Silvio Berlusconi non ha deciso. La sua prossima candidatura alla guida del Pdl è probabile, ma non ancora certa. Il Cavaliere non sembra essersi entuasiasmato troppo all’idea di giocare da protagonista una sesta campagna elettorale. Tuttavia, questi i consigli degli esperti di fiducia, la sua presenza è l’unica variabile in grado di evitare la sconfitta. Gli ultimi dubbi che restano sono legati alla futura legge elettorale. Ma anche alla temuta offensiva giudiziaria che a Palazzo Grazioli temono possa accompagnare la nuova discesa in campo. «Una cosa è certa – racconta chi lo ha sentito – se Berlusconi si lancia in campagna elettorale, lo fa per vincere».
Non è una battuta. Nel Pdl credono ancora alla possibilità di tornare al governo. Da mesi i sondaggisti, i giornali e gli avversari politici raccontano un partito ormai allo sbando. Vittima sacrificale del Pd di Bersani, pronto a sbancare le urne. La candidatura dell’ex premier è stata considerata poco più di una boutade. «Per noi sarà più semplice la vittoria» spiegava con sprezzo la presidente democrat Rosy Bindi solo pochi giorni fa. E se qualcuno avesse sottovalutato le potenzialità del Cavaliere?
Le analisi sulle intenzioni di voto degli italiani fotografano un dato evidente. Dopo un rilevante crollo di consensi, il Pdl sembra aver arrestato la corsa verso il baratro. Il partito del Cavaliere naviga intorno al 20 per cento, qualche punto in più rispetto ai sondaggi di inizio estate. Mentre il Partito democratico vale circa 25 per cento. Un distacco preoccupante per il centrosinistra, soprattuto dal punto di vista scaramantico. Nel 2006 Silvio Berlusconi aveva recuperato in campagna elettorale – all’epoca lo sfidante era Romano Prodi – esattamente lo stesso svantaggio. Indietro di 5 punti, alla fine la coalizione guidata da Forza Italia arrivò al pareggio dei voti validi per Montecitorio, superando addirittura il centrosinistra al Senato (l’Unione di Prodi la spuntò grazie al complicato sistema di attribuzione del premio di maggioranza).
Impossibile dire oggi se il Cavaliere sarebbe in grado di una simile rincorsa. «Non si possono fare paragoni prima di sapere quale sarà la prossima legge elettorale – spiega il direttore di Ipr Marketing Antonio Noto – Ma se dobbiamo calcolare i rapporti di forza tra le coalizioni, il centrosinistra (Pd, Sel, Verdi e Socialisti, ndr) parte con un vantaggio di almeno dieci punti percentuali». Diverso il discorso se, come sembra, la riforma del Porcellum attribuirà un premio di maggioranza solo al primo partito. In quel caso la distanza tra Berlusconi e Bersani sarebbe addirittura dimezzata.
E poi c’è il Cavaliere. Tra i suoi sono in molti a confidare nelle abilità di comunicatore dell’ex premier. «Se si candiderà lui – raccontano dal Pdl – abbiamo qualche chance di vittoria». Le possibilità di successo pidielline a dire il vero non sono troppe (più facile che il partito riesca a raggiungere un consenso simile a quello degli avversari così da rendere obbligatoria una nuova fase della grande coalizione). Tutte, però, passano obbligatoriamente dalla campagna elettorale. Meglio se lunga e pianificata. Ecco perché Berlusconi avrebbe convinto i dirigenti Pdl a prendere tempo sulla nuova legge elettorale. Un modo come un altro per bloccare sul nascere ogni tentazione di andare al voto già a novembre. Gli argomenti da usare nella sfida elettorale con Bersani sono diversi. Berlusconi si sarebbe già confrontato con alcuni economisti per mettere a punto il suo programma. Si torna al vecchio sogno della rivoluzione liberale. Probabile un nuovo progetto per ridurre le tasse (Angelino Alfano ne ha parlato più volte nelle ultime settimane). E poi c’è lo spauracchio della patrimoniale. La tassa già anticipata da Bersani, su cui il Cavaliere conta di giocare buona parte della sua campagna.
«Certo, l’impresa è ardua – continua Noto – Berlusconi ha disilluso gran parte dei suoi elettori. Non so quanto possa sperare di recuperare puntando su vecchie promesse». Molto, secondo il sondaggista, si deciderà con il discorso di ricandidatura che l’ex premier sta preparando in questi giorni. Un annuncio stile “L’Italia è il Paese che amo…”, la sua prima discesa in campo. «Riuscirà a convincere una parte degli elettori che lo hanno abbandonato? Lo potremo capire solo in seguito». Da non trascurare l’ipotesi che il Cavaliere abbia preparato un nuovo colpo a sorpresa. Un po’ come nel 2006, quando alla fine della campagna elettorale annunciò che in caso di vittoria avrebbe abolito l’Ici sulla prima casa. «Anche stavolta – spiega Nota – qualcosa si inventerà di sicuro».
Nel frattempo sono arrivati a Palazzo Grazioli alcuni doni inattesi. Il Partito democratico ha offerto al Cavaliere un paio di ottimi spunti elettorali per tentare il sorpasso. Anzitutto lo scontro tra Pier Luigi Bersani e Beppe Grillo, che molti esperti di comunicazione considerano un boomerang potenzialmente pericoloso per il segretario Pd. Noto non è d’accordo: «Personalmente credo che questo sia un falso problema. Tutto quello che Grillo poteva prendere al Pd in termini di consensi lo ha già preso». Più vantaggiosa per il Cavaliere, semmai, l’immagine di una difficile alleanza di governo che spazi da Vendola a Casini. Un accordo con il centro e la sinistra che rischia di lasciare insoddisfatti diversi elettori del Pd. E che potrebbe spingere qualche indeciso a puntare su una coalizione, almeno sulla carta, più coesa.
Intanto Berlusconi sta per dare il via alla caccia all’elettorato perso per strada. Si parla di quasi un 20 per cento di voti (nel 2008 il Pdl vinse le elezioni conquistando il 37 per cento delle preferenze). Tra gli ex elettori pidiellini una percentuale minima ha seguito Gianfranco Fini. Una parte minoritaria ha cambiato partito alle ultime amministrative: scegliendo più spesso Beppe Grillo e non l’Udc di Pier Ferdinando Casini. Ma la grande maggioranza ha scelto la strada dell’astensionismo. «Sono i più arrabbiati, i delusi» dice il direttore di Ipr Marketing. Molti esperti sono convinti che difficilmente questa fetta di elettorato potrà tornare a votare per il Cavaliere. Eppure a Palazzo Grazioli si punta proprio su di loro. «Il problema è la credibilità del marchio Berlusconi – conclude Noto – In campagna elettorale l’ex premier dovrà fare i salti mortali per riconquistare i voti persi». Tra i berlusconiani c’è chi è convinto che sia possibile.