Nuova ZelandaCi sono leader più o meno capaci, poi c’è Jacinda Ardern

Pochi casi di Covid-19 e nessun morto, eppure il Primo ministro dello Stato insulare del Pacifico ha chiuso tutto il paese per 4 settimane, senza aspettare che il virus compromettesse la situazione, senza scuse, senza ritardi, senza piccinerie

New Zealand's Prime Minister Jacinda Ardern looks on as she is welcomed by European Council President at the European Council in Brussels on January 25, 2019. (Photo by EMMANUEL DUNAND / AFP)

Ci sono capi di governo e di Stato più o meno bravi, capaci e incapaci, competenti e buffoni. Alcuni sono pasticcioni, altri si affidano a colpi di genio, altri ancora come Andrew Cuomo emergono dall’anonimato solo in una situazione di grande difficoltà come quella della pandeima. 

Poi c’è Jacinda Ardern, il primo ministro della Nuova Zelanda. Jacinda Ardern è una categoria a parte, quella dei  politici. L’avevamo vista all’opera subito dopo il terrificante massacro di Christchurch dell’anno scorso, compassionevole e risoluta come nessuno, la rivediamo oggi in tempi di coronavirus.

La Nuova Zelanda non è in emergenza Covid-19, i contagiati sono meno di trecento, non ha registrato nessun morto, è uno Stato insulare lontano da tutto e tutti con meno di cinque milioni di abitanti, ma Jacinda Ardern non ha fatto finta di niente, non ha minimizzato, non ha garantito i suoi connazionali di essere al sicuro, non ha accusato virus e agenti stranieri, non ha detto scemenze sull’immunità di gregge, non ha lanciato hashtag #lanuovazelandanonsiferma, non ha fatto dirette Facebook per annunciare provvedimenti confusi non ancora ultimati. 

Al contrario, Jacinta Ardern ha convocato il Parlamento, scelta che altrove pare sia diventata bizzara, e da mercoledì notte ha messo tutto il paese in quarantena, in lockdown totale, per quattro settimane, imponendo la tolleranza zero per farla rispettare, lasciando in piedi soltanto i servizi essenziali, la cui lista è più ristretta di quella in vigore da noi, tanto che, per esempio, è vietata la consegna a domicilio del cibo.

«Ogni ora che aspettiamo è una persona che si ammala in più, altre due, altre tre. Non possiamo aspettare – ha detto il primo ministro neozelandese – Staremo a casa, ma questo non significa che non abbiamo un lavoro da fare: il lavoro è quello di salvare vite, e lo si può fare stando a casa rompendo la catena dei contagi».