Ryan, il vice di Romney: “È la Fed che deve diventare come la Bce”

Ryan, il vice di Romney: “È la Fed che deve diventare come la Bce”

Paul Ryan è spaventato dalla Federal Reserve. È preoccupato che la Federal Reserve cerchi di diminuire la disoccupazione. C’è una parola per questo. Non posso scriverlo, perché è un giornale per famiglie.

Negli ultimi quattro anni, Ryan ha più volte lanciato l’allarme sulla vera minaccia che incombe sull’economia: l’inflazione. Dimenticando che la disoccupazione di lungo periodo ha raggiunto livelli mai visti dalla Grande Depressione, e che i prezzi sono a malapena saliti, Ryan è spaventato dal mostro dell’inflazione che vive sotto il suo letto, e crede che anche gli americani debbano esserlo. Ryan pensa che cercare di diminuire la disoccupazione liberi il mostro dell’inflazione – e questo è il motivo per cui nel maggio del 2008 ha scritto un editoriale sul Wall Street Journal per chiedere al Congresso di revocare il doppio mandato della Fed di tenere bassa sia l’inflazione che la disoccupazione: lui vuole che la Fed si preoccupi solo della prima e non della seconda.

Ryan sta cercando d’imporre una visione dell’economia sbagliata, e una visione della storia ancora peggiore. Il grafico sottostante evidenzia landamento dell’inflazione basata sulla Pce (Personal Consumption Expenditure, spesa per il consumo individuale, ndt)– la misura preferita della Fed – da quando il Congresso approvò nel 1978 l’Humphrey-Hawkins Act che diede alla Fed il suo doppio mandato. Dopo l’impennata dovuta al secondo shock petrolifero, l’inflazione è costantemente calata negli ultimi 30 anni.

Ci vuole una fervida immaginazione per interpretarlo come una prova che l’Humphrey-Hawkins Act sia la causa dell’inflazione. La realtà dice il contrario. In verità, è molto, molto peggio per Ryan: dall’introduzione del doppio mandato, la Fed è riuscita molto, molto meglio a mantenere la stabilità dei prezzi. Non abbiamo i dati sull’inflazione Pce prima del 1959, ma abbiamo i numeri per l’inflazione Cpi (Consumer Price Index, Indice dei prezzi al consumo, ndt) – che includono, cioè, i costi di cibo ed energia – andando a ritroso fino al 1914. Guardando il grafico sottostante, quale periodo vi sembra il paradiso della stabilità dei prezzi? (Nota: il punto giallo indica quando la Humphrey-Hawkins è diventata legge).

C’era una variazione dei prezzi 4,4 volte più ampia prima del doppio mandato, rispetto al periodo successivo. E i primi 20 anni sono stati quelli sotto il regime di gold-standard – i cui sostenitori dicono sia il rimedio all’inflazione! Quest’ultimo punto è di cruciale importanza, poiché Ryan ha una particolare simpatia per i nostalgici del gold standard. Ora, Ryan non vuole riportarci allo medesimo gold-standard, ma vuole creare un commodity-standard – in altre parole, legare i valori del dollaro ad un paniere di materie prime. Questa è una distinzione senza troppe differenze. La Fed dovrebbe aumentare i tassi d’interesse quando i prezzi delle commodity salgono, senza guardare lo stato dell’economia. Questa è pazzia. I prezzi dei beni sono saliti nell’ultimo decennio seguendo lo sviluppo delle economie – non correlato all’inflazione. Non ha alcun senso rendere la nostra economia peggiore perché l’economia cinese sta facendo meglio.

Dov’è che Ryan ha preso quest’idea davvero assurda? Non da un eroe del pensiero economico conservatore come Milton Friedman. I Repubblicani hanno abbandonato Friedman – almeno per quanto riguarda la politica monetaria (nonostante conservatori libertari come Scott Sumner, David Beckworth e Evan Soltas ancora reggano la torcia di Friedman). L’idea di Friedman era che bassi tassi d’interesse non vogliano semplicemente significare che la politica della Fed sia disinvolta – tutto il contrario – e che la Grande Depressione non sarebbe stata tale se la Fed avesse stampato moneta e prevenuto il collasso del sistema bancario. Ryan ha semplicemente ignorato Friedman; Ryan è l’anti-Friedman. Lui ha criticato duramente il Presidente della Fed Ben Bernanke per la creazione di moneta, e ha rilasciato una melodrammatica (e scorretta) predizione sullo “svilimento della moneta”. Perché Ryan si è scostato così da quello che i conservatori pensavano sulla politica monetaria? Perché ha preso i suoi consigli da uno scrittore di romanzi invece che da un premio Nobel.

Nel 2005, Ryan ha dichiarato chi fosse il suo maestro di politica monetaria: Ayn Rand. In una grande intervista di Dave Weigel su Slate, Ryan disse che, quando pensa alla Fed, lui ritorna sempre al discorso di Francisco d’Anconia pubblicato su Atlas Shrugged. Il discorso in questione consiste in un’invettiva contro le banconote e un’ode all’oro – in altre parole, questo non è altro che il balzo del sostegno di Ryan al dollaro ancorato alle commodity.

Ma anche questo ha più senso del suggerimento dato alla Fed da Ryan in un’intervista del 2010 con Ezra Klein, cioè che si dovessero aumentare i tassi per aiutare l’economia. Come notò Mike Konczal del Roosevelt Institute, rendere il credito più costoso non porta a maggiore crescita. Ora, i tassi di lungo termine aumentano quando la crescita aumenta, ma questo non significa che ci sia automaticamente crescita quando la Fed aumenta i tassi d’interesse di breve termine. Anzi, è l’esatto contrario. Fu un disastro quando la Fed ci provò nel 1931. O quando la Bce lo fece nel 2008. O quando la Bce lo fece nel 2011. È curioso che Ryan non sia al corrente che le sue idee siano state provate, e che abbiano fallito in modo spettacolare.

Paul Ryan è un vero credente. Nel 2009 investì in fondi di materie prime e Tips (Treasury inflation-protected security, titoli del Tesoro per proteggersi dall’inflazione, ndt) – in altre parole, lui pensa davvero che il mostro dell’inflazione stia per saltare fuori da sotto il letto. Ma Ryan continua a sbagliare perché ha una comprensione imprecisa della politica monetaria. Deve archiviare Ayn Rand e riprendere Milton Friedman. 

(Traduzione a cura di Alessio Mazzucco)

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