Musei gratis? Bonisoli ha ragione, siete voi che non avete capito cos’ha detto

L'affermazione del ministro dei Beni Culturali di voler togliere le domeniche gratis ai musei ha generato un mare di polemiche inutili, il ministro infatti ha ragione, e la sua proposta è intelligente

Alberto PIZZOLI / AFP

Che il clima sociale e politico in Italia sia ormai più simile a quello di uno stadio durante un derby in finale di Champions piuttosto che a quello di un paese civile e di un parlamento a sua immagine e somiglianza lo dimostra, nel pieno dell’estate torrida, una polemica senza arte né parte lanciata in primis dal PD, Martina e l’ex ministro Franceschini in prima fila, contro l’annuncio del ministro dei beni Culturali Alberto Bonisoli di voler sospendere le domeniche gratuite nei musei.

«Le domeniche gratis andavano bene come lancio pubblicitario. Sono stati gli stessi direttori a chiedermene il superamento. Lascerò loro più libertà: se vogliono fare una domenica gratuita niente di male, ma l’obbligo no». Queste le parole di Bonisoli, dette a margine di un evento a Napoli, e anche rileggendole più volte, proprio non si capisce come si possa rispondere, come ha fatto Martina, richiamando l’immagine delle ruspe pentastellate che starebbero smantellando la cultura.

È un momento molto delicato della vita politica e sociale italiana, è vero. Ma proprio perché il momento è delicato occorre mantenere la lucidità e l’equilibrio, il rischio, altrimenti, è quello di rendere ancora di più questo terrificante clima da stadio a cui accennavamo all’inizio la normalità del dibattito di questo paese. E tornando con lucidità alla luna — lasciando stare il dito — dobbiamo ammetterlo senza paura che la scelta di Bonisoli è sacrosanta e giusta. E lo è per almeno due motivi.

Non si tratta di vietare in assoluto la possibilità di aprire le porte dei musei in modo gratuito, ma semplicemente di superare l’obbligo di farlo ogni prima domenica del mese. Per tutti. Da Pompei a Milano. Dando più libertà ai musei di scegliere secondo le proprie necessità

Il primo è che, come lui stesso ha ribadito più volte, non si tratta di vietare in assoluto la possibilità di aprire le porte dei musei in modo gratuito, ma semplicemente di superare l’obbligo di farlo ogni prima domenica del mese. Per tutti. Da Pompei a Milano. Dando più libertà ai musei di scegliere secondo le proprie necessità. E da questo punto di vista, c’è solo da ammettere l’intelligenza della proposta, perché è chiaro che le esigenze, le possibilità e i flussi di accesso dei migliaia di siti museali italiani siano tutte diverse e che, quindi, siano anche diverse le convenienze specifiche che magari spingeranno i musei di Milano ad aprire gratis durante le serate infrasettimanali, mentre a Pompei spingeranno per aprire gratuitamente in momenti di bassissima stagione, quando da quelle parti di turisti non ce ne sono migliaia.

Ma c’è anche un secondo motivo per il quale la direzione impostata dal ministro è quella giusta. È un motivo non semplice, che per molti, soprattutto per chi giudica di fretta senza fermarsi un secondo a riflettere, potrebbe suonare controintuitivo. Ma è un motivo che sta alla base della sopravvivenza dell’arte e della cultura in generale: l’arte e la cultura, per avere un valore, devono avere anche un prezzo.

Vi sembra una sparata classista? Non lo è. È semplicemente un discorso complesso, che quindi ha bisogno di specifiche, che non si può sventolare come una bandiera, né trasformare in coro allo stadio politico dell’odio in cui purtroppo ci muoviamo adesso. Le specifiche sono tante: si va dal fatto che diffondere l’abitudine di andare gratis al cinema o nei musei spinga il pubblico a farsi bastare quello o, ancor peggio, lo spinga a credere che l’arte non valga i soldi di un biglietto, che l’arte non valga nulla, e si arriva fino al fatto che probabilmente la politica degli sconti che predilige over 65 e militari e non concepisce l’esistenza di precari e genitori single, tanto per dire, è un filino medioevale per i nostri tempi.

Insomma, ben venga il superamento di una imposizione di gratuità in giorni fissi e tutti uguali decisi dal ministero, che può essere utile, ma che può anche non esserlo. Ma ben venga ancor di più la possibilità di ripensare l’accesso ai musei in modo da valorizzare l’arte senza regalarla, magari smettendo di far entrare chiunque gratis un giorno solo a settimana e iniziando a far entrare gratis sempre coloro che, per colpe che non sono né loro né dell’arte e che bisognerà affrontare in separata sede, non possono permettersi di scambiare un’ora del proprio lavoro con esperienze artistiche che ci arricchiscono per tutta la vita.

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