Ieri la CGIL di Maurizio Landini ha manifestato a Roma sostenendo una posizione vergognosa e pelosa: la “neutralità attiva” nei confronti dell’invasione russa in Ucraina. Talmente iniqua e inadatta come posizione, da portare il direttivo della CISL di Luigi Sbarra a ritirare ufficialmente il suo appoggio al corteo, per altro puntinato (o dovrei forse scrivere putinato) di neo-comunisti neo-staliniani che hanno manifestato contro la NATO, sconfessando così la famosa e lungimirante posizione di Enrico Berlinguer del 1976, illustrata nella celeberrima intervista a Giampaolo Pansa sul Corriere della Sera.
Alla CGIL di Landini preferisco quella di Di Vittorio
Ma il “dolce Enrico” non è l’unica icona dell’ideologia della sinistra comunista italiana a essere stata ripudiata dalla manifestazione della CGIL di Landini. L’altra icona è, appena, Giuseppe Di Vittorio, già bracciante agricolo, poi padre costituente, deputato del Regno d’Italia per il Partito Socialista Italiano e poi della Repubblica per il PCI, nonché fondatore e segretario generale della CGIL dal 3 giugno 1944 al 3 dicembre 1957, giorno della sua morte.
“La Segreteria della Cgil – recita il comunicato ufficiale – di fronte alla tragica situazione determinatasi in Ungheria, sicura di interpretare il sentimento comune dei lavoratori italiani, esprime il suo profondo cordoglio per i caduti nei conflitti che hanno insanguinato il paese. La Segreteria confederale ravvisa in questi luttuosi avvenimenti la condanna storica e definitiva di metodi di governo e di direzione politica ed economica antidemocratici, che determinano il distacco fra dirigenti e masse popolari. Il progresso sociale e la costruzione di una società nella quale il lavoro sia liberato dallo sfruttamento capitalistico, sono possibili soltanto con il consenso e con la partecipazione attiva della classe operaia e delle masse popolari, garanzia della più ampia affermazione dei diritti di libertà, di democrazia e di indipendenza nazionale”.
“L’evolversi positivo della situazione in Polonia – prosegue il documento – ha dimostrato che soltanto sulla via dello sviluppo democratico si realizza un legame effettivo, vivente e creatore fra le masse lavoratrici e lo Stato popolare. La Cgil si augura che cessi al più presto in Ungheria lo spargimento di sangue e che la nazione ungherese trovi, in una rinnovata concordia, la forza di superare la drammatica crisi attuale, isolando così gli elementi reazionari che in questa crisi si sono inseriti col proposito di restaurare un regime di sfruttamento e di oppressione. In pari tempo la Cgil, fedele al principio del non intervento di uno Stato negli affari interni di un altro Stato, deplora che sia stato chiesto e si sia verificato in Ungheria l’intervento di truppe straniere”.