Green new dealEcco perché Von der Leyen ha deciso di lanciare un grande piano verde per l’Europa

La presidente della Commissione Ue ha annunciato un piano di investimenti da 1000 miliardi. Un record, che per funzionare dovrà però raggiungere alcuni obiettivi centrali. Ecco quali

FREDERICK FLORIN / AFP

Se Europa sarà, almeno in questa fase, dovrà essere, per forza di cose, un’Europa verde. Ursula Von der Leyen lo sa e lo ha detto piuttosto chiaro nel suo discorso di insediamento.

La ragione per cui la neo Presidente ha annunciato un corposo piano di investimenti verdi (1000 miliardi, un record, oltre che una cifra che nessuno stato singolo potrebbe mai permettersi) ha, verosilmente, a che fare più che con il sincero ambientalismo della Signora Von der Leyen, che con altre faccende. Per esempio con la necessità di far crescere l’economia europea (gli investimenti verdi lo consentono, assai più di una piuttosto pelosa decrescita felice) o la necessità di dare una causa comune agli europei, una bandiera che sia condivisa e condivisibile e che possa proteggere l’Unione dagli attacchi degli euroscettici di ogni latitudine.

Per questo, perchè gli investimenti verdi sono un buon affare e perché l’Europa ha bisogno di una buona storia da raccontare e raccontarsi la Commissione Von der Leyen punterà forte sulla protezione dell’ambiente. Il piano per il Green New deal è stato annunciato per il prossimo marzo e, ad oggi nessuno sa cosa prevederà. Ma qualche ipotesi si può azzardare.

Il piano di UvdL per lo sviluppo sostenibile funzioni, dovrà rilanciare l’economia, produrre ricchezza, nuovi posti di lavoro, promuovere nuovi modelli di crescita, essere competitivo

1. Dovrà funzionare: la storia ci insegna che un bel prato verde piace a tutti, ma che ancor di più piace avere un lavoro, possibilmente redditizio. Perché il piano di UvdL per lo sviluppo sostenibile funzioni, dovrà rilanciare l’economia, produrre ricchezza, nuovi posti di lavoro, promuovere nuovi modelli di crescita, essere competitivo (non a caso la Presidente ha coniato l’espressione «sostenibilità competitiva»). In caso contrario, non sarà.

2. Dovrà creare una nuova politica industriale europea che sia realmente federale e non più solo la somma di politiche nazionali.

3. Prevedere un corposo taglio alle emissioni: UvdL ha parlato di un radicale taglio delle emissioni: -50% entro il 2030. Un dato enorme, visto che il 2030 è fra un battito di ciglia.

4. Prevedere un pesante piano di imposte per le aziende inquinanti, di modo che non inquinare sia più conveniente che farlo.

5. Prevedere, nei limiti possibili all’interno del WTO, sanzioni per le aziende extra UE che, invece, inquinano. In questo modo non solo si farebbe pressione anche su attori economici esterni all’Unione, ma si eviterebbe il dumping alle aziende europee.

6. Sostenere il Just Transition Fund: un fondo (la cui entità non è ancora stata resa nota) dedicato ai Paesi dell’Est Europa, i cui standard di inquinamento sono ancora insufficienti e la dipendenza dalle fonti fossili ancora troppo alta. Il fondo avrebbe l’obiettivo di finanziare la transizione verso industrie e fonti energetiche più pulite e di riqualificare in tal senso i loro lavoratori.

7. Stop ai finanziamenti a progetti inquinanti: la questione è già, parzialmente, in atto poiché lo scorso 15 novembre, la Banca Europea per gli Investimenti ha fatto sapere che dalla fine del 2021 non finanzierà più progetti a base di combustibili fossili.

8. Sostegno all’agricoltura sostenibile: Von der Leyen ha promesso sostegno al piano “Farm to Fork”, progettata per aiutare gli agricoltori a produrre cibo in modi più sostenibili.

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