Vince la linea della paura, chiamata, per renderla più gradevole, della prudenza. Il ministro della Sanità Roberto Speranza e quello per gli Affari regionali Francesco Boccia nella concitata riunione della maggioranza del pomeriggio hanno definitivamente convinto Giuseppe Conte ad andare in tv ad annunciare il nuovo Dpcm che varrà fino al 18 maggio che prevede una ripartenza che non è una vera ripartenza. Dal 4 maggio le cose cambieranno poco.
Riapriranno molte fabbriche e fabbrichette ma per il resto poca roba. Un allentamento del lockdown minimale, l’Italia resta sostanzialmente bloccata per un altro paio di settimane. Teresa Bellanova, di Italia viva, ha battagliato a lungo e alla fine non è rimasta soddisfatta. Siamo allo scontro aperto fra “aperturisti” e “prudenti”. I Cinque stelle stanno con Conte.
Il premier ha parlato in tv a lungo, è apparso più affaticato del solito, forse non ha nemmeno sistemato bene le carte. Ha fatto gran mostra di prudenza coniando fra l’altro uno slogan abbastanza bruttino – «Se ami l’Italia mantieni le distanze» – che riassume il punto di fondo del suo messaggio: su distanziamento sociale e mascherine non cambia niente, anzi, per le mascherine c’è l’obbligo di portarle (il prezzo sarà di 0,50 euro, non è chiaro se ci saranno cittadini non abbienti totalmente esentati).
L’apertura delle industrie è molto importante ma Conte non ha specificato nulla sulle modalità di trasporto dei lavoratori né sulle necessarie innovazioni nell’organizzazione del lavoro. Grande fiducia nei soldi dell’Europa, qualche impaccio nello spiegare i ritardi dell’erogazione di prestiti e sostegni economici condito da rapide scuse personali.
Negozi, bar e ristoranti restano chiusi, si potrà portare via qualche cosa ma da non consumare nei pressi. Dal 4 maggio si potrà uscire, sempre mantenendo le distanze, per esempio andare a trovare i familiari – ma niente «party» o meglio riunioni di famiglia -, si potrà andare nei parchi e correre, sempre a distanza, ci si potrà spostare ma solo all’interno della Regione e si potranno finalmente celebrare i funerali ma con un massimo di 15 persone, ma ancora niente messe (la Bellanova ha perso questa battaglia).
Il presidente della Repubblica – memorabile un suo fuorionda in cui si lamentava dei capelli lunghi – potrà andare dal barbiere il 1 giugno, e anche le signore dal parrucchiere.
I maligni dicono che l’andamento lento del premier serve al suo esecutivo per tirarla in lungo: nessuno può affermarlo con certezza ma è chiaro che ha prevalso una prudenza che confina con l’immobilismo.