La rete idrica italiana è un colabrodo e a ricordarcelo, ogni estate, è “l’emergenza” acqua che sembra cogliere sempre tutti impreparati. Eppure molto si potrebbe fare in fase di manutenzione, riducendo i costi degli interventi, attraverso l’Internet delle cose. Le stesse tecnologie che nelle fabbriche costituiscono la spina dorsale dell’industria 4.0 – sensori, automazione, sistemi di intelligenza artificale e machine learning – possono essere applicati anche nelle reti idriche.
Questo, non a caso, è stato uno dei temi dominanti del Forum Telecontrollo, organizzato da Messe Frankfurt e che si è tenuto a Verona il 24 e 25 ottobre. Una dozzina di case history, dal Friuli alla provincia di Milano, alle Marche alla Sicilia occidentale, hanno mostrato le applicazioni tecniche già disponibili e in via di appplicazione. Con che risparmi? «Nei casi dove la dispersione idrica è più drammatica, anche nell’ordine del 20-30 per cento. Dove c’è più efficienza parliamo di riduzioni delle perdite a una cifra». A parlare è Antonio De Bellis, presidente del Gruppo Telecontrollo, Supervisione e Automazione delle Reti di Anie Automazione, associazione confindustriale del settore. Un esempio sono i 58 “data logger” già installati dalla Cap Holding (che opera in cinque province lombarde), a cui seguiranno altri 200 nel 2018. Sono sensori – particolari perché devono poter funzionare per anni in mezzo all’acqua o sotto terra, anche in presenza di segnale Gps debolissimo – che aiutano a non solo a individuare le perdite, ma a rilevare le acque chiare parassite, stimare la periodicità di pulitura di alcuni collettori, anticipare i cambiamenti di carico o identificare le insufficienze idrauliche. Il gruppo Cap, dove si registrano perdite pari al 18,8%, intende abbatterle del 5 per cento.
Nelle Marche una collaborazione tra la Multiservizi Ancona, Loccioni Group (come system integrator) e ServiTecno (fornitore di tecnologia) ha invece permesso di dotare quattro grandi depuratori della zona di un hardware in grado di regolare con precisione la potenza degli impianti (pompe, aeratori, miscelatori) a seconda delle condizioni, per ottenere notevoli risparmi energetici.
Tra gli obiettivi del sistema di telegestione dell’Acquedotto Montescuro Ovest della Sicilia Occidentale ci sono gli “early warning” automatici per la prevenzione e minimizzazione delle perdite idriche. Diverse presentazioni tecniche di fornitori di tecnologia hanno invece mostrato i vantaggi dell’uso di sistemi cloud (per diminuire l’investimento iniziale) e di algoritmi in grado di capire la natura del guasto in base ai dati ricevuti.
Nei casi dove la dispersione idrica è più drammatica i sistemi basati su sensori, algorimi e automazione permettono riduzione delle perdite idriche anche nell’ordine del 20-30 per cento
La sintesi di questi interventi la fa ancora De Bellis, a nome della categoria: «Dal punto di vista tecnologico in realtà siamo pronti da molti anni, nonostante ogni sei mesi la tecnologia faccia dei passi in avanti – premette -. Quello che è cambiato è che il costo del silicio per la sensoristica si è notevolmente abbassato. Sta cambiando anche la mentalità, perché c’è più voglia di condividere le informazioni. Al contempo sorgono però dei problemi di sicurezza, ci sono classi di rischi che si stanno sottovalutando. Dobbiamo cominciare chiederci se siamo pronti a intervenire in caso di attacchi di tipo terroristico».
Nei giorni scorsi il premier Paolo Gentiloni nel convegno “I grandi fiumi del mondo si incontrano”, organizzazto dal a Roma dal ministero dell’Ambiente, ha preso degli impegni: «Il governo – ha detto – ha stanziato 4 miliardi e mezzo per la riduzione delle perdite dalla rete idrica. Nella legge di bilancio inoltre c’è un piano contro la siccità, per valorizzare l’accumulo in 2000 bacini di piccole e medie dimensioni».
Secondo De Bellis l’annuncio è positivo ma «bisogna chiedersi come verrano spesi i soldi. Se pensiamo che la soluzione sia semplicemente la sostituzione delle tubazioni, partiamo col piede sbagliato». Il motivo è che «dobbiamo partire dalla gestione dell’energia. Per esempio, per ridurre le perdite si può partire da una modifica della pressione esercitata in determinati punti».
Secondo il presidente del gruppo Telecontrollo di Anie Automazione, si devono fare tre passi, tutti in contemporanea: agire sui sistemi di misurazione, che permetterebbero di capire in anticipo eventuali emergenze idriche e di attrezzarsi di conseguenza; incrementare il ricorso all’automazione, per regolare in maniera intelligente i passaggi funzionali delle reti idriche; e infine ricorrere in modo diffuso all’Internet of Things e agli algoritmi per predizioni di andamenti, richieste e mancanze di acqua».
Uno dei vantaggi di questo approccio, aggiunge, è che avrebbe costi inferiori rispetto a rifare chilometri di rete. «Se si cambiano i tubi e si mantengono i criteri di gestione della rete precedente si ha un grande spreco energia, perché si manda l’acqua a pressioni che non vanno bene». Vedere dove ci sono le perdite, attraverso il monitoraggio di tratti limitati della rete, consentirebbe di individuare delle priorità negli interventi.
Riusciranno le società idriche a seguire gli esempi forniti al Forum Telecontrollo? Secondo De Bellis un fattore chiave sono le dimensioni aziendali. In molte parti d’Italia i servizi idrici sono gestiti da piccole società che non hanno la possibilità di investire risorse sufficienti e che potrebbero farlo solo aggregandosi o ricorrendo a servizi in outsourcing.
«Bisogna chiedersi come verrano spesi i soldi per le reti idriche. Se pensiamo che la soluzione sia semplicemente la sostituzione delle tubazioni, partiamo col piede sbagliato. Dobbiamo partire dalla gestione dell’energia. Per esempio, per ridurre le perdite si può partire da una modifica della pressione esercitata in determinati punti»