Che tempo che faTradizione, superstizione e posizione geografica: ecco perché gli orologi seguono il senso orario

L’uso di far muovere le lancette del quadrante da destra a sinistra è così diffuso da sembrare naturale. In realtà ci sono ragioni complesse e radicate nella storia del mondo occidentale

Le lancette vanno da destra a sinistra. Il movimento dell’orologio è unidirezionale, segue un senso che – per definizione – è diventato un “senso orario”. Una nozione così elementare che, una volta appresa, non si nota più. Ma la domanda non è peregrina: perché il senso orario è quello? È una scelta arbitraria: chi lo ha stabilito? E quando?

Una risposta chiara, come spesso accade, non c’è. Di sicuro è un uso che affonda nel passato e che, secondo molti studiosi, è da ricollegare al movimento del Sole e all’ombra che proietta sulle meridiane – nell’emisfero boreale. Il giro, del resto, è quello: va nel “moderno” senso orario, da destra a sinistra. E l’ipotesi che gli orologiai del passato, nel fabbricare i quadranti con le lancette, si siano ispirati a questo modello è tutt’altro da scartare. Anche se non esistono testimonianze scritte al riguardo.

In più va detto che il movimento da destra a sinistra, rispetto a quello che va da sinistra a destra, aveva assunto nei millenni anche connotazioni culturali, religiose, magiche. Uno dei due (quello in senso orario) era giusto, corretto (non a caso in inglese “right” indica le due cose), l’altro era malefico e pericoloso. (si pensi al significato invece di “sinistro”). Sempre in Inghilterra, per esempio, si era diffusa nel Medioevo la superstizione che per evocare il Diavolo fosse sufficiente girare per tre volte in senso antiorario intorno a una chiesa.

Non è mancato, in tempi più recenti, anche chi ha voluto vedere nella direzione del senso orario una questione politica. Il fatto che vada da destra a sinistra, sostengono, altro non è che l’ennesima espressione del predominio del Nord del mondo (dove appunto il corso della meridiana andava in quel senso) nei confronti degli altri Paese. E così in Bolivia, nel 2014, hanno voluto ribadire il loro “essere a Sud” (sia in termini economici che geografici) esponendo un orologio al Palazzo del Congresso, a La Paz, le cui lancette vanno in senso anti-orario.

La rivendicazione, che pure mantiene un certo valore simbolico, non coglie proprio nel segno. È vero che la storia – e anche il tempo – vengono scritti dai vincitori (che in questo caso sono anche inventori), ma visto che il 70% delle terre emerse è concentrato nell’emisfero boreale la diffusione di questa convenzione non risulta dettata tanto da un’influenza culturale, quanto da comodità.

Non sono mancati, in ogni caso, orologi anti-orari anche nella storia occidentale. Un esempio si trova a Firenze: è l’Orologio di Santa Maria del Fiore, in realtà un affresco, realizzato nel 1443 da Paolo Uccello. Il quadrante segue l’hora italica, è diviso in 24 parti e segue un movimento che va da sinistra a destra. Un altro, più recente, è un orologio da polso svizzero, chiamato non per niente “Bolshevik”. Rovesciando il corso delle ore, forse, avrebbe anche cambiato il corso della Storia. Magari arrivando un giorno a segnare, anche nella tranquilla Svizzera, l’ora della Rivoluzione.

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