«Nel 2013 puntiamo ancora a un governo di larghe intese. Insieme a tutte le forze che sostengono con convinzione l’esecutivo». L’ex segretario Cisl Savino Pezzotta, deputato dell’Udc, pensa già al dopo Monti. Nessun pregiudizio su Sel, ma Nichi Vendola «deve decidere da che parte stare. Noi l’abbiamo già fatto, il problema non è più nostro». Nessuna apertura sui temi etici: «Il matrimonio per noi resta solo quello previsto dalla Costituzione. Non è integralismo, ma difesa dei valori». Nel progetto che Pezzotta immagina forse c’è ancora posto per una parte del Popolo della libertà. Ma l’ex sindacalista non risparmia qualche stoccata ai berlusconiani: «Mi fa sorridere che si accorgano di noi solo adesso. Sul piano etico non prendiamo lezioni da nessuno, specie da chi ha votato in Parlamento la tesi che Ruby fosse la nipote di Mubarak».
Ieri l’accordo tra Bersani e Vendola. Si discute anche tra i moderati?
Sì, e non da adesso. Stiamo lavorando da molto tempo per costruire un fronte centrista. D’altronde questo è il nostro compito.
Con quale obiettivo?
Il nostro progetto è chiaramente quello di continuare il processo di risanamento del Paese avviato da Mario Monti. Un percorso che non si può ancora definire concluso.
A chi vi rivolgete? È già in piedi un asse progressisti-moderati?
I nostri principali interlocutori sono tutti quelli che hanno dato un convinto sostegno a questo governo. Non quelli che proseguono con continui stop and go.
Pensa al Pdl?
Sicuramente penso al Pdl. Non dimentichiamo che il Popolo della libertà ha diverse responsabilità rispetto alla crisi che stiamo vivendo. Ma noi continuiamo a dialogare con tutti.
Sicuramente con il Partito democratico.
Nell’Udc guardiamo a Pier Luigi Bersani con molta attenzione. È una persona seria e capace.
Per Fabrizio Cicchitto rischiate di fare la fine dell’Udeur di Mastella.
Mi fa sorridere che quelli del centrodestra si accorgano solo adesso che esiste l’Udc. Fino a ieri non sapevano nemmeno che c’eravamo. Oggi parlano solo di noi. Mi fa piacere, ma forse è un po’ troppo tardi.
Un accordo con Bersani prevede un’intesa anche con Sel. Non proprio un partito che sostiene Monti.
Spesso si dimentica che in diverse realtà del Paese già esiste un’alleanza tra il fronte progressista e riformista e quello moderato. Intendiamoci: noi comunque abbiamo una nostra identità e personalità. E non sono in vendita.
Nella carta d’intenti del Pd si parla di patrimoniale. Qualche imbarazzo?
Personalmente continuo a sostenere che la logica della patrimoniale, in questo Paese, si debba affrontare. Non è una ricetta magica. Ma in una fase di crisi come quella attuale non esistono ricette magiche. Valutiamo. Riflettiamo. L’Imu cos’è, se non una patrimoniale?
Il confronto potrebbe diventare più difficile sul tema dei matrimoni omosessuali, proposti da Sel.
Lo abbiamo detto con molta chiarezza. Il matrimonio per noi è quello definito dalla Costituzione repubblicana. Se c’è da riconoscere alcuni diritti legati alle convivenze se ne può discutere. Ma non possiamo equiparare convivenze omosessuali o eterosessuali con il matrimonio. Credo che in un programma di governo questi temi non debbano entrare. Si affidino piuttosto al Parlamento. Ma poi nel Pd cosa ne pensano? I cattolici che sono nel Partito democratico sono tutti d’accordo?
Matrimoni a parte, Sel resta un partito fortemente critico nei confronti del governo Monti.
Ma questo non è un problema dell’Udc. Perché dobbiamo farci carico dei problemi altrui? Noi abbiamo sempre sostenuto questo tipo di esecutivo. Lo dicevamo già quando c’era Berlusconi. Siamo sempre stati convinti che ci fosse bisogno di un governo di larghe intese. Continuiamo a pensare che di fronte ai gravi problemi dell’Italia sia ancora necessario. E non mi riferisco solo allo spread finanziario, ma anche a quello sociale. Penso alla disoccupazione, ai ragazzi che troppo spesso, anche da noi al Nord, sono costretti a emigrare verso altri Paesi. Questi problemi si risolvono solo con la forza di tutti. Nessuno può pensare di fare da solo. O si continua con le larghe intese o governare diventa difficilissimo.
C’è posto anche per Vendola?
È Sel che deve decidere se accettare politiche di risanamento o rimanere posizionata su retoriche antiche. Noi abbiamo già deciso. Il nostro sarà un governo di larghe intese. Ora sta a Sel scegliere, il problema non è più nostro.
Certo in caso di intesa i temi di scontro sarebbero diversi. Sul programma di Sel si parla anche di fine vita e fecondazione assistita.
L’errore più grande è stato quello di portare questioni etiche in un programma di governo. Questi sono temi che riguardano unicamente il Parlamento. Dove ogni partito gioca liberamente il suo ruolo.
Ribaltiamo la prospettiva. Cosa unisce a livello valoriale l’Udc e Sel?
A livello valoriale non saprei. Probabilmente i temi della solidarietà, l’attenzione alla povertà. Si può ragionare su argomenti legati al lavoro.
Eugenia Roccella ha detto che l’accordo con la sinistra esclude la presenza dei cattolici.
I richiami della Roccella li rispedisco al mittente. Sul piano etico non abbiamo bisogno di prendere lezioni da nessuno. Soprattutto da chi ha votato la tesi che Ruby fosse la nipote di Mubarak. Noi abbiamo le nostre idee, crediamo nei nostri valori. Chissà perché quando si avvicinano le elezioni parte sempre una gara a chi è più cattolico. I cattolici in politica sono presenti in tanti partiti, anche se personalmente spero che un giorno si riuniscano. Ci sono principi in cui credono. Ecco perché io non mi piego. Il mio non è integralismo, è difesa dei nostri valori. Essere cattolico non è un privilegio, ma un impegno.