C’è un Paese in Europa dove la sinistra non solo governa, ma viene anche riconfermata a governare. Dove i sovranisti non esistono, la destra conservatrice supera di poco il 6% e il partito comunista è considerato un alleato affidabile per fare le riforme. Le sinistre europee, divise tra i neo-keynesiani amanti del deficit e gli adepti sempre più scettici della Terza Via di Clinton e Blair, si chiedono come abbia fatto il partito socialista di Antonio Costa a vincere le elezioni in Portogallo (36,6% dei voti), dopo quattro anni di governo. Un indizio potrebbe essere il fatto che il Ps ha portato il Paese dal quasi default a un tasso di crescita annuo del 3,5%, sopra la media dell’eurozona. E lo ha fatto senza usare le misure di austerità, ma anzi sospendendo il congelamento delle pensioni, aumentando i salari minimi, rilanciando turismo ed esportazioni. Il tasso di disoccupazione è il più basso degli ultimi 17 anni (6,2%), il deficit è solo lo 0,5% del Pil, mai così poco dalla fine della dittatura nel 1974, il rapporto debito pubblico/Pil è sceso dal 129% del 2015 al 121% del 2019. Mentre l’Italia discute sull’aumento dell’Iva, in Portogallo nel solo 2018 le entrate fiscali sono cresciute del 4,7%, al di sopra della crescita del Prodotto interno lordo (2,1%) senza aumentare una sola aliquota.
Subito dopo il discorso della vittoria, Antonio Costa ha fatto il pugno chiuso per festeggiare, ma di comunista ha ormai ben poco. Il premier e il suo ministro delle Finanze Mario Centeno, definito «Il Cristiano Ronaldo dell’eurozona» dal “falco” tedesco Wolfgang Schauble, sono l’esempio di come dovrebbe governare la sinistra nel terzo millennio: fare poco deficit, realizzare una spending review intelligente, distribuire le poche risorse a disposizione per obiettivi specifici, occuparsi delle fasce più deboli, combattere l’evasione fiscale usando tecnologia e buon senso. Non c’è spazio per lo statalismo dirigista che vede nel fare debito l’unico modo per far crescere il Pil di un Paese. Certo, il Portogallo non ha risolto tutti i suoi problemi in una legislatura. Il debito pubblico è ancora alto, ci sono 2,2 milioni di portoghesi a rischio povertà, secondo l’ente statale che gestisce le ferrovie il 60% delle sue infrastrutture versa in cattive condizioni e da mesi ci sono scioperi nel settore sanitario contro il blocco delle assunzioni perché mancano almeno 18mila tra medici e infermieri dopo che l’orario di lavoro è stato ridotto da 40 a 35 ore. Le criticità rimangono ma ci sono alcune lezioni che i futuri leader della sinistra di domani possono apprendere dall’esperimento lusitano.
«La fantasia al potere», era il motto dei sessantottini. Ancora non avevano visto in azione il ministro delle Finanze Mario Centeno
E dire che nel 2015 il governo monocolore del Partito socialista con l’appoggio esterno di Bloco de Esquerda, comunisti (Pcp) e verdi (Partido Ecologista “Os Verdes) era stata definito una geringonça, (un marchingegno), dai mass media per l’effetto accozzaglia. In pochi credevano che una maggioranza di sinistra- sinistra potesse far crescere di nuovo il Paese mantenendo in ordine i conti pubblici, devastati dalla crisi economica. Nel 2011, pochi giorni prima che il premier socialista dimissionario José Socrates fosse sostituito dal leader del Partito Social Democratico Pedro Passos Coelho, il governo dichiarò lo stato d’insolvenza e chiese 78 miliardi di prestito alla Troika, ovvero Commissione europea, Banca Centrale Europea e Fondo Monetario Internazionale, in cambio di una serie di riforme strutturali. Costa ha ereditato un Paese che veniva da quattro anni di austerità, e con la legge di bilancio del 2016 ha deviato rispetto alle misure attuate dal precedente governo più conservatore.
«La fantasia al potere», era il motto dei sessantottini. Ancora non avevano visto in azione il ministro delle Finanze Mario Centeno. Fin da subito ha attuato una certosina revisione della spesa per recuperare gettito da investire nell’aumento delle pensioni e dei salari minimi e l’introduzione di un reddito di inserimento sociale. L’obiettivo era di mettere subito dei soldi nei portafogli delle fasce più deboli della popolazione e allo stesso tempo permettere il rilancio delle imprese legate al turismo. Da una parte la riduzione dell’Iva sui ristoranti (dal 23% al 13%), dall’altro l’esenzione dalle tasse ai pensionati esteri per i primi 10 anni di residenza che ha attratto oltre cinquantamila persone. Queste misure hanno fatto esprimere tutte le potenzialità delle legge approvata dai conservatori nel 2014 per permettere ai portoghesi di affittare fino a tremila euro le case ai turisti. Immobili sfitti e abbandonati sono stati comprati per sfruttare l’arrivo dei tanti stranieri.
Il governo Costa ha anche reso più facile il pagamento delle tasse migliorando l’accesso digitale ai servizi della pubblica amministrazione. I portoghesi presentano al commerciante ogni volta il loro codice fiscale così online possono vedere se i loro acquisti sono stati inseriti dal commerciante, ed è più facile detrarre dalla dichiarazione dei redditi spese come quelle sanitarie. Centeno ha migliorato anche una misura anti evasione fiscale prevista dal governo conservatore: la lotteria degli scontrini. Tutti i registratori di cassa sono collegati all’agenzia delle entrate, l’Autoritade Tributarial, i cittadini partecipano al gioco Fatura da Sorte ottenendo un biglietto ogni 10 euro di spesa. Ma invece di un auto di lusso, previsto come premio nel 2014, il governo socialista ha inserito come trofeo i certificati del Tesoro dal valore di 35mila euro per le lotterie settimanali e 50mila euro per i concorsi mensili. Anche qui, la sinistra non ha rinnegato quanto di buono fatto dai predecessori, ma l’ha migliorato.
Come ha ricordato Carlo Cottarelli, il motivo della rinascita portoghese è stato anche il recupero di competitività attraverso la riduzione dei costi del lavoro per unità di prodotto che ha fatto crescere rapidamente le esportazioni. Deficit contenuto, aumento delle esportazioni e misure originale per la riduzione della spesa hanno permesso al Portogallo di riconquistare la credibilità internazionale. I mercati hanno avuto più fiducia nei titoli di Stato lusitani e i tassi di interesse sono scesi ai minimi storici, arrivando addirittura a un rendimento dello 0,83%. Questo è il vero segreto del miracolo portoghese. Meno spese per gli interessi, più miliardi da mettere nella spesa sociale senza fare ulteriore debito. A Roma ci hanno messo 14 mesi per capirlo.