Era un grande politico, un ottimo condottiero e – forse non lo sanno tutti – un discreto pittore. Winston Churchill, figura colossale della storia del novecento, amava dilettarsi con l’arte (oltre che vincendo il Nobel per la letteratura). Se poi i risultati siano buoni, potrete giudicarlo da voi:
Dietro alla sua passione per la pittura c’è una storia di depressione e terapia. Nel 1915 l’invasione di Gallipoli, che aveva in parte organizzato anche lui, si rivelò un fiasco. Si dimise dal suo incarico di governo ed ebbe una crisi. Riuscì a risollevarsi solo grazie alla pittura, scoperta per caso: «Ero in una situazione di grande agitazione e non avevo nessun modo di uscirne», disse.
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La sua pittura risente (ed è abbastanza evidente) dell’influenza di Monet, di Van Gogh e dell’inglesissimo William Turner. E sebbene fosse anche bravino, non rinunciava ai classici understatement: «Quando andrò in Paradiso – disse – intendo passare una larga parte del mio primo milione di anni di eternità dipingendo». E allora «avrò acquisito le basi della materia».