Lo avevano annunciato a fine settembre. Ora ci siamo. Il 27 novembre sarà ufficialmente in vendita in tutto il mondo — per ora è stato lanciato solo in Italia, il 5 novembre — Wake Up!, il primo album di papa Francesco, un album di canzoni ispirate ai suoi migliori discorsi. Al centro del progetto, come sempre, Don Giulio Neroni — il produttore artistico di tutti gli altri dischi dei papi precendeti — che si è occupato ancora una volta della produzione artistica. Mentre una grande responsabilità è stata data a Tony Pagliuca, ex tastierista del gruppo prog italiano anni Settanta Le Orme, che ha invece lavorato alla composizione musicale.
Un album del papa non è una notizia di per sé. Prima di Bergoglio anche Ratzinger e Woytila si erano dati alla musica, incidendo tre album: Abbà Pater e Santo Subito! di Woytila e Alma Mater di Benedetto XVII, tutti prodotti, tra l’altro, sempre da Don Neroni. Il clamore che questo album ha suscitato al momento del suo annuncio era semplicemente la promessa che questa volta non si sarebbero replicate le pataccate dei suoi due predecessori, che avevano messo insieme album oscillanti tra il World Folk del genere di quelli suonati dai peruviani nelle piazze di tutto il mondo, Enya e le preghiere cantate su arie da messa domenicale di provincia.
“Questo sarà per la prima volta un disco vero, un disco tra il prog rock e il pop”. Forse non l’avevano detto esattamente con queste parole, ma il primo singolo che avevano lanciato lo dava veramente a pensare. Wake Up! Go! Go! Forward! difficile pensare un titolo più rock, con i suoi quattro punti esclamativi, quattro imperativi decisamente poco conservatori: Svegliati, Vai, Avanti, mancava solo il C’mon, il Daje inglese. Insomma, il papa più pop della storia che incide un album rock. Tutti si sono immaginati, per un attimo, Jorge Bergoglio, il papa venuto dalla fine del mondo, il papa pop, comunicatore e vicino alla gente, con un chitarrone elettrico e atmosfere da concerto dei Jethro Tull.
“Questo sarà per la prima volta un disco vero, un disco tra il prog rock e il pop”. Forse non l’avevano detto esattamente con queste parole, ma il primo singolo che avevano lanciato lo dava veramente a pensare.
Ora però il disco è stato presentato ufficialmente — in Italia è uscito il 6 novembre, il 13 uscirà in Spagna e il 27 nel mondo — e possiamo sostituire, ai pregiudizi e alle aspettative, il giudizio. E niente, dobbiamo proprio dire che, a parte due pezzi, Don Neroni ha colpito ancora: è un’altra pataccata.
Le due eccezioni, dobbiamo ammetterlo, sono notevoli, soprattutto per essere un album papale. La prima delle eccezioni è quella che abbiamo sentito alla fine di settembre, è il pezzo che dà il titolo all’album, il singolo, Wake Up! Go! Go! Forward!, che effettivamente nella parte strumentale ha un suo perché. Certo, diventa tutto un po’ grottesco quando sopra la batteria incalzante e il riff di chitarrina fa capolino la voce di Bergoglio, che per quanto ecumenico e condivisibile sia il messaggio, ha un accento troppo simile a quelle di Capitan Zanetti, il che rende quasi inevitabile la fuga del pensiero verso l’inno dell’Inter, Amala. Ma una sensazione che passa quasi con simpatia, tanto che il finale in latino con ritmi battiateschi è quasi godibile.
https://www.youtube.com/embed/xC-Q68zy8p4/?rel=0&enablejsapi=1&autoplay=0&hl=it-ITIntesa san Paolo, Il lavoro incontra le donne – MESSAGGIO PROMOZIONALE
L’altra eccezione è Salve Regina, la seconda traccia dell’album. Una traccia sandwich, che tra due parti sgonfissime con la voce di Bergoglio — che anche qui paga veramente tanto l’effetto Capitan Zanetti — piazza un pezzo veramente notevole, che ricorda il Battiato di pezzi come Vite parallele, in Gommalacca, o …Ein Tag Aus Dem Leben Des Kleinen Johannes, in L’imboscata.
Diventa tutto un po’ grottesco quando sopra la batteria incalzante e il riff di chitarrina fa capolino la voce di Bergoglio, che per quanto ecumenico e condivisibile sia il messaggio, ha un accento troppo simile a quelle di Capitan Zanetti, il che rende quasi inevitabile la fuga del pensiero verso l’inno dell’Inter, Amala.
https://www.youtube.com/embed/Ja_hp0JlxVQ/?rel=0&enablejsapi=1&autoplay=0&hl=it-IThttps://www.youtube.com/embed/VF4RaCyCfac/?rel=0&enablejsapi=1&autoplay=0&hl=it-ITTutto il resto è anche peggio di quel che potevamo immaginarci. Si va dalle canzoni da coro di parrocchia, perfette per un viaggio in torpedone verso il Giubileo di papa Francesco, come Non lasciatevi rubare la speranza e Pace fratelli, a pataccate da musical latino come Santa Famiglia di Nazareth! o, ancora, alla perla trash dell’intero album, tanto trash che potrebbe anche finire in classifica da qualche parte nel mondo. È Cuidar el planeta, una canzone che, dopo una intro in spagnolo di papa Francesco, parte con ritmi e base — con tanto di fischietti — della musica latina à la Shakira. Insomma, roba che non ci aspettavamo da un disco made in Vaticano.
Di buono, oltre alle due tracce c’è che la produzione capeggiata da Don Neroni è costata relativamente poco — 25mila euro scrive Wired — e che il 10 per cento degli incassi sarà devoluto in beneficienza. Il resto è un impasto un po’ impacciato di simil canti gregoriani, di discorsi registrati in quattro lingue con sottofondi improbabili tra il prog e i flauti andini, e tanta noia. Insomma, più che il primo disco rock di papa Francesco, questo Wake Up! è il quarto album flop di Don Neroni.