Comprendere Industria 4.0, un vademecum su tecnologie, scenari e casi di successo

L’ultimo libro di Armando Martin è un’ampia indagine sulle tecnologie abilitanti della Quarta Rivoluzione Industriale, senza perdere di vista i modelli di impresa e gli esempi applicativi

Nel volume “Industria 4.0, sfide e opportunità per il Made In Italy” (Editoriale Delfino) che sarà presentato in anteprima alla prossima SPS IPC Drives Italia, in programma a Parma dal 22 al 24 maggio, Armando Martin, consulente industriale, giornalista ed esperto automazione, offre una guida scientifica a tutto tondo su 4 capitoli fondamentali della Quarta Rivoluzione Industriale: i modelli di impresa; le tecnologie abilitanti; gli scenari pubblici e sociali dell’innovazione oltre la fabbrica; i pionieri italiani dell’impresa 4.0.

Un’occasione da non perdere

Martin mette subito in chiaro i numeri e il ruolo strategico del Made in Italy: “Talvolta, forse assecondando una visione distorta secondo cui enogastronomia, arte e turismo possono essere sufficienti a sostenere benessere e progresso di un Paese di 60 milioni di abitanti, scordiamo, non sappiamo o fingiamo di non sapere che l’Italia è un grande Paese industriale e tecnologico, la seconda manifattura d’Europa, la settima nel mondo. Il settore manifatturiero italiano vanta un fatturato superiore ai 900 miliardi di euro, oltre 425 mila imprese e 4,5 milioni di addetti. Il nostro Paese è l’ottavo stato esportatore al mondo, con una quota di mercato intorno al 2,5%. L’Italia detiene anche il secondo avanzo commerciale manifatturiero dell’Unione Europea ed è uno dei cinque Stati al mondo con un surplus manifatturiero superiore a 100 miliardi di dollari. Non solo, uno dei comparti di punta del manifatturiero italiano, quello dei costruttori di macchine automatiche ad altissima tecnologia, oscilla stabilmente tra il terzo e quarto posto al mondo sia tra i produttori che tra gli esportatori.

Ma esattamente cosa si intende per Industria 4.0? In primo luogo, è bene ricordarlo, non si tratta di un cambiamento fine a sé stesso ma di un nuovo paradigma di fabbrica e di produzione, determinato dalla maturità di numerose tecnologie abilitanti, che ha l’obiettivo di mettere insieme le performance di impresa (produttività, competitività) l’attenzione verso i consumatori (mass customization, prodotti con meno difetti) e la sostenibilità (più condivisione, meno energia, meno inquinamento.

Industria 4.0 è un’occasione unica di modernizzazione del nostro Paese, per aumentare la dimensione delle imprese, far emergere una nuova classe imprenditoriale, far crescere nuovi investimenti e nuove competenze.

Le tecnologie abilitanti

“Le tecnologie chiave intorno a cui si sta sviluppando Industria 4.0 – spiega Martin – interessano l’intero ciclo aziendale: progettazione (realtà aumentata, meccatronica), produzione (robotica adattativa, autonoma e collaborativa, stampa 3D, sistemi cyberfisici, materiali intelligenti), infrastrutture (IoT, Big Data, Cloud, Machine Learning), connettività (M2M, teleassistenza, LPWAN, 5G), logistica (smart sensor, RFID, AGV, droni), manutenzione (wearable, app), supply chain e software gestionali (Scada, Mes, Erp) di nuova generazione”.

Al di là degli aspetti specialistici, il libro evidenzia come i capisaldi tecnologici di Industria 4.0 siano imperniati sull’interconnessione di macchine, dispositivi, sensori, persone e sull’importanza dei dati scambiati tra questi soggetti.

La Quarta Rivoluzione Industriale ha la sua centralità nella potenza e nella forza del dato, nella capacità di analisi di molteplici fonti attraverso i Big Data. La gestione in tempo reale delle informazioni e le capacità predittive che derivano dal Cognitive Computing e dall’Intelligenza Artificiale sono destinate a rivoluzione tanto lo sviluppo dei prodotti quanto il comportamento dei clienti e dei consumatori. Il dato è ormai un elemento critico della competitività aziendale e la capacità di elaborazione analitica è diventata strategica per qualsiasi impresa”.

Ma esattamente cosa si intende per Industria 4.0? In primo luogo, è bene ricordarlo, non si tratta di un cambiamento fine a sé stesso ma di un nuovo paradigma di fabbrica e di produzione, determinato dalla maturità di numerose tecnologie abilitanti, che ha l’obiettivo di mettere insieme le performance di impresa, l’attenzione verso i consumatori e la sostenibilità

Applicazioni fuori e dentro la fabbrica

Auspicabilmente, all’affermazione di Industria 4.0 deve affiancarsi un modello di information society, dove la trasformazione digitale diventa un veicolo per promuovere la qualità della vita innovando i contesti culturali, territoriali, economici, sociali oltre la fabbrica: la domotica e la scienza delle costruzioni, le Smart City, la Smart Agriculture, l’healthcare, il design, il retail, le utilities e la pubblica amministrazione. Nella Quarta Rivoluzione Industriale il fattore umano gioca un ruolo centrale nella gestione delle nuove tecnologie, soprattutto se si tratta di porle al servizio della collettività. È questa la sfida di quella che in Giappone viene chiamata “society 5.0”, un percorso di trasformazione che investirà nel profondo tutta la società.

Il libro offre anche un’interessante sequenza di esempi pionieristici incoraggianti per l’intero tessuto industriale italiano. Trenta case history di eccellenza che valorizzano realtà imprenditoriali differenti in un’ottica di digital transformation. Si va dalle avanzatissime applicazioni Internet of Things (Cimbali Fameccanica, Fedegari, IMA, Salvagnini, Zoppas Industries), ai modelli fortemente integrati con la supply chain (Acque Minerali San Benedetto, Barilla, Brembo, Bonfiglioli, Gragnano, ICAM, Luxottica, Marcegaglia), dai casi più evoluti di Smart Factory (Agusta Westland, Ansaldo Energia, Avio Aero, Dallara Automobili, Marchesini Group, Maserati, Sacmi, Weerg) alle interpretazioni più originali di innovazione di sistema (A2A, Costa Crociere, Fonderie Zanardi, Gruppo Fontana, Loccioni, OVS, Polytec, Technogym).

Organizzazione, formazione, lavoro

Ponendosi l’obiettivo di raccontare Industria 4.0 da tutte le angolature, il libro tratta anche di nuove organizzazioni di fabbrica, competence center e impatti delle tecnologie sul mondo del lavoro. In merito a quest’ultimo punto, che tanto appassiona esperti e opinione pubblica, Martin sottolinea: “Giustissimo occuparsi di singolarità tecnologica, trend dell’occupazione e investimenti in formazione, ma dobbiamo anche constatare che le dinamiche del lavoro sono complesse e controverse: analisi, previsioni e dibattiti lasciano spesso il tempo che trovano. In Italia, ad esempio, negli ultimi 15 anni, con una significativa diffusione delle tecnologie, il numero di occupati è rimasto pressoché costante a parità sostanziale di numero di abitanti e al netto della crisi del 2008-2010”.

E aggiunge: “Molti scienziati ed economisti auspicano diverse forme di reddito universale, tuttavia c’è una soluzione probabilmente più immediata e appagante: la creazione di nuove professioni. Se è vero che in passato l’automazione ha contribuito ad eliminare molti posti di lavoro, è altrettanto vero che nuove figure professionali sono emerse nel corso degli anni”. Con prudenza facciamo nostre le parole di Ray Kurzweil, futurologo e ingegnere capo di Google “I robot ci ruberanno il lavoro? È probabile, sì. Ma non è un gran problema, ce ne inventeremo degli altri”.

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