«Diciamo la verità, qui si parla di un posto di lavoro piuttosto precario». All’Unità locale socio-sanitaria di Asolo non vanno tanto per il sottile. Il concorso bandito lo scorso febbraio per cercare un infermiere professionale non garantisce né un lavoro sicuro né uno stipendio d’oro. In palio c’è solo la possibilità di finire in una lista di attesa. I vincitori saranno inseriti in una graduatoria: pronti per essere chiamati a sostituire il personale già assunto in caso di malattia o maternità. Lo stipendio? «Dipende dal reparto in cui saranno occupati». Ma difficilmente la busta paga media supererà i 1.200 euro.
Eppure nel giro di qualche settimana sono arrivate ben 649 domande. Un esercito di candidati. Alla direzione dell’USL 8 quasi non ci credevano. Due presidi ospedalieri a Montebelluna e Castelfranco Veneto, nel trevigiano. Un bacino di circa 250mila cittadini. «Fa sorridere – raccontano ancora dalla sede – considerato che fino a qualche anno fa questi concorsi erano spesso snobbati. Molto spesso i posti a disposizione erano persino superiori al numero dei candidati che partecipavano al concorso».
Miracoli della crisi. Fare l’infermiere è diventato improvvisamente di moda. In realtà parte del merito va alla riforma professionale. Da una decina di anni, infatti, per accedere ai concorsi è necessario conseguire una laurea triennale. Ma non sfugge a nessuno – neppure a chi lavora all’USL 8 di Asolo – il forte incentivo rappresentato dalla crescente disoccupazione. Non è un caso che oltre il 75 per cento delle domande presentate per il concorso siano arrivate da fuori regione. Una novità che nessuno si aspettava. Nelle strutture interessate il 90 per cento delle persone impiegate viene dal Veneto. «Quasi tutte dalla provincia di Treviso» spiegano all’ospedale San Giacomo apostolo di Castelfranco.
Questa mattina alla scuola media Giorgione di Castelfranco Veneto la prima prova scritta. Con una sorpresa. Anche visto il grande numero di candidature, in molti hanno preferito rinunciare. Alla fine si sono presentati per la selezione in 131, il 20 per cento circa di chi aveva compilato la domanda. Almeno 50 i candidati giunti da fuori. Per la maggior parte da Campania e Marche. I risultati saranno pubblicati tra due settimane. A metà settembre inizierà la seconda prova d’esame. I primi cento candidati dovranno sostenere il colloquio orale.
«Tra i candidati in fila prima dello scritto – raccontano ancora alla direzione sanitaria – C’erano tantissimi giovani. Soprattutto ragazze, quasi tutti neolaureati». È il paradosso della crisi. A fronte di un aumento della specializzazione richiesta, diventa più difficile trovare un posto di lavoro. Anche se si tratta di un impiego finora poco appetibile. Per non parlare delle prospettive. Chi vince questo concorso non conquista un contratto a tempo indeterminato. Ma solo la possibilità di essere chiamato dall’ufficio del personale per sostituire – magari per pochi mesi – infermieri in malattia, maternità o aspettativa. Nel trevigiano quasi si sentono a disagio. «E poi da noi non ci sono mica metropoli – raccontano con stupore – Fino a qualche tempo fa nessuno sarebbe venuto fino a qui da Napoli per un impiego del genere».