VENEZIA – Patrimoniale. C’è poco da fare: quando si parla di nuove tasse, specie di questi tempi, il Veneto che già ne versa a Roma più di quelle che gli ritornano non reagisce bene. Ma la proposta lanciata da Franca Porto, segretario Cisl veneto, ha un suo perché preciso: la crisi lascerà a casa ancora più gente, servono risorse per ridare fiato alle imprese, soldi pubblici non ce ne sono e allora è una questione di giustizia chiedere a chi ne ha. Non lo fa lo Stato? Lo faccia la Regione, propone il sindacato.
«L’idea della Cisl è assolutamente stimolante. Io – replica pronto il governatore veneto Luca Zaia (Lega) – non ho mai fatto mistero di essere a favore della patrimoniale: quando si è in difficoltà a dover dare di più è chi ha disponibilità. A livello nazionale andrebbe messa a regime, come accade in altri Paesi».
«La proposta di Franca Porto è mirata nella direzione di una patrimoniale che abbia come scopo l’aiuto alle imprese, e soprattutto la possibilità di dare lavoro ai giovani, perché qui davvero stiamo vivendo il rischio di avere un’intera generazione di giovani disoccupati. L’ipotesi può essere valutata, ma dovrei essere in grado di compensarla con un abbattimento di altre tasse, cosa che per il Veneto è difficile perché già come scelta politica nostra abbiamo ridotto al lumicino il prelievo fiscale della Regione sui veneti, visto che già ci pensa Monti. Bisogna trovare il modo di valutare questa proposta senza che a pagare siano sempre i soliti, visto che una patrimoniale andrebbe probabilmente per il 70-80% a caricarsi su partite Iva. Comunque con queste due condizioni, e cioè che si riesca anche a ridurre altre pressioni fiscali, e che l’incasso sia destinato a creare posti di lavoro per giovani, l’idea è interessante e va valutata la sua fattibilità anche dal punto di vista delle norme attuali. Ne discuteremo al tavolo del Patto per il Veneto».
«La proposta della patrimoniale è l’unico punto su cui dissento dall’interessante intervista di Franca Porto che pone temi molto pragmatici e incisivi», dice invece l’assessore regionale al lavoro Elena Donazzan (Pdl) . «Io ritengo che prima di parlare di nuove tasse si possa parlare invece di ulteriori tagli alla spesa, questo sia a livello nazionale che a livello regionale. La spesa va razionalizzata, e vanno definite priorità anche a livello di Regione Veneto. È un tema che si potrà discutere al Tavolo per lo sviluppo veneto che si riunisce a metà settembre: noi assessori, su invito del presidente Zaia ci stiamo preparando rispetto al cronoprogramma concordato. Ma va anche detto che a quel tavolo vanno definite priorità: si deve decidere tutti insieme dove tagliare e dove concentrare le risorse, e non posso sottrarmi al dovere di dire che per me la priorità è per il settore produttivo e il manifatturiero. Bisogna defiscalizzare gli investimenti per le imprese, anche artigiane, se non non ne faranno più. Prima di parlare di patrimoniale, parliamo di tagli: e visto che in Veneto ci stanno tartassando con controlli fiscali, chiedo che le somme recuperate vadano a sostegno dello sviluppo del manifatturiero».
«Secondo me purtroppo la Regione non può far leva fiscale diretta sui patrimoni, perché può utilizzare solo Irpef o Irap. Mi sembra però che Franca Porto – dice il consigliere regionale Stefano Fracasso (Pd) – miri a indicare che c’è una possibile via di uscita dalla crisi a livello regionale: la sostanza è che se il Veneto può trovare il modo di abbassare le tasse per le imprese, magari appunto tramite la patrimoniale, si possa aprire una via d’uscita regionale dalla crisi. Mi spiace, ma non mi sento di concordare: questa crisi ha una dimensione globale a fronte della quale non mi pare ci siano possibili scorciatoie locali. E d’altra parte non se anche riuscendo a ridurre la tassazione delle nostre imprese per l’1-2% non credo che si riesca a salvare il Veneto rispetto a questa Italia e a questa Europa: è una tempesta globale. Noi piuttosto come Pd premiamo da sempre perché la patrimoniale si faccia a livello nazionale, perché di certo oggi il carico fiscale per le imprese è troppo altro. Altrimenti la patrimoniale locale c’è già: l’Imu. Se peraltro la Cisl vuole dire che è il momento di spingere l’acceleratore dell’autonomia, e che il Veneto si deve misurare con l’assunzione di maggiori responsabilità di autogoverno, penso proprio che questa sia l’occasione per spingere sull’attuazione del cosiddetto “federalismo a geometria variabile”, ma dov’è finito questo obiettivo proclamato dalla giunta Zaia?».
«Prima di parlare della patrimoniale – valuta il consigliere regionale Raffaele Grazia (Udc) – sicuramente bisognerebbe che qualcuno in Regione faccia ammenda del fatto che non ha applicato l’addizionale Irpef. È dal 2010 che (giunta Galan) è stata eliminata l’addizionale, e se si fanno i conti significa che il Veneto ha rinunciato a 450 milioni di euro. Prima di fare verifiche normative sulla patrimoniale, che non so quanto sia applicabile, secondo me quindi è meglio valutare l’addizionale Irpef, naturalmente a carico di redditi medio-alti e non certo bassi».
«Quello che ci dicono i dati Istat – commenta il coordinatore veneto on. Giorgio Conte (Fli) – è che le tasse locali in 15 anni sono più che raddoppiate, mentre quelle nazionali sono salite solo del 5%. Ora posso pensare che si decida di andare a mettere mano sui grandi patrimoni come “elemento di sfogo” per cercare liquidità per uno Stato che ha la necessità di sostenere lo sviluppo e l’economia, ma sono meno d’accordo se si pensa di attuare una cosa del genere a macchia di leopardo. L’Italia è unita a un unico destino: gli sforzi locali rischiano di perdere significato nei meandri di un’economia che è nazionale. Se non risponde tutto il Paese, non è che può farcela da solo il Veneto. Invece la questione della patrimoniale sulle rendite finanziarie (perché già l’Imu è una patrimoniale diffusa sugli immobili) o del modo comunque da trovare per avere risorse da investire nella crescita dell’Italia, saranno di sicuro temi della campagna elettorale per il nuovo governo».
«Va verificata la possibilità che la Regione applichi una patrimoniale – commenta l’assessore regionale Roberto Ciambetti (Lega) – e comunque noi come Regione abbiamo dimostrato su addizionale Irpef, ticket e altro di combattere con Roma per far abbassare le tasse, non per alzarle. Come leva utilizzabile c’è l’Irpef, ma appunto non è più la stessa cosa di un contributo da chiedere a chi ha grandi patrimoni. Se l’invito della Cisl poi è perché si attui un federalismo fiscale più ampio, posso solo dire ‘magari!’. Nei fatti il governo ha bloccato il federalismo».
«La patrimoniale regionale? C’è già», risponde deciso il presidente del Consiglio regionale Clodovaldo Ruffato (Pdl) che il 22 agosto ha tracciato il bilancio di metà legislatura per l’assemblea di palazzo Ferro Fini. «C’è l’Imu, l’Imposta unica a livello comunale, che è già una patrimoniale sugli immobili applicata a tutti: basterebbe che il Governo accettasse di lasciarla tutta qui, invece di prendersene una gran fetta, e già il Veneto avrebbe le risorse che gli servono per dare un contributo allo sblocco dell’economia».
* Pubblicato su Il Giornale di Vicenza