Internet dei numeri, così funziona il web in Cina

Internet dei numeri, così funziona il web in Cina

Prendete questa sequenza di numeri: 026 516 5776. Non sono cifre a caso, né rappresentano un codice di sicurezza. Si tratta in realtà di una conversazione tra due ragazzi cinesi su QQ, il più popolare servizio di chat asiatico. Significa: “Ah sei qui”, “Devo scappare”, “Esco”. Il linguaggio numerico in Cina è una pratica usuale, utilizzata anche per identificare gli indirizzi della maggior parte dei siti. Eccone alcuni esempi: 163.com, 6.cn, 12306.cn4399.com. Stesso discorso vale per le email: è più probabile che un utente cinese registri il proprio account con questo indirizzo [email protected] anziché con la classica formula [email protected]. Perché accade tutto questo? La risposta è semplice, in Cina i numeri sono più importanti delle parole, ma anche più veloci da scrivere dei caratteri, che hanno fino a trenta tratti e sono poco adatti ai tempi del digitale.

Certo, le lettere non sono vietate. Il sistema utilizzato in questo caso si chiama pinyin, ed è lo standard voluto da Mao per la trascrizione fonetica in alfabeto latino. Un sistema che a volte risulta troppo macchinoso, soprattutto per i meno colti. Inoltre la maggior parte dei cinesi si connette a Internet con gli smartphone. E scrivere su un touchscreen con la lingua più complicata del mondo può diventare estenuante. Se in occidente nello stile comunicativo testuale si fa ricorso ad abbreviazioni del tipo “xké” e “tt bn” per digitare in fretta, i cinesi utilizzano la numerologia e la superstizione.

Prendiamo il caso del sito 1688.com. Potrebbe non dir niente invece: è invece l’indirizzo di Alibaba, il moloch cinese dell’e-commerce, che potrebbe valere a Wall Street più di 250 miliardi di dollari. 168 è il numero fortunato per eccellenza. Numeri che si pronunciano yī liù bā (一六八), che in cinese suona quasi come “buona fortuna”. Mentre nella cultura occidentale l’utilizzo del numero otto per due volte consecutive rappresenta un’allusione poco piacevole — l’H è l’ottava lettera dell’alfabeto e 88 appartiene al linguaggio dei neonazisti (“Heil Hitler”) —  in Cina accostare più 8 è un augurio a guadagnar soldi. Perché la sua pronuncia in cantonese è simile al verbo “diventar ricchi ”. È un numero prezioso, soprattutto se ripetuto più volte: nel 2003 una compagnia aerea cinese ha pagato più di 200 mila euro per avere come numero di assistenza clienti 88888888.

Insomma: quando Jack Ma ha dato un nome alla sua creatura non ha pensato alla fiaba Alì Babà e i quaranta ladroni (associare l’e-commerce a un furto non sarebbe stato molto felice), ma a qualcosa da interpretare come: “con me avrete la fortuna di arricchirvi”. E cioè 1688. «Arricchirsi è glorioso» è il motto di Deng Xiaoping che ha segnato l’apertura della Cina ai mercati internazionali. E sul web gli inviti alla ricchezza non mancano: 58.com è un sito di annunci e per la ricerca lavoro. Secondo Bloomberg è una delle realtà tecnologiche a più rapida crescita nel mondo. E significa “sono ricco”.

Uno dei più grandi provider Internet cinesi è NetEase, indirizzo 163.com. In questo caso la spiegazione è più semplice: nell’era pre-adsl e pre-fibra ottica 163 era il numero di telefono per la connessione dial-up (quella dei modem 56k). In altri casi è una questione di praticità: lo Youtube cinese è accessibile da 6.cn. Perché 6 六liù suona come 流 liú “scorrere”, ovvero streaming. E, il che non guasta, è di buon augurio: accostare tanti sei equivale a “il successo arriva”. 666 in occidente significa tutt’altro. Altre volte l’associazione è puramente analogica, come per 92.com. È un sito web per la compravendita di auto usate. 92 è la benzina senza piombo (93 la super). Da qualche anno a Pechino e Shanghai possono entrare solo auto con la marmitta catalitica. E il messaggio è: “non vendiamo catorci, ma auto che rispettano le nuove leggi ambientali”.

Come per la smorfia napoletana, anche nella numerologia cinese non mancano gli insulti, che non appariranno mai nella url di un sito. Così come nelle camere d’albergo italiane manca la stanza 17, negli hotel cinesi si passa dal terzo al quinto piano, perché 4 suona come “muori”. Da evitare anche 250, che equivale a “sei una mezza sega” o 38 “stronza”. Sono possibilità che però non vengono sprecate: nelle chat a un 38 una ragazza può rispondere con 0748 “líng-qī-sì-bā”, che si pronuncia in modo molto simile a nĭ qù sĭ ba “vai a morire”.

I numeri hanno sempre avuto un significato, ben prima che il gigante asiatico venisse cablato. 250 è un insulto già dall’epoca imperiale, anche se allora non veniva scritto in cifre arabe. Ma il loro successo nelle comunicazioni via Internet ha una ragione storica. Fino al 2009 l’Icann, l’organizzazione internazionale non-profit che gestisce i domini web, ha previsto solo l’utilizzo di caratteri occidentali nelle url. E l’opportunità di utilizzare l’alfabeto cirillico, hindi e i caratteri cinesi nei nomi dei siti è tuttora una questione molto dibattuta. Che vede contrario Tim Berners-Lee, il padre del World Wide Web, secondo cui i siti linguisticamente inaccessibili in ogni parte del mondo possono dar vita a Internet regionali e minare il concetto di Rete globale.

Non è solo una questione teorica, Internet è nata a Ovest e molta tecnologia, come smartphone e computer non troppo recenti, ha bisogno di plug-in ad hoc per utilizzare i nuovi domini. È un’impostazione che gli studiosi post-coloniali chiamerebbero eurocentrica: il Web è stato costruito per essere universale ma è stato pensato da occidentali. E a questa visione i cinesi, attraverso i numeri, hanno reagito comportandosi da hacker del linguaggio.