«La fine del tunnel si avvicina, si intravede la luce della ripresa». Intervenendo al meeting di Rimini il presidente del Consiglio Mario Monti veste i panni del capotreno. E annuncia con ottimismo l’approssimarsi dell’obiettivo. Il buio che incombe sul convoglio italico sta per dissolversi. Dopo mesi di preoccupazioni e stime al ribasso, il Paese torna a vedere – seppure da distanza considerevole – il sole. Non se n’era accorto nessuno. Evidentemente in galleria doveva esserci una curva. Una bella sorpresa per chi da mesi vive con angoscia il dramma della situazione economica mondiale. E pensare che ad aprile la gravità della crisi aveva persino portato l’esecutivo a temere per «la tenuta economica e sociale del Paese». Costringendolo a imporre «brutali sacrifici» agli italiani.
Com’era lontana la fine del tunnel lo scorso febbraio. Quando, proprio a causa dell’imprevedibilità della crisi economica, il premier Monti ha deciso di rinunciare alla candidatura per i Giochi olimpici del 2020. L’operazione «potrebbe mettere a rischio i denari dei contribuenti» spiegava allora il Professore. «Non ci sentiamo di prendere un impegno finanziario che potrebbe gravare in misura imprevedibile sull’Italia dei prossimi anni». Era il periodo dei sacrifici, appena varati i primi provvedimenti “lacrime e sangue” del governo tecnico. «Sarebbe irresponsabile dire di sì alle Olimpiadi». Una scelta sacrosanta, allora. Chi poteva immaginare che solo sei mesi più tardi il premier avrebbe avvistato la luce in fondo alla galleria?
Già qualche settimana dopo, le prospettive economiche del Paese sembravano leggermente migliorate. È il 13 marzo quando, incontrando la cancelliera tedesca Angela Merkel a Palazzo Chigi, Mario Monti spiega che «la crisi finanziaria più acuta sembra decisamente migliorata». Un improvviso bagliore all’orizzonte? Tutt’altro. Davanti al partner germanico il presidente del Consiglio ammette che «non ci si può rilassare». Altro che fine del tunnel. «L’Italia non ha superato l’emergenza». Semmai il governo è solo riuscito «ad arrestare la tendenza tettonica in direzione sud orientale, che stava portando l’Italia verso la penisola ellenica».
Bastone e carota. Una sferzata di ottimismo agli interlocutori internazionali e un severo ammonimento agli italiani. E così il 2 aprile, prendendo la parola al Boao Forum for Asia, la Davos dell’estremo oriente, Monti chiede a una stupita platea «di rilassarsi un po’ circa la crisi dell’Eurozona». Crisi peraltro già «superata». Nessun accenno alla fine del tunnel. Ma forse solo perché in Asia la metafora rischiava di non essere compresa. A dispetto di tanta fiducia, in quelle settimane lo spread continua a crescere. Quando il differenziale Btp-Bund supera i 400 punti Monti è in Egitto. «Non ci sono ragioni specifiche italiane – avrebbe allora spiegato Monti – Stiamo pagando, di rimbalzo, la crisi spagnola». Il tempo di una risentita replica del premier iberico Mariano Rajoy e da Palazzo Chigi arriva la smentita: «Si precisa che il presidente del Consiglio, pur seguendo con attenzione l’evoluzione dello spread, non ha in questi giorni commentato né direttamente né indirettamente le cause che ne sarebbero all’origine».
Intanto la crisi continua a mordere. Qualche settimana dopo, l’umore del governo torna nero. Presentando alla stampa il Documento economico e finanziario l’esecutivo torna a parlare con preoccupazione dell’emergenza. L’Italia deve lottare per «evitare un drammatico destino come quello della Grecia». Le condizioni del Paese «sono difficili». Le conseguenze della crisi «drammatiche». «È stato evitato uno shock distruttivo – spiega Monti – ma non possiamo aspettare che la tempesta passi». In fondo alla galleria, solo buio. «La congiuntura internazionale, come indicato dal Programma di stabilità, resta debole e incerta. Sul piano interno la crescita non tornerà fino al 2013».
Anzi, la situazione è talmente grave che pochi giorni più tardi il premier lancia un accorato appello al Paese. Durante le celebrazioni del 25 aprile Mario Monti chiama a raccolta gli italiani per superare la crisi economica. Un impegno «meno grave e meno drammatico» della liberazione dal nazifascismo. Ma che richiede «la stessa complessità corale di impegno».
Arriva il mese di maggio. Lo spiraglio di luce in fondo al tunnel è ancora un’ipotesi. A fotografare lo stato del Paese stavolta è il ministro dello Sviluppo economico Corrado Passera. Intervenendo all’assemblea di Rete Imprese Italia l’esponente di governo spiega che «il disagio sociale e diffuso legato alla mancanza di lavoro in Italia è più ampio di quello che dicono le statistiche. È a rischio la tenuta economica e sociale del Paese». Più che un monito, un allarme rosso. È lo stesso Monti a dover intervenire. Con una lettera al Quirinale per celebrare il sesto anniversario dell’elezione di Giorgio Napolitano, il Professore ammette la gravità della situazione. «Il Paese sta attraversando una fase difficile della sua storia». Ma, prova a tranquillizzare gli italiani, «ce la farà. Perché è proprio nei momenti di difficoltà che emerge lo spirito di una nazione forte e capace di guardare lontano».
Il momento è drammatico. Anche per questo è stato chiamato a Palazzo Chigi un governo tecnico. Monti ne è consapevole. A fine maggio in una lunga intervista al programma de La7 “Piazza Pulita”, il presidente del Consiglio quasi si scusa con i concittadini. «Chiedo agli italiani comprensione – le parole davanti al giornalista Corrado Formigli – se siamo stati talvolta un po’ brutali nel richiedere sacrifici». Nel finale di trasmissione l’inattesa ammissione. «Penso che usciremo presto fuori dal tunnel» si lascia scappare Monti. Finalmente si intravede l’agognato spiraglio di luce? No. Monti si corregge. L’Italia uscirà dalla galleria, «anche se non saprei dire quando».
Intanto lo spread continua a salire. I mercati non danno tregua al Paese. E così il 12 giugno Monti è costretto a convocare a Palazzo Chigi, per l’ennesima volta, i leader dei principali partiti italiani. Ci sono Pierluigi Bersani, Angelino Alfano, Pier Ferdinando Casini. «Il presidente del Consiglio – spiega una nota ufficiale del governo – è preoccupato dalla situazione di emergenza causata dall’evoluzione dei mercati finanziari internazionali». Che la situazione sia estremamente pericolosa lo chiarisce pochi giorni dopo lo stesso Monti. Parlando alla Camera alla vigilia del Consiglio europeo di fine giugno, il Professore chiede il sostegno della politica. «È un momento carico di preoccupazione per il futuro dell’Europa – le sue parole a Montecitorio – ed è importante che l’Italia arrivi al negoziato del Consiglio Ue, difficilissimo, con la forza di un tandem parlamento-governo».
Neppure i buoni risultati ottenuti a Bruxelles riescono a rasserenare il clima. A fine luglio l’ultimo confronto tra Monti e i leader politici prima delle vacanze. «Con Monti – rivela il Pd Bersani – abbiamo riflettuto assieme sulla situazione generale, che è molto preoccupante». A deputati e senatori viene chiesto di non allontanarsi troppo. Possono andare al mare con la famiglia, ma devono essere pronti a precipitarsi a Roma qualora l’emergenza economica lo richieda. A metà agosto, da Rimini, l’insperata notizia. La crisi è passata. «Vedo avvicinarsi il momento in cui se ne esce».