«Ma quale curriculum? Io non sono stato contattato da nessuno. Figuriamoci se mi ha chiamato Silvio Berlusconi». Uno dei tanti giovani amministratori locali del Pdl risponde al telefono con stupore. La reazione è la stessa per tutti gli altri.
Eppure secondo alcune indiscrezioni il Cavaliere avrebbe già dato il via al casting. Un primo screening di candidati durante i mesi estivi, poi a settembre i colloqui a Palazzo Grazioli. Una vera e propria operazione di reclutamento per selezionare i nuovi volti del partito. Oggetto del desiderio: i giovani già in campo sul territorio, spesso con importanti responsabilità istituzionali, da arruolare in vista delle prossime Politiche. Con particolare attenzione alla qualità degli eletti. Gente in gamba, sveglia, che ha fatto la gavetta.
Peccato che i diretti interessati non ne sappiano nulla. «Io non ho inviato nessun curriculum – racconta Alessandro Colorio – E nessuno me l’ha chiesto». Trentadue anni, Colorio è il coordinatore regionale del Lazio di Giovane Italia, il movimento giovanile del Pdl. Eletto qualche anno fa al Consiglio del secondo municipio di Roma, vanta una comparsata nel video musicale “Meno male che Silvio c’è”. «La verità? Non credo neppure di essere pronto per andare in Parlamento. Secondo me prima di essere candidati alla Camera si dovrebbe avere alle spalle almeno due mandati in due diversi enti locali. Sennò dove va a finire le meritocrazia?». Colorio è uno dei giovani amministratori locali più “lealisti”. «Non credo che si debbano cacciare tutti parlamentari solo perché stanno lì da tanto tempo. Mi sembra una cosa alla Grillo. Va bene il ricambio generazionale, ma l’esperienza conta ancora qualcosa».
E i formattatori del Pdl? I giovani guidati dal sindaco di Pavia Alessandro Cattaneo che danno pagelle – con voti bassissimi – ai dirigenti e chiedono con insistenza più spazio? «Secondo me hanno un atteggiamento sbagliato», dice Colorio. Si scopre così che l’universo giovanile pidiellino è diviso in due. Da una parte i rottamatori, i critici. Dall’altra gli amministratori più allineati. «Siamo quelli preparati, affidabili, che vogliono essere valorizzati, ma non pretendono per forza un posto in Parlamento» racconta uno di loro. Per non far torto a nessuno, finora il Cavaliere si è astenuto dal chiamare entrambi.
«A maggio Angelino Alfano ci aveva promesso che avrebbe fatto un viaggio in Italia per scoprire i giovani talenti Pdl. Ci ha raccontato una balla». Andrea Di Sorte, 28 anni, è uno degli ideatori di Formattiamo il Pdl. Assessore al comune di Bolsena, vicino Roma, da circa tre anni è il presidente dei giovani Anci. «Noi amministratori locali under 35 del Pdl saremo 5-6mila – racconta – Più 15 sindaci under 30. Ebbene, di queste persone nessuno è stato chiamato dai vertici del partito. Lo avrei saputo».
«L’ho letta anche io questa storia dei casting» racconta Riccardo Memeo, 31 anni, consigliere comunale a Barletta e coordinatore della Giovane Italia in Puglia. «Se devo essere sincero io non sono stato contattato. Per carità, sappiamo che c’è attenzione da parte del presidente Berlusconi in vista di un forte ricambio dei gruppi parlamentari, non solo generazionale. Ma come avverrà questa selezione proprio non lo so». Memeo, altro “fedelissimo”, non è un appassionato dei giovani rottamatori. «Io sono in questo partito da una vita. Ho iniziato a militare in Forza Italia quando avevo quindici anni. Non solo politica, certo. Nel frattempo ho studiato e sono diventato cardiologo. Questi formattatori vengono da un percorso diverso. Non so quanto consenso possano esprimere sul territorio. Per qualcuno cercano solo di sfruttare un periodo in cui va di moda parlare di rinnovamento per ottenere un po’ di visibilità mediatica e strappare un paio di posti in Parlamento». La nuova classe dirigente? «Non c’è bisogno di fare casting improvvisati. I dirigenti dovrebbero essere in grado di cercare in casa propria i giovani da valorizzare».
Andrea Di Sorte non è d’accordo. «Ma quali posti in Parlamento. Noi stiamo bene dove stiamo, la nostra è una battaglia in prospettiva. I giovani amministratori locali del Pdl sgomitano, tutti. Nessuno è contro il rinnovamento. Il malessere è generale. Chi non si lamenta della gestione del partito evidentemente sta aspettando qualcosa da qualcuno. Oppure ha già ricevuto un incarico».
Galeazzo Bignami, 36 anni, è un consigliere regionale del Pdl in Emilia Romagna. Ex An, alle ultime elezioni ha raccolto oltre 13mila preferenze. Un record. È stato il più votato di tutto il Consiglio. «Per ora nessuno mi ha chiesto nulla» spiega. «Intendiamoci, per quanto riguarda il rinnovamento dei gruppi parlamentari molto dipenderà dal nuovo sistema elettorale. Una parte dei deputati Pdl dovrà essere cambiata, ma molti di quelli che hanno lavorato bene dovranno essere riconfermati». Bignami non si considera un “lealista” del partito. La sua posizione è piuttosto critica. Lo scorso maggio, dopo i risultati delle amministrative, ha organizzato un’iniziativa politica dal titolo “Fuori”. Diventando presto, almeno per la stampa, uno dei “rottamatori del Pdl”. «Chi è più allineato sarà avvantaggiato al momento delle selezioni? Non ho ragionato in base alla mia carriera. Sono libero e soddisfatto della mia posizione di consigliere regionale».
Colloqui a Palazzo Grazioli in vista? «Ho fatto due mandati in Consiglio comunale, un mandato in Consiglio regionale. Vogliono il mio curriculum? Lo chiedessero ai cittadini. Se qualcuno pensa ancora di fare politica con i curriculum la vedo molto difficile…».