«Per chi, come me, crede nel libero mercato questi sono tempi molto duri. Non passa settimana senza un nuovo scandalo» scrive l’economista con base a Chicago, Luigi Zingales, commentando su Il Sole 24 Ore il caso Libor. E i tempi sono duri non solo per lui, ma per tutti quegli economisti che in questi anni hanno trattato il mercato come un Dio, salvo poi tacere, o quasi, davanti alla constatazione sempre più evidente che invece il mercato è umano, umanissimo, anzi, a tratti disumano. Chicago era diventata il Vaticano di una chiesa che di questa idolatria ha fatto la propria ragione, o forse meglio, la propria religione.
Con gli esiti che conosciamo: in seguito alla fusione fra Citicorp e Travelers, da cui nacque Citigroup, si è arrivati alla cancellazione del Glass-Steagall act sostituito dal Gramm-Leach-Billey act che legittimò la nascita di grandi conglomerati finanziari. Mentre l’allora segretario al Tesoro Usa Larry Summers, sempre in nome di un libero mercato divinizzato, si opponeva a qualsiasi regolamentazione dei derivati.
Una sequela di errori di cui stiamo pagando il prezzo e che prezzo. Nella seconda metà del 2011, il nozionale dei derivati Otc era ancora di 648 trilioni di dollari (fonte Bis), mentre il Pil mondiale nel 2011 è stato di 69, 9 trillioni (fonte World Bank), un rapporto di circa 9 volte. In pratica i derivati sono pari alla quantità di ricchezza prodotta in un anno in tutto il mondo, moltiplicata per dieci: una vera e propria follia. Ma non solo. Lo stesso Sandy Weill che nel 1998 diede vita a Citigroup, ora dice che fu un errore che ha portato il mondo nella trappola del “too big too fail” e invoca lo spacchettamento dei grandi conglomerati. Tutte cose che alcuni denunciavano ma, almeno fino allo scoppio della crisi nel 2007, la loro opinione era vox clamans in deserto.
Insomma davanti ad una situazione che è diventata quello che soprattutto qui in Europa abbiamo davanti agli occhi tutti i giorni, davanti a quello che Harold James di Princeton chiama l‘Eurodämmerung, il crepuscolo dell’euro, davanti ad un rincorrersi senza sosta di mercati senza bussola e scandali finanziari, quegli economisti che avevano fatto di un mercatismo acritico la loro bussola, per essere credibili dovrebbero spendere qualche parola sull’effetto di quelle teorie che hanno acriticamente propagandato per così tanti anni.
L’economia mondiale di certo non si riprenderà mai fino a quando gli attuali squilibri finanziari non saranno in gran parte eliminati e sostituiti con poche e chiare regole che presiedano tassativamente al corretto funzionamento dei mercati, almeno nel mondo occidentale. Ma anche la teoria economia farà fatica a riprendersi fino a quando non riconoscerà i suoi limiti, e soprattutto, nel caso della scuola di Chicago, i suoi errori.
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