Dopo 500 anni, l’oscurità. Anche il grande anniversario – mezzo millennio – della morte del celebre pittore Raffaello, insieme ad altre iniziative sul tema, è stato bloccato dalla pandemia. Come è logico sono saltate – o rimandate – mostre, appuntamenti, incontri, e il ricordo del genio del Rinascimento, punto di riferimento della pittura europea per oltre 300 anni, autore che aveva portato in massimo grado la rappresentazione armoniosa della natura (tanto che, per esagerazione retorica, ma forse nemmeno tanto, si diceva che l’avesse superata, rendendola invidiosa) è lasciato sguarnito. Morì a soli 37 anni, per alcune febbri che non ebbero mai – e non l’avranno – una spiegazione. Alcuni, tra cui lo stesso Giorgio Vasari, la ricollegano agli «eccessi amorosi» dell’artista, forse alludendo a una relazione con la donna ritratta nel celebre ritratto della Fornarina? Altri, invece, preferiscono seguire altre piste, che portano a giochi di invidia e potere della corte papale e, almeno dal Settecento, parlano di avvelenamento da arsenico, forse da parte di un pittore rivale.
In ogni caso, un mistero. Dopo il compianto dei contemporanei, rimangono, insieme alla grazia delle sue opere, l’ammirazione dei posteri. Per le celebrazioni ufficiali si dovrà attendere.
Vale anche per la mostra delle Scuderie del Quirinale: avrebbe dovuto essere la più significativa, l’evento di punta del 2020. Per ora è stata solo prenotata, per essere poi richiusa subito. Ora, per usare le parole del presidente Mario De Simoni, riposa come «una Bella Addormentata in attesa di un principe».
Al momento la visitano solo gli addetti ai lavori e la sorveglianza. Se si ripensa alle discussioni, le polemiche, i gesti plateali che hanno preceduto l’evento, si ha un ritratto abbastanza poetico della fragilità della condizione umana. Le trattative, i prestiti (arrivati da tutto il mondo) le dimissioni del comitato scientifico degli Uffizi sul ritratto di papa Leone X sono tutte cose finite in niente. Tanto strepito per nulla, ed è meglio non mettersi neppure a quantificare i danni. Si spera comunque di recuperare qualcosa, magari aprendo (anche a orari prolungati) nelle ultime settimane, quelle intorno a giugno e subito dopo. I biglietti venduti non sono rimborsati ma vengono trasformati in voucher per un anno. Ma in che modo saranno impiegati?
Come per Leonardo, anche l’anno raffaelliano sarebbe stato costellato da altre mostre, più ridotte nelle dimensioni ma senza dubbio significative. A ottobre (si spera) aprirà a Città di Castello, dove ci fu nel 1499 l’esordio artistico del pittore urbinate, una mostra su “Raffaello giovane”. A Perugia verranno esposte, ma già nel 2021 le copie della Deposizione Baglioni alla Galleria Nazionale dell’Umbria. Per quel giorno a Londra la National Gallery avrà già inaugurato (anche qui, se tutto va bene) la sua grande mostra, dal 3 ottobre al 24 gennaio. Resta, sotto traccia, il grande dubbio: si riuscirà a volare per vedere le 90 opere messe in programma? E i quadri stessi: riusciranno a raggiungere il museo britannico?
Nell’incertezza, ci si consola (si fa per dire) con i tour virtuali. Domenica, in un orario da nottambuli, Rai 3 ha trasmesso il documentario “Raffaello. Il genio sensibile”, a cura dello storico dell’arte Luca Tomio, insieme ad Achille Bonito Oliva, in cui si raccontano vita, viaggi e avventure, tra committenti importanti, palazzi storici e – come è ovvio – dipinti meravigliosi. Chi ha mancato l’appuntamento, lo recupera, anche subito, su Raiplay.
Altrimenti può aspettare qualche ora: alle 12:45 di lunedì 6 aprile su Rai 3 c’è Giorgio Zanchini che nella sua “Quante storie” intervista lo storico Antonio Forcellino, grande esperto dell’artista. Su Rai 5, alle 16:15, Terza Pagina farà una puntata dedicata tutta a lui, il «vero divo del ’500». Non basta? Per gli appassionati allora bisogna cambiare planare su Sky Arte, alle 19:45: il film del 2017 Raffaello – il principe delle arti, che si ritroverà in seguito anche on demand, con Flavio Parenti nei panni dell’artista (e Marco Cocci, conosciuto soprattutto per essere stato il ganzo di “Ovosodo”, interpreta il poeta cardinale Pietro Bembo). Mentre Rai Storia, alle 21:10, offre la prima visione tv di “La Roma di Raffaello”, documentario di Davide Savelli e Massimiliano Griner (sugli anni che vanno dal 1509 al 1520).
Basta così? Per niente. Un ripassone lo offre questo webdoc (sempre made in Rai), mentre chi volesse un gusto più british, ha solo da vedere questo documentario della BBC: “Raphael, a mortal god”.
E insomma, da vedere c’è molto. Anche da ascoltare, visto che Rai Radio3 dedica tutta la giornata di lunedì al pittore. Si rimane a casa, allora. Ma con la compagnia del Rinascimento.