Nel giorno del grande sciopero dei treni e dei mezzi pubblici, c’è un americano a Roma cui i sindacati hanno fatto un gran regalo. Si chiama Oliver Page, ha ventitré anni ed è uno startupper da quando ne aveva diciassette e ha inventato un’avveniristica custodia per iPad. Lo scorso settembre, ha lanciato Scooterino, il «Bla Bla Car su due ruote», come lui stesso lo definisce. E oggi (venerdì 18 marzo) ha fatto dello sciopero dei trasporti un’operazione di marketing: «Abbiamo stretto un accordo con la app Moovit, che si occupa di fornire informazioni sui mezzi pubblici – racconta Page – e loro hanno mandato a tutti i loro utenti un invito a provare Scooterino, gratis. E poi su Twitter, a ogni utente che usa l’hashtag #sciopero o #atac scriviamo offrendo una corsa. È un metodo molto aggressivo, molto americano, però funziona».
Funziona così. Scarichi la app, inserisci il percorso che desideri fare e in tempo reale appaiono gli scooteristi che rispondono alla chiamata. A quel punto si tratta solo di scegliere da chi farsi dare un passaggio, magari perché ha un punteggio alto, lo scooter più comodo o – perché no? – perché ha una faccia che piace: «La prima corsa è gratis per tutti – spiega Page -, poi sono tre euro a corsa, a tariffa fissa. È un rimborso spese, nulla più. Magari un giorno faremo delle tariffe chilometriche, ma mai a tempo. Gli scooter saltano il traffico, non avrebbe senso».
I numeri gli stanno dando ragione. Da settembre a oggi, Scooterino ha già dato più di sei milioni di passaggi – facendo un rapido conto, circa quaranta al giorno – e ha una community di oltre cento scooteristi nella sola Roma: «Sono studenti, agenti di commercio, professionisti che si muovono per definizione – racconta Oliver -. Come accade per Uber o Bla Bla Car, decidono loro se e quando attivarsi». Come l’ortodossia della sharing economy vuole, Scooterino non possiede, né mette a disposizione i mezzi di produzione – lo scooter, in questo caso – ma soltanto una cuffia igienica per i capelli, da offrire obbligatoriamente ai clienti: «Facciamo colloqui accurati e chiunque voglia diventare un nostro scooterista deve comportarsi secondo regole ben precise», spiega Page.
«Roma ha bisogno di sharing economy. Però le strade sono piene di buche e per chi va in moto o in scooter il rischio di prenderne una farsi male è elevato. Noi stiamo molto attenti, ma le strade di questa città sono un pericolo per chi le percorre».
Per ora non ci sono stati né incidenti, né altri episodi in grado di minare la reputazione del servizio, ma non è degli scooteristi che Page è preoccupato: «Roma sarebbe perfetta per un app come la nostra – spiega -. Pochi mezzi pubblici, tanto traffico. È un posto che ha bisogno di sharing economy. Però le strade sono piene di buche e per chi va in moto o in scooter il rischio di prenderne una farsi male è elevato. Noi stiamo molto attenti, ma le strade di questa città sono un pericolo per chi le percorre».
Rifiuta, Oliver Page, l’accostamento con Uber: «Noi non ci guadagniamo nulla, i tre euro sono un rimborso spese che va interamente allo scuterista. Nemmeno lui ci guadagna, quindi», spiega. alla base c’è tanta ideologia sharing, ovviamente, ma anche una strategia di marketing mirata: «Oggi dobbiamo espanderci e farci conoscere, ma il nostro obiettivo è diventare uno strumento di mobilità di massa. Allora sì, Scooterino potrebbe diventare un giochino interessante».
Il futuro è un dilemma: espandersi a sud, dove in teoria c’è più bisogno di Scooterino, o al nord, dove la sharing economy sta prendendo piede? «Adesso stiamo chiudendo il secondo round di finanziamento per consolidarci su Roma, ma credo andremo in entrambe le direzioni – spiega Oliver – Grazie ai dati dei nostri utenti, sappiamo da dove proviene chi usa la nostra applicazione. In teoria, quindi, saranno loro a dirci dove aprirla in futuro, anche se Milano e Napoli sono le favorite». Chissà, magari al prossimo sciopero dei trasporti, ci sarà qualche scooterino anche sul Golfo o sotto la Madonnina.