In vista dell’estate e di una prossima riapertura il dibattito si è concentrato sulla distanza giusta da tenere in spiaggia. Con esiti discutibili, come i cubicoli in plexiglass per isolare i bagnanti, o casupole in bambù e alluminio, che almeno hanno il pregio di rispettare l’estetica. Ma si è parlato meno del comportamento da tenere quando si è in acqua.
Al momento, spiega a Linkiesta il professor Roberto Cauda, docente di Malattie infettive all’Università Cattolica e direttore dell’Unità di malattie infettive del Policlinico Gemelli, non c’è motivo di preoccuparsi. La trasmissione del virus da un individuo contagiato a uno sano attraverso le onde del mare «è praticamente impossibile».
Al momento «non ci sono studi che dimostrino la persistenza del virus nelle acque. Alcune indagini «condotte sulle acque nere della Senna hanno individuato la sua presenza» ma si tratta di un contesto del tutto diverso, quello di «una situazione limite». Il virus viaggia per via aerea: «Sono le goccioline emesse mentre si parla, o si starnutisce, a costituire il veicolo del contagio tra un individuo e l’altro».
Se disperse in acqua, soprattutto quella marina, «è più che ragionevole immaginare che il virus si disperda, perdendo la propria carica vitale». E qui «più che ragionevole» è la formula impiegata dallo scienziato scrupoloso per esprimere una certezza in assenza di studi specifici – il rischio di una smentita, anche se remotissimo, no si può mai trascurare davvero.
Per quanto riguarda il mare, a indebolire il virus contribuiscono la salinità e i raggi ultravioletti. Per gli spazi chiusi, come le piscine, «la difesa è costituita dalla presenza del cloro, che disinfetta e uccide gli agenti patogeni». Gl intressi però andranno contingentati.
Insomma, in entrambi i casi si può nuotare senza timore. Le vere situazioni di rischio sono fuori, prima e dopo il bagno. Ma lì valgono le precauzioni che ormai tutti conoscono: mascherine, guanti se servono e distanziamento sociale.
Discorso diverso per i bagnini, che invece stabiliscono un contatto diretto con le persone salvate. Per lor sarà necessario predisporre una serie di controlli costanti. Per la rianimazione poi, sarà opportuno introdurre tutti gli strumenti di salvataggio che permettono di evitare la respirazione bocca a bocca, sia per la salute del bagnino che di quella del bagnante.