Signor Direttore,
Grazie per lo spazio concesso per poter precisare, è vero che si tratta di un semplice tweet ma dopotutto questa, oggi, è l’ibridazione dei media di cui parliamo tanto. Prima di tutto vorrei fare riferimento al pezzo di Lorenzo Giarelli uscito su Linkiesta che mi cita. Viene considerato il mio tweet un’analisi.
Non lo è, non si tratta di un’analisi e non voleva esserlo, era un tweet con un dettaglio curioso e divertente, senza alcuna pretesa di completezza o profondità di un’analisi. Aprire “Google Trends” e confrontare i termini più frequenti nelle ultime 24 ore con grafia sbagliata inerenti a “impeachment” non dovrebbe essere considerata un’analisi. Osservando, però, su Twitter come veniva interpretata questa curiosità ho voluto lo stesso specificare e approfondire due ore dopo, aggiungendo i tweet a quello iniziale in modo da avere la medesima visibilità.
Sorvegliare l’interpretazione dei propri contenuti così è già inusuale per un tweet leggero, non credo che due ore siano eccessive eppure dove possibile ho segnalato e spiegato, basta cercare su Twitter (ma alcuni hanno preso il contenuto senza citarmi). Perciò “impingement” non è il termine più cercato su Google riguardo la crisi politica è solo l’errore più frequente nella sera del 27 maggio tra un gruppo di termini ortograficamente sbagliati per “impeachment”.
Eppure è stato interpretato in quel modo prima in Rete e poi ripreso o titolato da altre testate. Non ho elementi che spieghino perché ma credo che ci racconti bene, ancora una volta, come oggi vengano percepite da tutti le analisi della Rete e gli stessi dati.