La passione della destra per il feudalesimo

La difesa delle concessioni balneari perpetue e a basso costo conferma che quella feudale è la dimensione ideale della destra italiana: corporazioni, privilegi, chiusura del mercato, autarchia, perpetuità delle rendite, avversione per la concorrenza e i vincoli esterni. Una sottocultura politica di cui il Paese non ha bisogno  

“Spiagge e mercati italiani non sono in svendita”, ha tuonato Salvini dopo la sentenza del Consiglio di Stato che ha annullato la proroga delle concessioni balneari disposta dal Governo Conte.

“Si rassegnino i burocrati di Bruxelles e i loro complici: la Lega non ha mai permesso e non permetterà che il nostro lavoro e le nostre tradizioni vengano cancellati”, ha poi chiuso stentoreo.

Evidentemente il segretario leghista si riferiva alle tradizioni feudali del Medioevo: la spiaggia come un feudo assegnato dal signore locale e la concessione come atto di investitura del vassallo fedele.

Al bando ogni forma di concorrenza, ogni incentivo al miglioramento.

Una concezione della politica come vassallaggio in cui l’utente viene ridotto a un popolano qualsiasi, senza alcuna possibilità di incidere sulla qualità del servizio: anche se la qualità dell’offerta è bassa il gestore non ha infatti di che temere se il servizio è assicurato monopolisticamente.

Ecco le tradizioni di cui la Lega si fa portatrice. Non accorgendosi, peraltro, che la svendita del territorio consiste proprio nella perpetuità delle concessioni a canoni irrisori e senza gare.

Sacche di privilegio che nutrono bacini di voti in cui la politica sguazza a suon di feste e favori.

Si tratta, infatti, di vaste aree di spiaggia riservate negli anni ad attività commerciali a fronte di scarsissimi contributi in favore delle rispettive comunità locali: la svendita viene garantita per legge, non messa a rischio da Bruxelles.

Su lunghezze non molto diverse Giorgia Meloni, per la quale la sentenza rappresenterebbe “un colpo mortale per il turismo balneare italiano” e Maurizio Gasparri e Massimo Mallegni di Forza Italia, per i quali “la sentenza del Consiglio di Stato rischia di essere letale per tante aziende tipicamente italiane e per tante famiglie che hanno reso questo settore un vero e proprio fiore all’occhiello del turismo e dell’economia italiana”.

Come se gli stabilimenti e i posti di lavoro fossero destinati a scomparire improvvisamente. Il che, ovviamente, non è a rischio.

Anzi: l’apertura alle gare apporterà nuove risorse, nuovi investimenti e nuovi posti di lavoro.

Ciò che è destinato a scomparire è semmai il barbaro sistema di privilegi che la politica, pressoché trasversalmente, ha allestito attorno alle spiagge: la fine del feudalesimo balneare.

Solo uno dei tanti feudalesimi che caratterizzano questo Paese.

Il dato politico è che quella feudale è diventata dichiaratamente la dimensione ideale della destra italiana: difesa delle corporazioni, dei privilegi acquisiti e delle incrostazioni più profonde, chiusura del mercato, autarchia, allergia per i vincoli esterni (a partire dallo stato di diritto), perpetuità delle rendite.

Un’altra sfumatura – il feudalesimo – della sottocultura politica che chiamiamo sovranismo.

Liberare l’Italia dal vassallaggio dovrebbe essere la missione di chi crede nella libertà.

Quella vera.

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