La sinistra crolla ovunque, ma ai Parioli si continua a lottare

Reggio Emilia e Sesto San Giovanni si arrendono. L’unica vera roccaforte del Pd sono i Parioli. Dove tra Bulldog francesi e cameriere dalle divise pastello la lotta di classe continua

Reggio Emilia e Sesto San Giovanni si inchinano. La roccaforte del voto rosso, il triangolo d’oro Falconieri-San Leone Magno-Bar Hungaria, tiene con l’orgoglio dei tempi belli: Pd al 27 per cento, Liberi e Uguali sopra il 5, Potere al Popolo al 2, e Marianna Madia vittoriosa nel collegio uninominale con un rotondo 36 per cento (dati di oggi, ore 9).

Il voto dei Parioli, trend-topic di ogni analisi post-elettorale sulle mutazioni antropologiche della sinistra, non delude mai. Anche quest’anno va in controtendenza, premia il renzismo e persino il dalemismo, anzi gli si attacca con la disperata resistenza dei soldati giapponesi che sulle isole del Pacifico combattono guerre già finite da un pezzo. No pasaràn, non qui, dove persino le cameriere filippine coltivano l’orgoglio di classe esibendo le loro divise pastello come bandiere.

Parioli è rossa e rossa resterà, ultima enclave del potere terrazzaro e quasi tenera nel suo attaccamento al voto di sinistra. Principi e principesse di Salina, ma all’amatriciana: con i mignon di Euclide al posto della messa domenicale, i minuscoli bulldog francesi invece dell’alano Bendicò, che occuperebbe troppo spazio, sarebbe intrasportabile a Sabaudia, a Cortina, a Ponza, ovunque la tribù si sposti seguendo i suoi riti migratori stagionali.

Parioli lotta, Parioli regna, Parioli come Stalingrado non si arrende e va ai seggi – incoraggiata dal week end piovoso che ha imposto di restare in città – per testimoniare se stessa un’ultima volta prima di ritirarsi nei suoi attici, dove si verserà un gin tonic chiedendosi che succede adesso con questo Garibaldi, e che cosa conviene fare, e se c’è un qualche amico di Burraco con un cugino garibaldino da invitare al prossimo aperitivo, per capire che aria tira.

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