Portineria MilanoLa passione degli intellettuali per gli appelli inutili

Dal Fatto a Micromega è corsa alla firma

La storia narra che Vassili Vassilikos, celebre autore di “Z”, nel 1967, in pieno golpe militare in Grecia, mentre si trovava a Roma in un bar, lesse su Le Monde un appello di intellettuali di sinistra che ne chiedevano la scarcerazione dalle prigioni di Atene. Dal momento che invece del Partenone da una cella stava guardando il Colosseo bevendo un caffè, domandò agli amici di Parigi chi avesse lanciato quella petizione. «Marguerite Duras mi sciolse ogni dubbio – scrisse nella sua autobiografia -. In sostanza, avevano lasciato una delega in bianco alla coppia Jean-Paul Sartre e Simone de Beauvoir. Quando loro decidevano di protestare per qualcosa, il loro intervento era seguito, automaticamente, dalle firme degli altri sessantotto».

A distanza di quasi cinquant’anni il gusto dell’appello, della petizione, del coinvolgimento del popolo, di elettori o lettori sembra rimasto inalterato. Non cambia se i governi sono di sinistra, di destra o di centro. A un certo punto, spesso in estate, parte sempre un appello dei nostri intellettuali, regolare come il caffè a fine pranzo, tanto che i lettori dei quotidiani si tramutano in breve tempo in sottoscrittori. I pionieri sono Micromega con Paolo Flores D’Arcais, Repubblica con Ezio Mauro e Roberto Saviano e poi il Fatto Quotidiano, con Marco Travaglio e Antonio Padellaro. Ma anche Libero di Maurizio Belpietro non si è astenuto dal lanciare un appello al presidente della Repubblica, quando Alessandro Sallusti finì in carcere.

Sono in particolare i primi tre, però, quelli che negli anni hanno continuato a macinare paginate di raccolta firme per abolire l’8 per mille da destinare alla Chiesa Cattolica, per dare solidarietà alla Fiom contro la Fiat di Sergio Marchionne, per andare tutti in piazza contro Silvio Berlusconi, per difendere la Costituzione, per chiedere a Mario Monti “di liberare l’Italia dai partitocrati” (testuale ndr), per sostenere i magistrati che si occupano dei processi sulla trattativa Stato-Mafia, ancora per chiedere l’inellegibilità di Berlusconi. Adesso c’è da difendere di nuovo la Costituzione. A onor del vero gli appelli vantano tutti migliaia e migliaia di firme, tra titoli come “Il grido dei 63 mila” o “L’esercito dei 100mila” e via dicendo, ma il più delle volte sono destinati a finire nel dimenticatoio. O ad aggiornarsi comunque, anche se i firmatari sono passati a sostenere altri appelli.

Nel 2008 “contro la chiesa gerarchica di Ruini e Ratzinger” si schierarono Umberto Eco, Vasco Rossi, Dario Fo, per un “8xmille democratico”. Obiettivo ambizioso quello di scardinare il sistema di destinazione di una parte delle tasse al Vaticano, peccato che non ci furono grandi rivoluzioni. E la lezione si vede che non servì a molto. Del resto, il pacchetto firme è ormai diventato interscambiabile. Tanto che i cosiddetti intellettuali di sinistra si spostano da uno all’altro appello senza problemi. Lo ha scritto anche Antonio Polito, editorialista del Corriere della Sera, con un tweet: “Ma quante campagne si possono fare con le stesse 100mila firme?”.

D’altra parte, tra i firmatari c’è sempre il cosiddetto salotto buono radical chic “de sinistra”. C’è Lella Costa, ci sono spesso i professori Stefano Rodotà o Salvatore Settis. C’è la sinistra ex popolo viola o ex girotondina. C’è Jovanotti. C’è Andrea Camilleri. Ci sono i comici televisivi, da Sabina Guzzanti a Jacopo Fo. Il Giornale li ha già presi di mira, definendoli i trombati della Rai che tentano di riciclarsi come primi firmatari di questa o quella iniziativa. Il 24 agosto del 2010 c’era ancora di mezzo la Costituzione. “Il carattere eversivo dell’azione di Berlusconi è ormai dichiarato, la sua volontà di assassinare la Costituzione nata dalla Resistenza è costantemente esibita. Per difendere la Repubblica è necessario che l’Italia civile faccia sentire unanime la sua voce”. Un sacco di firme e zero risultati.

Che dire poi della richiesta di ineleggibilità di Berlusconi? Ci sono ormai 250mila firme, un risultato impressionante, va detto. Purtroppo però Valerio Onida, costituzionalista di fama, presidente emerito della Corte, lo spiegò già in marzo dell’inapplicabilità di quella legge del 1954: “Nell’applicazione dell’attuale legge mi sembra difficile poter dichiarare ineleggibile Berlusconi”. Ma si va avanti lo stesso. Come per Beppe Grillo, che in marzo fu tirato per la giacchetta insieme con il suo Movimento Cinque Stelle con l’obiettivo di formare un governo con il Partito Democratico. A firmare più di100mila persone, con Barbara Spinelli e Roberta De Monticelli in testa. La risposta del comico genovese non si fece attendere. “La funzione principale degli intellettuali è quella di lanciare appelli. L’appello e l’intellettuale sono imprescindibili. Cosa sarebbe infatti un appello senza una lista di intellettuali che fanno a gara per essere primi firmatari?”. E citò Giorgio Gaber: “Gli intellettuali sono razionali lucidi, imparziali, sempre concettuali sono esistenziali, molto sostanziali sovrastrutturali e decisionali…”.

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