È sempre stato così dall’inizio dei tempi: i vecchi criticano le scelte e le idee dei più giovani. È una tendenza universale. In certi casi è riuscita perfino a diventare sistema (e i vecchi, per la loro età, erano considerati “saggi”), in altri si è evoluta fino a trasformare il giovane in uno strano animale da laboratorio (“chiediamo cosa ne pensa, lui che è giovane?”). In ogni caso, in qualsiasi angolo del mondo, nessun essere umano è mai invecchiato senza venire fagocitato dalla retorica del vecchio: dare consigli, esprimere critiche, impartire lezioncine. Con un certo compiacimento. Se non lo ha fatto, è diventato un giovanilista (che è anche peggio).
Ecco: la cosa divertente di questo videino è proprio questa. Gioca sulle frasi stereotipate che i vecchi rivolgono ai giovani (“Con quei vestiti addosso non ti ascolterà nessuno”, “Cosa credi? Che il mondo ti debba qualcosa?”, “Ah, questi musicisti rovinano il tessuto della società”) e le mette in bocca ai giovani. Un capovolgimento che fa impressione: colpisce il grado di libertà che si prendono gli anziani nei confronti degli altri, la facilità con cui sparano giudizi, la mancanza di rispetto. I giovani, da sempre, sono abituati e non ci fanno caso. Tanto, un giorno, lo faranno anche loro.