Prima della vicenda, prima della storia, prima dell’attore, prima del personaggio c’è il cinema. E al cinema di Gianni Amelio tocca accostarsi in maniera quasi fideistica per sopportarne lo stile desueto e defatigante, apprezzandone le scelte stilistiche che spesso risultano asintattiche e sgrammaticate, oltre che illogiche.
Prima lunga sequenza di Hammamet: è l’ultimo congresso ante Tangentopoli, il presidente si intrattiene a colloquio con tal Vincenzo per parecchi minuti mentre la corte dei miracoli lo attende. Scambio prolisso e verboso, il presidente era inavvicinabile e comunque sintetico. Il dialogo non regge. Si comincia male. Sequenza finale, o quasi: il presidente ormai defunto ritrova il vecchio padre che lo stava aspettando. In paradiso, all’inferno? No, sul Duomo di Milano, dove cammina a piedi nudi (come il Moro/Herlitzka di Marco Bellocchio) avvolto in una sciarpa rossa come Federico Fellini. Si finisce peggio.
In mezzo c’è Hammamet ma non c’è Bettino Craxi. O meglio c’è un uomo che gli somiglia come una goccia d’acqua (anche Virginia Raffaele assomiglia a Ornella Vanoni quando la imita) ma che non porta il suo nome e non si capisce se per imbarazzo, pudore, distanza o perché non è stato concesso. Dicono: Pierfrancesco Favino giganteggia, ma giganteggia la maschera, non l’attore ed è una moda recente questa di trasformarsi nell’altro da sé: Servillo/Andreotti/Berlusconi, Oldman/Churchill, Crowe/Ailes, ancora Favino/Buscetta. Se non sei l’altro, non ne porti il nome allora diventa una parodia. Pensavo a L’imitatore di voci di Thomas Bernhard che a furia di scimmiottare le voci degli altri perde la sua.
Senza il nome non c’è una storia e allora tocca inventarsela raccogliendo indizi sparsi qua e là dalle cronache e dal sentito dire, mettendoci dentro il figliolo psicopatico del povero Vincenzo morto suicida che entra nel film come in Apocalypse Now (a proposito, Marlon Brando/Kurz), funge da antagonista e poi ne sparisce per un bel tratto quasi dimenticato per ricomparire sguardo fisso da folle su una sedia a rotelle. Per la legge della compensazione arriva ad Hammamet l’amante anonima Claudia Gerini per un’ultima scopata a ricordo delle notti quando il Presidente incarnava il Potere e poteva avere tutto… Dai su, mancava giusto Sandra Milo.
Avrebbe potuto essere un tributo o magari la definitiva demolizione, ma il nome di Bettino Craxi – nome mai pronunciato nel film – resta un tabù, troppo grande, troppo difficile, troppo ingombrante. Sono passati vent’anni eppure non sono bastati.