day quarantine in Xiamen and a seven-day home health monitoring during which Lin took nine nucleic acid and serologic tests, which were all negative. He only tested positive on Friday [= 10 settembre].”
Parliamo di cose serie, per favore.
Abbiamo finito Babybell, caciotta, pizzetta scrocchiarella, salame, insalatissima Riomare, barrette Kinder, Lindor. Il frigo piange. Noi pure. Come faremo questi ultimi 7 pasti???
P.S. I suggeritori da casa dicono che la lunghezza dei pezzi non e’ adeguata, troppo corti. Non mi hanno dato della “braccina” come da abitudine, solo perché’ in fondo provano (un po’?) di pena per noi tre chiuse in un 11 x 5 passi da 18 giorni e 18 notti. Comunque … troppa attività offusca il cervello 😉
Alla prossima puntata…
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Capitolo 1 – Due piccole Marco Polo ed io
Capitolo 2 – Pechino val bene una quarantena e…
Capitolo 3 – La perfetta valigia della quarantena
Capitolo 4 – “Ma sei proprio sicura di voler tornare laggiù?”
Capitolo 5 – E vai di quarantena…
Capitolo 6 – Il weekend in quarantena: Insalatissime e Justin
Capitolo 7 – Nel mezzo del cammin di nostra quarantena