Tra faide e sederi la lista Tsipras finisce in gossip

Tra faide e sederi la lista Tsipras finisce in gossip

Veti incrociati, porte sbattute, fuoriusciti e accuse di boicottaggio. Ci mancava solo la polemica sulle fotografie in bikini della portavoce, puntualmente è arrivata anche quella. È la tormentata vicenda della Lista Tsipras. Poche settimane di vita e un elenco di incidenti da fare invidia a un partito tradizionale. Magra soddisfazione: l’ultimo dibattito sulla involontaria campagna mediatica ha acceso i riflettori su una realtà che rischiava di passare colpevolmente sotto traccia. Intanto dentro e fuori il movimento si discute. Le immagini della responsabile comunicazione – pubblicate su Facebook e accompagnate dall’ammissione: «È iniziata la campagna elettorale e io uso ogni mezzo» –  sono femministe o antifemministe? Se la diatriba sul corpo delle donne in politica è ormai stucchevole, per un movimento che si proclama agli antipodi del berlusconismo la nemesi è evidente. 

Nel frattempo la vicenda rimbalza su giornali e tv. E l’Italia si accorge della Lista Tsipras. Nome straniero, esotico. Preso in prestito dal leader greco di Syriza Alexis Tsipras, candidato alla presidenza della Commissione Ue per la Sinistra europea. Per qualcuno è la grande novità politica del momento. Per altri solo l’ennesimo disperato tentativo di un’impossibile sintesi a sinistra del Partito democratico. Ed è proprio con il timore di seguire le infelici gesta della Rivoluzione Civile di Ingroia e dello sfortunato Arcobaleno di Bertinotti che la lista L’Altra Europa con Tsipras muove i primi passi.

Una campagna elettorale al buio, si diceva. Effettivamente fino allo scandalo del bikini l’attenzione dei media è stata quasi pari allo zero. Esclusa la presenza di Tsipras questa sera a Ballarò, le cronache politiche delle ultime settimane sembrano essersi dimenticate della lista di sinistra radicale. Tanto da spingere i rappresentanti del cartello a presentare un esposto all’Agcom contro la trasmissione di Rai Tre “Che tempo che fa”, colpevole di aver rifiutato un’intervista al leader nell’ambito contenitore televisivo. 

Paradosso della vicenda, ad oggi la lista Tsipras è l’unica ad aver pesantemente pagato le regole della par condicio. A farne le spese è stato Ivano Marescotti, attore teatrale e volto conosciuto del piccolo schermo. Candidato con L’Altra Europa per le prossime Europee e reo di aver girato alcune scene della fiction “Una buona stagione”, trasmessa nelle ultime settimane dalla tv pubblica. Per non incorrere in sanzioni, la Rai avrebbe prima chiesto a Marescotti di rinunciare alla candidatura. Di fronte all’ovvio rifiuto, i dirigenti di Viale Mazzini hanno deciso di tagliare tutti gli spezzoni con la presenza dell’attore candidato. Reazione obbligata a una norma dalle conseguenze prossime alla follia.

Eppure la presenza di Marescotti racconta meglio di tanti esempi il tentativo politico della lista Tsipras. E aiuta a superare la visione superficiale di chi punta il dito contro l’ennesimo tentativo di cartello elettorale “omnibus”. Impossibile alternativa all’innata pulsione alla frammentazione della sinistra italiana. C’è sicuramente altro. Per farsi un’idea basta scorrere la lista dei candidati. Dentro ci sono sigle d’area, ex leader di movimenti antagonisti, operai, sindacalisti, esponenti No Tav e l’immancabile società civile. Domani, per dirne una, sarà in Italia per sostenere la lista anche Aleida Guevara, la figlia primogenita del “Che”.

Corrono per un seggio a Bruxelles Curzio Maltese e Moni Ovadia. L’ex corrispondente del Manifesto Giuliana Sgrena, rapita in Iraq nel 2005, e la scrittrice Barbara Spinelli. Ma anche Luca Casarini, già portavoce dei disobbedienti e il giornalista greco Argyrios Panagopoulos. Sulle spalle di tutti, un’ingombrante eredità. La si pensi come si vuole, l’esperienze politica di Alexis Tsipras è di portata storica. In pochi anni il leader ellenico ha portato la sinistra radicale di Syriza dal 4 al 26 per cento. Superando di colpo tanto i socialisti del Pasok che i conservatori di Nuova Democrazia. Il confronto con i sondaggi italiani è impietoso. Da noi la Lista Tsipras è ancora in bilico attorno al 4 per cento, soglia minima per eleggere qualche europarlamentare. Certo, le 150mila firme raccolte per presentarsi alle elezioni sono un bottino di tutto rispetto. Ma le urne di fine maggio rischiano di celebrare l’ennesima sconfitta della sinistra italiana. 

Un cartello elettorale caratterizzato da polemiche e scandali. La fuoriuscita dei Comunisti Italiani. Ma anche lo strappo di Paolo Flores D’Arcais e Andrea Camilleri, che lo scorso marzo hanno lasciato il comitato dei garanti per non essere stati coinvolti nella gestione delle candidature. Una vicenda legata ai veti che hanno accompagnato la presenza in lista di alcuni esponenti di Sel. Alla faccia dell’unità d’intenti. A rileggere le cronache degli ultimi mesi si trova di tutto. Come l’esclusione dell’imprenditrice siciliana Valeria Grasso, colpevole di intelligenza con il nemico per aver simpatizzato in passato con i Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni. 

Intanto le ultime notizie di cronaca accendono i riflettori sulla Lista. La soglia di sbarramento non è lontana, senza contare che l’ultima fase della campagna elettorale sarà accompagnata da Alexis Tsipras in persona. A pochi giorni dall’apertura delle urne, il leader greco verrà in Italia per una serie di incontri pubblici. Il 19 maggio sono già state programmate alcune iniziative a Milano, Torino e Bologna. A tirare la volata, lo stesso Tsipras che qualche tempo fa aveva guardato all’esperienza italiana con un po’ di titubanza. «Non era convinto quando siamo venuti in Italia a parlarne – ha raccontato il deputato di Syriza Vassili Moulopoulos, già portavoce del partito – Pensava fosse esagerato. Ma poi gli è stato spiegato che lui è un simbolo che può far superare le divisioni della sinistra e ha accettato». Chissà se ha fatto bene.