Lo scorso 3 agosto, a due settimane dall’operazione “Mammasantissima”, che da Reggio Calabria è arrivata fin dentro ai gangli del Parlamento, arriva a sedersi davanti alla commissione parlamentare antimafia Stefano Bisi, gran maestro del Grande Oriente d’Italia (GOI). Nell’inchiesta portata avanti dalla procura di Reggio Calabria tra i destinatari delle attenzioni dei pm ci sono l’ex deputato del Psdi Paolo Romeo, già agli arresti dal 9 maggio scorso; l’ex sottosegretario regionale Alberto Sarra; l’avvocato Giorgio De Stefano, anche lui già detenuto; Francesco Chirico, ex dipendente della Regione e cognato del boss Orazio De Stefano; e il senatore di Gal Antonio Stefano Caridi.
LE AUDIZIONI CON LE COMUNIONI MASSONICHE
La presenza di Bisi davanti all’antimafia non è casuale: il lavoro degli investigatori calabresi e siciliani negli ultimi tempi ha spesso incrociato la massoneria. Vale per “Mammasantissima”, così come per la caccia al superlatitante Matteo Messina Denaro da Castelvetrano, dove la concentrazione di logge massoniche in rapporto alla popolazione è la più alta di tutto il Paese. Proprio lì due assessori appartengono proprio a una loggia del Goi, la “Francisco Ferrer 908”. D’altronde bastano i numeri del Goi, che non è altro che una delle comunioni massoniche in Italia, per comprendere la portata degli iscritti. Li sciorina lo stesso Bisi in apertura di audizione, dopo i dovuti distinguo tra logge palesi e coperte: «23.052 fratelli iscritti all’anagrafe, oggi presenti in tutto il territorio nazionale, divisi in 850 logge, i nuclei che formano il Grande Oriente d’Italia».
Il gran maestro del Goi è stato il primo a rispondere all’invito della commissione riguardo l’ascolto delle logge italiane: «siamo prontissimi – ha detto Bisi – a collaborare con la Commissione antimafia e con tutti gli organi giudiziari che ci possono chiedere informazioni». Negli ultimi anni assicura lo stesso Bisi, nel Grande Oriente dal 1982, «abbiamo attuato da tempo delle procedure di fortissimo controllo per chi vuole entrare in una loggia e per chi c’è già», assicurando poi che «logge segrete e fratelli “all’orecchio”, come si diceva un tempo, nel Grande Oriente d’Italia non ce ne sono assolutamente».
LA LISTA DEGLI ISCRITTI: IL DUE DI PICCHE DEL GRAN MAESTRO E I POTERI DELLA COMMISSIONE
Obiettivo della commissione è quello di acquisire gli elenchi degli iscritti alle comunioni massoniche. E da Bisi in persona incassano il primo due di picche. Alla domanda del presidente Rosi Bindi il gran maestro è chiaro oltre ogni ragionevole dubbio: «Se ci sono fratelli che in qualche modo possano deviare dalla strada maestra, vengono presi provvedimenti. Certo, da qui a dire che pubblichiamo tutti i nomi ce ne corre. La legge della regione Toscana, in epoca post-P2 – fu una legislazione d’emergenza – chiedeva a tutti gli amministratori pubblici di dire a quali associazione appartenessero. Era una legge – chiude Bisi – contro i massoni, ma, secondo me, oggi è diventata una legge contro il diritto alla riservatezza che ognuno ha».
Su questo punto e sui risultati di queste audizioni si gioca forse la partita più importante della commissione antimafia di questa legislatura. Dopo il primo rifiuto si passa a una seconda fase: la stessa commissione invierà una lettera formale alle comunioni massoniche per ottenere gli elenchi. Queste avranno facoltà, e non è escluso che di questa facoltà ne facciano uso, di respingere al mittente la richiesta. A quel punto si scenderà allo scontro: la commissione parlamentare antimafia ricorrendo ai poteri che ha potrebbe farli sequestrare portando la magistratura dalla sua parte. Tuttavia la pubblicità degli elenchi non è assicurata, perché le liste potrebbero rimanere anche nei segreti cassetti della stessa commissione. Eventualità quest’ultima che potrebbe portare le comunioni massoniche ad accettare la cessione degli elenchi.
In teoria, per avere i nomi degli iscritti alla massoneria facenti parte della pubblica amministrazione la strada dovrebbe essere semplice. Lo sottolinea anche una sentenza del consiglio di Stato di tredici anni fa: «Il dipendente della pubblica amministrazione può anche essere iscritto a una loggia massonica (non deviata) ma deve sempre e comunque comunicarlo preventivamente, altrimenti rischia il licenziamento, e a nulla vale appellarsi al diritto alla privacy perché, in ogni caso, prevalgono i princìpi della trasparenza e del buon andamento della pubblica amministrazione».